Erano passate le dieci di sera del 20 luglio del 1969 quando la voce di Tito Stagno, interpretando non troppo bene le parole di Houston e sbagliando di circa 50 secondi, fece agli italiani uno degli annunci più importanti della storia dell’Umanità:
Signori, sono le 22:17 in Italia, sono le 15:17 a Houston, sono le 14:17 a New York: per la prima volta un veicolo pilotato dall’Uomo ha toccato un altro corpo celeste. Questo è frutto dell’intelligenza, della preparazione scientifica è frutto della fede dell’Uomo.
Ma per lo sbarco vero e proprio sulla Luna devono passare diverse ore. Sono infatti le 4 e 57 del mattino del 21 luglio, ora italiana, quando Neil Armstrong esce dal modulo lunare con il quale è atterrato insieme a Buzz Aldrin, e, primo uomo nella storia, tocca il suolo lunare.
Da quel giorno sono passati 46 anni e nel frattempo sulla Luna l’uomo ci è tornato altre volte. E per noi comuni mortali che nello spazio con ogni probabilità non ci andremo mai, Google ha pubblicato un progetto chiamato Google Moon che, sulla scia del suo gemello, Google Earth, ci permette di fare un giro sulla Luna visitando i siti in cui son sbarcati i sei equipaggi delle missioni americane Apollo 11, 12, 14, 15, 16 e 17, e scoprendo un po’ di retroscena sulle missioni.
Non è come essere Neil Armstrong, ma un giretto lo vale:
Se invece siete tra chi crede che sulla Luna non ci siamo mai arrivati, be’, provate ad andare a dirlo a Buzz Aldrin. Qualcuno ci ha provato, qualche anno fa, chiedendo insistentemente a Buzz di giurare sulla Bibbia di essere andato veramente sulla Luna. La reazione? Diciamo che non è andata proprio benissimo, perché dopo qualche minuto di pazienza, Buzz gli ha tirato un pugno in faccia. Ognuno prenda le parti di chi vuole. Noi stiamo con Buzz.