C’è un buco nero intorno nella vita di Massimo Carminati, boss di Mafia Capitale. È una stanza buia dove si annidano i presunti rapporti del Re di Roma con i servizi segreti, i nostri 007. Si tratta di un capitolo della vita del Cecato avvolto nel mistero, ma lungo più di trent’anni. Basti pensare che nel passato del sodale di Salvatore Buzzi ci sono condanne pesanti che riguardano i misteri d’Italia. Dall’omicidio di Mino Pecorelli fino alla strage di Bologna del 2 agosto 1980. Proprio per i depistaggi su questo attentato, che vede condannati gli ex esponenti di destra Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, il 9 giugno 2000, in primo grado, Carminati ha subito una condanna a nove anni di reclusione. Insieme a lui, nello stesso processo sono stati condannati il generale del Sismi Pietro Musumeci, il colonnello dei carabinieri Giuseppe Belmonte, il colonnello del Sismi Federigo Mannucci Benincasa e l’ex capo della P2 Licio Gelli. Proprio Musumeci, anche lui iscritto alla loggia massonica Propaganda 2, vanta ottimi rapporti con la destra. In particolare con Gaetano Saya, personaggio ricomparso da qualche con una camicia bruna nello stile delle Ss naziste, ma da sempre punto di raccordo tra il mondo massonico, gli ambienti della destra e i nostalgici di Benito Mussolini.
I magistrati su Carminati: «Capo e organizzatore, coordina tutte le attività dell’associazione, mantiene i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali»
Sono rapporti che si trascinano da tempo, di particolare importanza per i magistrati romani che indagano sull’associazione a delinquere che in questi anni ha avvolto la Capitale. Tanto che nelle descrizione di Carminati nelle carte si legge: «Capo e organizzatore, sovrintende e coordina tutte le attività della associazione, impartisce direttive agli altri partecipi, fornisce loro schede dedicate per le comunicazioni riservate, individua e recluta imprenditori, ai quali fornisce protezione, mantiene i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali operanti su Roma nonché con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario, con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti».
C’è una parte degli 007 italiani che in questi anni ha coperto Carminati? Magari quella più vicini agli ambienti della destra eversiva? «I servizi sono pieni di esponenti di destra» spiega una fonte autorevole del settore. «Arrivano dalle forze dell’ordine, spesso quando salgono di rango evitano di mostrarsi con i cosiddetti fascisti, ma la loro fede rimane. Non so se una testa calda come Carminati possa avere avuto entrate di questo tipo…». Del resto è quello il mondo in cui si muoveva il Cecato, tra i Nar, gli esponenti di Ordine Nuovo, quei militanti che andarono negli anni ’70 a combattere in Libano al fianco della falange cristiano maronita, molti dei quali entrarono poi in rapporti con i servizi segreti inglesi. Londra è una città che ritorna spesso nelle carte di Mafia Capitale, luogo dove la destra eversiva italiana ha trovato dimora e protezione. E di Libano, terra tornata d’attualità per la fuga di Marcello Dell’Utri, parlò pure il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. «Non abbiamo prove di contatti di Carminati con i servizi. C’è una lunga conversazione tra lui e un altro personaggio con cui Carminati dice di essere andato in Libano, tra i ’70 e gli ’80, mandato da qualcuno dei servizi, a fare attività varie. C’è poi la convinzione diffusa degli interlocutori di Carminati che lui mantenga questi contatti»
Su Carminati indaga anche il Copasir. Il sottosegretario Minniti ha inviato una corposa documentazione in possesso dei servizi sull’ex esponente dei Nar
Sono dubbi e domande che si fa pure il Copasir. A Roma hanno deciso di approfondire la vicenda, avviando audizioni dopo che il sottosegretario all’intelligence, Marco Minniti ha inviato al Comitato Parlamentare una corposa documentazione in possesso dei servizi sull’ex esponente dei Nar e su altri personaggi legati all’eversione nera. Materiale molto vecchio, migliaia di documenti, che risalgono agli anni ’80 e ’90, dove si potrebbe trovare la risposta alle molte domande su Carminati. Il primo a essere ascoltato il 24 giugno sarà Arturo Esposito, direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna, ovvero l’Aisi. Eppure c’è un passaggio nella prima ordinanza di custodia cautelare dove si parla di un presunto agente dei servizi che si prodiga per coprire Carminati.
I pm romani citano tale «Federico» in una conversazione del 23 gennaio del 2013 insieme con un altro arrestato, Riccardo Brugia, il braccio destro di Carminati. È il “Cecato” a spiegare che Federico era «forte» ed «esperto» e che era perfettamente a conoscenza della sua identità. «Dalla conversazione si comprendeva», si legge nell’ordinanza, «che si trattava di un appartenente alle Forze di Polizia od ai servizi di informazione (servizi segreti ndr), che si era messo a disposizione per qualsiasi cosa e gli aveva spiegato molti particolari sulla possibile intercettazione attraverso la connessione in rete wifi: “lui mi ha detto qualunque cosa io sto a disposizione, mi fai chiamare da questo vengo io, ve faccio quello che ve pare”».