Portineria MilanoItaliani e musulmani modello, in realtà erano terroristi dell’Isis

Islam e terrore

Una famiglia normale. Dei musulmani convertiti da prendere a «modello», come li presentavano a gennaio prima della tempesta giudiziaria al centro culturale Stella di Inzago, cittadina in provincia di Milano , una «mini moschea» dove la famiglia di Maria Giulia Sergio si recava per leggere il Corano e pregare. In realtà avevano altri obiettivi. Volevano combattere con il Califfato islamico in Siria. Distruggere le chiese, annientare la società occidentale e uccidere i miscredenti nel nome di Allah. E nelle intercettazioni in mano agli inquirenti raccontavano tutto il loro rancore nei confronti dell’occidente e del mondo cristiano. Per questo motivo la procura di Milano ha richiesto l’arresto d’urgenza per il reato di associazione terroristica, della sorella di Giulia, Marianna, di 31 anni, del padre Sergio, di 61, e della madre Assunta, di 60. A guardarli in faccia non verrebbe nemmeno da immaginarlo, ma secondo gli inquirenti, giustificavano nei loro discorsi le gole mozzate e la violenza che in questi mesi lo stato Islamico continua a pubblicizzare. Cinque arresti e cinque indagati per terrorismo in totale, tra l’hinterland e l’Albania, stato quest’ultimo ormai sotto la lente di ingradimento della magistratura, perché i reclutatori potrebbero vantare guadagni non indifferenti con lo Stato Islamico per l’invio di nuovi combattenti..  

A guardarli in faccia non verrebbe nemmeno da immaginarlo, ma secondo gli inquirenti, giustificavano nei loro discorsi le gole mozzate e la violenza che in questi mesi lo stato Islamico continua a pubblicizzare

Del resto erano pronti a partire. Tutti quanti. Dopo che la figlia, già in medioriente da settembre, continuava a insistere via telefono per unirsi alla jihad islamica. E loro si erano dati da fare. Il padre si era licenziato da operaio in un’azienda. Avevano persino messo su internet i mobili da vendere. Erano pronti i passaporti. Avevano buttato gli smartphone, come richiede l’Is e si erano presi vecchi cellulari più difficili da intercettare. E’ una storia del terzo millennio quella di questa famiglia a tratti insospettabile, gravata dalle ristrettezza economiche, come hanno spiegato gli inquirenti, che decide di spostarsi per combattere al fianco dell’Is. C’è di mezzo la fede per l’Islam, ma anche la possibilità di inserirsi in un contesto di protezione, soprattutto economica, tra le fila dei jidahisti in Siria. Gli inquirenti, che hanno tenuto una conferenza stampa in questura a Milano, non hanno saputo dare risposte certe di fronte alla scelta di diventare «foreign fighters». Ma, hanno spiegato, «sono molti e arrivano da tutta Europa». 

Del resto la storia di Maria Giulia è abbastanza chiara agli inquirenti. Convertitasi all’Islam su internet – dopo aver conosciuto Haik Bushra, ragazza di origini canadesi e studentessa a Bologna – in meno di una anno è riuscita a sposarsi con un albanese anche lui jidahista, quindi a convincere tutta la famiglia a convertirsi all’Islam e infine a farli partire come «combattenti militanti per la jihad». Perfettamente integrata, tanto da andare in televisione a difendere le usanze islamiche,  Maria Giulia e Aldo Kobuzi, ragazzo di Tirana, si erano sposati il 17 settembre nella moschea di Treviglio. Un matrimonio islamico come tanti. Poi subito dopo il la decisione di partire in viaggio di nozze per Istanbul, snodo fondamentale per il reclutamento, quindi il trasferimento a Gaziantep, nella Turchia del sud, per poi raggiungere Sed Forouk, in territorio Isis, in Siria. Obiettivo combattere. Lì in meno di 6 mesi in un campo di addestramento, Kobuzi aveva portato a casa l’attestato di Mujaheddin. Le intercettazioni sono inequivocabili. 

Obiettivo combattere. Lì in meno di 6 mesi in un campo di addestramento, Kobuzi aveva portato a casa l’attestato di Mujaheddin. Le intercettazioni sono inequivocabili. 

Come quella dove Giulia glorifica il massacro al giornale di satira francese di Charlie Hebdo: «Noi qui stiamo ammazzando i miscredenti per poter allargare lo Stato Islamico, ok? Noi non vogliamo essere amici dei miscredenti, a noi non serve niente di quello che fanno loro… È questo che dovete capire come ragionamento, cioè è finito il tempo in cui il musulmano sta nella terra della miscredenza: quello era il tempo dell’ignoranza, adesso c’è il “kalifa”… Non sono solo parole scritte per aria, questi sono obblighi, obblighi personali, individuali nei confronti di Allah, lode a Lui, l’Altissimo… Se voi vedete i mujaheddin cosa fanno per amore di Allah, lode a Lui l’Altissimo: lasciano case, soldi, mogli, figli, lasciano tutto e vengono qui, vanno a combattere, lode ad Allah… mujaheddin che hanno 15/16 anni che ammazzano 50 miscredenti, Dio è grande, no? Questo è quello che dobbiamo fare per allargare lo Stato islamico…. Poi ci sono le donne: grazie a Dio, qua siamo tutte unite per la causa di Dio».  Ma anche il padre era un musulmano modello. Lo aveva spiegato a gennaio alla Gazzetta dell’Adda in una piccola intervista. «Il 6 gennaio ho compiuto un anno dalla mia conversione. Le mie figlie si sono sposate con dei musulmani. Prima l’hanno fatto loro, poi mia moglie e quindi io: non importa quanti anni hai quando Allah ti chiama. Siamo tutti contenti della scelta fatta: è stata la decisione giusta per me e la mia famiglia». Non è andata così.

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