«La comunicazione politica? Renzi ormai è il passato, impari da Varoufakis»

l’intervista

«Mi sorprende che invece di organizzare una riunione sul referendum greco il premier ne convochi una sulla comunicazione». Già direttore di Italia Uno e Rai Due, Carlo Freccero è uno dei più stimati manager televisivi. Di fronte alle ultime novità sul fronte europeo, se la prende con Matteo Renzi. I giornali raccontano di un incontro al Nazareno, dove il segretario democrat avrebbe tenuto una lezione di televisione ai suoi parlamentari. «Ma la comunicazione non basta, servono i contenuti». Intellettuale, esperto di media, Freccero è molto critico. Anche la rottamazione è un fenomeno che ha fatto il suo tempo. «Il marketing del nuovo è una categoria pubblicitaria, la politica è altro». Eppure il legame tra politica e tv resta inscindibile. Solo due giorni fa Renzi ha ammesso di non amare i talk show, definiti “un pollaio senz’anima”. «È chiaro che se ne lamenta – continua Freccero – Ormai sono gli unici momenti televisivi dove c’è dialettica».

Freccero, fa bene il premier a istruire i suoi parlamentari sul messaggio da portare in televisione? Nel Pd c’è effettivamente un problema di comunicazione?
Purtroppo non ho notizie particolari sull’incontro di ieri. L’ho letto sui giornali. Però mi sorprende che invece di fare una riunione sul referendum greco, il premier ne convochi una sulla comunicazione. È indicativo di quello che Renzi intende per politica: solo produzione di consenso. 

L’attenzione all’immagine è importante.
Una delle ultime uscite che abbiamo visto di Renzi era insieme ad Angela Merkel. Sul referendum greco aveva espresso una posizione molto chiara. Era convinto che avrebbe vinto il sì, sperava di conquistare un ruolo particolare. Fedele alla cancelliera tedesca, ma con generosità. L’avrebbe invitata a non essere troppo crudele con i greci. Era successa la stessa cosa alle ultime elezioni amministrative, quando si è fatto fotografare mentre giocava con i videogames. Renzi lavora molto sulle immagini, che a volte però finiscono per rivoltarsi contro di lui. Tutto questo ha finito per ridare fiato ai rottamati. D’Alema è improvvisamente ricomparso. Anche Veltroni si è esposto in prima persona sul quel giornale misterioso… posso dirlo? Su quel giornale apocrifo che è l’Unità. Il premier è riuscito a rivitalizzare anche gli oppositori di estrema sinistra. I rottamati sono tornati. La ruggine, semmai, inizia a comparire sul vestito nuovo di Renzi. 

«Varoufakis sottolinea la sua differenza: si veste in maglietta, gira in moto. Il suo abbigliamento è già una linea editoriale. È la stessa differenza che passa tra un burocrate e un creativo»

Il tema del nuovismo e della rottamazione.
Il marketing del nuovo è una categoria pubblicitaria, la politica è altro. E poi se insegui il nuovo c’è sempre qualcuno più nuovo di te. Sarai sempre condannato a cadere nel passato prossimo. È questa la cosa più fuori moda: anche il vintage può resistere, ma le “collezioni” dell’anno precedente sono insopportabili.

Che poi in tema di comunicazione e vestiti adesso il protagonista è Varoufakis, l’ex ministro greco.
Di fronte ai burocrati incamiciati, con cravatte e fisico da direttori generali lui si presenta all’esatto opposto. E lo fa apposta. Sottolinea la sua differenza: si veste in maglietta, gira in moto. Il suo abbigliamento è già una linea editoriale. È la stessa differenza che passa tra un burocrate e un creativo. Varoufakis viene da un altro pianeta. È il brutto anatroccolo che rivela che la favola dell’Europa è falsa.

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MESSAGGIO PROMOZIONALE

Torniamo a Renzi.
Il problema della comunicazione è legato a un problema di agenda politica. Si era presentato come il bravo scolaro che voleva fare i compiti, ma dimostra di non aver studiato. Renzi segue solo i sondaggi, non ha una visione politica e culturale. Voglio spiegarmi bene su questo punto. Con il referendum greco è successa una cosa molto importante. Quello che fino a ieri era un tabù, gli accordi economici alla base dell’Europa, oggi può diventare oggetto di discussione. Il referendum ha messo in luce il conflitto tra democrazia e accordi economici. La discussione è aperta: Angela Merkel, ad esempio, continua a ripetere che i patti vengono prima. È esattamente su questi temi che deve porsi Renzi, altro che riunioni sulla comunicazione. Ma questi sono discorsi complessi, dove la sua abilità comunicativa non conta molto. Servono contenuti. Anche Massimo D’Alema risulta essere più preparato.

Insomma meno slides e lavagne, più economia.
Sono questi i temi da affrontare. Meglio rispettare una moneta forte oppure l’Europa deve diventare uno Stato che privilegia valori e diritti? E invece anche a Bruxelles Renzi ha portato il patto del Nazareno. Un’intesa tra i socialisti e la Merkel dove il nostro premier fa la parte di Berlusconi e la cancelliera tedesca è la vincitrice delle elezioni. 

«Renzi non si accorge che il nuovismo, la sua categoria estetica, è messo in discussione da altri nuovisti. Intanto lui rischia di passare di moda, di finire dalla boutique all’outlet»

Ammetterà che in fatto di comunicazione Renzi è bravo.
È un abile comunicatore, ma di fronte aveva i vari Monti e Letta. Quando si arriva ai contenuti questo non è sufficiente. 

Non tutti hanno apprezzato le conferenze stampa con le slides, la lavagna per spiegare la riforma della scuola, il gelato offerto ai giornalisti a Palazzo Chigi.

Beh, il 41 per cento (il risultato Pd alle ultime Europee, ndr) dava sicurezza. C’è lo stesso effetto anche per chi lavora in televisione. Se hai grandi ascolti perdi concentrazione. Se Rai Due andava troppo forte anche io ero troppo sicuro. C’è una specie di calo di tensione. Come Renzi che pensa di vincere le Regionali e si fa vedere mentre gioca ai videogames – neanche fosse un personaggio di House of Cards – ma scade nel ridicolo. Queste però sono sciocchezze. La cosa grave è un’altra.

Quale?
Che di fronte a quello che succede in Grecia il premier si mette a fare un seminario sulla comunicazione. Renzi pensa di occultare i temi principali attraverso la comunicazione. E non si accorge che il nuovismo, la sua categoria estetica, è messo in discussione da altri nuovisti. Intanto lui rischia di passare di moda, di finire dalla boutique all’outlet.

Qualche giorno fa il premier ha detto che i talk show sono un pollaio senz’anima, a cui preferisce persino gli spot pubblicitari. È d’accordo?
Ha detto anche che nei talk si annidano i gufi. No, non lo condivido. Tra stampa e telegiornali Renzi può godere di un coro di consenso totale. Gli unici momenti di diffidenza sono proprio nei talk show, dove la dialettica è imposta per motivi di grammatica televisiva. È chiaro che se ne lamenta. 

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