È in continua evoluzione l’affaire Hacking Team, azienda italiana specializzata nella vendita di software per spiare computer e smartphone, in rapporti d’affari anche con governi e istituzioni mondiali. All’attenzione sono balzati i rapporti intrattenuti dalla società con Paesi sotto embargo Onu riguardo forniture militare e prodotti collegati. Sul tema la parlamentare del gruppo dei liberal-democratici al parlamento europeo Marietje Schaake ha inviato un quesito alla Commissione Europea chiedendo, tra le altre cose, se la stessa Commissione fosse «stata informata dal governo italiano dell’esistenza di una qualche precedente autorizzazione per permettere ad Hacking Team di esportare in Sudan e Russia».
Sul versante giudiziario la procura di Milano ha aperto due inchieste: una, di cui avevamo già dato conto, è quella riguardante l’accesso abusivo a sistema informatico, per risalire all’autore delle presunta intrusione nei sistemi di Hacking Team. L’altra, di cui si è avuto notizia nelle ultime ore, punta invece a questioni interne alla società, e si fonda su una denuncia presentata, prima ancora della recente incursione, dal fondatore di Hacking team, David Vincenzetti.
In settimana, in un’intervista a La Stampa lo stesso Vincenzetti ha supposto che «l’attacco, per la sua complessità, debba essere stato condotto a livello governativo o da chi disponeva di fondi molto ingenti». Non tutti nel settore sono concordi con Vincenzetti, ma nei prossimi giorni la procura di Milano sarà chiamata ad approfondire anche questo aspetto. Al netto dell’evolversi della situazione Hacking Team aveva dalla sua numeri importanti, che riassumiamo in questa infografica