«Papà, che cos’è quella torre?». Da cinquant’anni la domanda risuona dentro le auto che attraversano la zona di via Farini a Milano, sempre meno anonima periferia da quando il quartiere di Porta Nuova, attorno alla stazione Garibaldi, ha visto salire un grattacielo dopo l’altro. La risposta standard, «serve a raccogliere l’acqua», da una trentina d’anni è sbagliata. Dalla metà degli anni Ottanta la struttura, oggi chiamata Torre Arcobaleno e appena ristrutturata, ha perso una funzione pratica.
Nel 1964 fu effettivamente creata come una torre piezometrica, una grande cisterna che pescava l’acqua da un fondo e la destinava alle locomotive a vapore
Nel 1964 fu effettivamente creata come torre piezometrica, una grande cisterna che pescava l’acqua da un fondo e la destinava alle locomotive della Stazione Garibaldi. Quando gli ultimi treni a vapore furono rottamati, nel ’73, rimase attiva per una decina d’anni con il ruolo di portare acqua ai vari servizi della stazione. Poi più nulla, fino a Italia ’90. In occasione dei Mondiali di calcio ci fu una prima rigenerazione: la facciata di cemento fu rivestita da 100mila piastrelle colorate. Da allora le fu dato il nome di Torre Arcobaleno. A 25 anni da quel primo intervento, il degrado era tornato prepotentemente. Oltre 5mila piastrelle erano state rovinate, la parte inferiore era diventata giallognola per la polvere di ferro alzata dai treni, mentre quella superiore era oscurata dal grigio dello smog. Un graffito nella parte bassa completava il quadro. Per questo, nell’anno dell’Expo, cinque aziende coordinate dalla divisione architettura dello studio milanese Original Designers 6R5 Network, hanno deciso di darle una sistemata.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Dopo 71 giorni di lavoro (con 37 lavoratori edili e 125 persone coinvolte in totale considerando anche gli aspetti amministrativi e di comunicazione) le piastrelle sono tornate a nuovo e martedì 30 giugno è stata presentata alla stampa. L’effetto della torre nella città è reso bene da un video girato da un drone.
ll costo dell’operazione è stimabile in circa 100mila euro, ed è stato sostenuto integralmente dalle aziende che hanno partecipato
Il costo dell’operazione è stimabile in circa 100mila euro, ed è stato sostenuto integralmente dalle aziende che hanno partecipato: oltre allo studio Original Designers 6R5, ci sono la Bazzea – B Construction Technology (che si è occupata di lavorazioni e della ristrutturazione della torre), la Condor (ponteggi), la Fila Solutions (pulizia tecnica), la Mapei (prodotti per la ristrutturazione) e la Marazzi (piastrelle). Rete ferroviaria italiana (Rfi), che ha la proprietà della torre, non ha contribuito economicamente, così come il Comune, che ha dato il patrocinio.
La mostra temporanea installata all’interno della Torre Arcobaleno di Milano
«Sarebbe bello se questo spazio fosse utilizzato anche in futuro. Alcuni studenti in una tesi di laurea hanno addirittura proposto di usarlo come hotel, ma si potrebbe pensare anche a un utilizzo per incontri o mostre», spiega Claudio Bazzea, titolare dell’omonima società. La struttura non permette grandi voli pindarici: oltre a una sala al piano terra, dove potrebbero essere ospitate delle mostre, per il resto la torre è una grande cisterna. Il valore è puramente estetico. «Come studio portiamo avanti da anni un progetto per inserire il colore nelle città», spiega Francesco Roggero, architetto dello studio Original Designers 6R5 Network. Il progetto si chiama Wonderline e ha visto interventi, per rimanere a Milano, al Museo della scienza e della tecnologia e allo Spazio Krizia. «Se c’è una cosa che mancava a Milano è il colore – ha detto Maria Carmela Rozza, assessore ai Lavori pubblici e arredo urbano del Comune di Milano -. Abbiamo dato il patrocinio per valorizzare qualcosa che la città stava dimenticando e che il degrado rendeva brutto».