L’orgoglio della giovinezza

L’orgoglio della giovinezza

Il racconto fu pubblicato la prima volta il 5 maggio 1887, sulla Civil and Military Gazette. Fu raccolto nella prima edizione di Plain Tales from the Hill nel 1888. Nel testo si fa riferimento a una vicenda precedente. La storia è quella promessa nelle ultime righe di “La sua vita da sposato”

“Bloccato sul rettilineo,
quando la gara era già sua!
Guardalo, che non fa del suo meglio, 
quell’incapace smidollato

Ma chiediti, prima che il ragazzo venga sgridato
e punito
“Cosa ha sopportato, da cosa era oppresso?”
Forse lo hanno vessato troppo all’inizio;
Forse le misure eccessive del Fato
gli stanno spezzando il cuore”

Life’s Handicap
 

Quando vi parlavo dello scherzo che il Verme aveva inscenato per il Subalterno superiore, vi avevo anche promesso una storia, più o meno dello stesso genere, ma priva di tutti quei tratti ironici. Eccola qui.

Dicky Hatt fu rapito nella sua primissima giovinezza. Non dalla figlia della padrona, non dalla di lei domestica, né dalla cameriera, e neppure dalla sua cuoca. Ma da una ragazza così simile a lui per estrazione sociale che solo una donna avrebbe potuto capire che, in realtà, si trovava in una situazione giusto un filino subalterna.

Accadde un mese prima che lui arrivasse in India, e cinque giorni dopo il suo ventunesimo compleanno. La ragazza aveva diciannove anni – ma era più vecchia di lui di almeno sei anni, nelle cose del mondo, per capirsi – e per quell’epoca, due volte più matta di lui.

Fatta sempre l’eccezione di una caduta da cavallo, non c’è niente di più fatalmente semplice di un matrimonio davanti al responsabile dell’anagrafe. La cerimonia costa meno di 50 scellini e – cosa notevole – è quasi come recarsi al banco dei pegni. Dopo aver depositato la dichiarazione di residenza, in quattro minuti si svolgono tutte le altre procedure (tasse, testimonianze e così via). Il responsabile dell’anagrafe scorre il suo ditone tra i nomi del registro e, penna tra i denti, dice cupamente: “Vi dichiaro marito e moglie”. La coppia poi esce in strada con la sensazione che ci sia qualcosa, da qualche parte, di tremendamente illecito.

Ma quel genere di cerimonia vale, eccome. E può anzi trascinare un uomo alla rovina con la stessa risolutezza della formula “finché morte non vi separi” che viene invece lanciata dagli altari, dove la sposa ride di gioia e “La voce che soffia sull’Eden” solleva il soffitto. Fu, insomma, in questo modo che Dicky Hatt venne sequestrato, e la cosa gli andava benissimo, perché aveva appena ricevuto un incarico in India, con una paga eccellente – almeno dal punto di vista della Patria. Il matrimonio però doveva essere tenuto segreto per un anno. Poi, la signora Dicky Hatt avrebbe potuto saltar fuori, e il resto della vita sarebbe stato una gloriosa nebbia dorata.

Fatta sempre l’eccezione di una caduta da cavallo, non c’è niente di più fatalmente semplice di un matrimonio davanti al responsabile dell’anagrafe

Almeno, così se l’erano immaginata, su due piedi, sotto i lampioni della stazione di Addison Road. Dopo neanche un mese venne Gravesend, e Dicky che partiva sul vapore, diretto alla sua nuova vita, mentre la ragazza piangeva in una stanza letto da 30 scellini a settimana in una viuzza accanto a Montpelier Square, vicino a Knightsbridge Barracks.

Il paese in cui Dicky arrivò, però, si rivelò una terra ostile, dove gli uomini di ventun anni erano considerati, in realtà, dei ragazzini, e la vita costava molto. Lo stipendio, che seimila miglia prima si prospettava così abbondante, non bastava a niente. Soprattutto perché Dicky lo divideva in due e ne mandava più di una buona metà al 1-6, 7/8 di Montpelier Square. Le centotrentacinque rupie che gli restavano, delle trecentotrenta di stipendio, non erano molto per vivere. Ma era assurdo immaginare che la signora Hatt potesse continuare per sempre a vivere delle 20 sterline trattenute da Dicky dalla sua diaria. Dicky lo capì e inviò subito i soldi, ricordando sempre che c’erano 700 rupie da tenere da parte per pagare, dodici mesi dopo, un viaggio in prima classe per una signora. E se si aggiungono, a questi dettagli insignificanti, i naturali istinti di un ragazzo che comincia una nuova vita in un nuovo Paese, e che desidera girare e divertirsi, e in più la necessità di avere a che fare con uno strano lavoro che, per dirla chiaramente, dovrebbe richiedere, da parte di un ragazzo, il massimo dell’attenzione, capirete che Dicky partiva con un grande svantaggio. Lo vide anche lui, per una frazione di secondo, ma non indovinò tutta la bellezza del suo futuro.

Appena cominciò la stagione calda, le catene gli si serrarono intorno e cominciarono a conficcarglisi nelle carni.

All’inizio arrivavano lettere – lunghe, difficili da leggere, di sette pagine – da parte di sua moglie, che dicevano quando desiderasse vederlo e che Paradiso in Terra sarebbe diventata il loro focolare quando si sarebbero riuniti. Poi, qualche ragazzo della residenza per celibi dove Dicky viveva, bussava alla porta della sua stanzetta e gli diceva di uscire, per venire a dare un’occhiata a un pony. Cioè quello che avrebbe fatto al caso suo. Dicky non poteva permettersi nessun pony. Doveva spiegarlo. Dicky non poteva permettersi di vivere nella residenza, per quanto fosse modesta. Doveva spiegare anche questo, prima che si trasferisse in una stanzetta vicino all’ufficio, dove lavorava tutto il giorno.

Amministrava una proprietà consistente in una tovaglia da tavolo verde, una sedia, una rete del letto, una fotografia, un bicchiere per lo spazzolino, molto resistente e spesso, un filtro di eightanna da sette rupie, e un vitto, per contratto, di 37 rupie al mese. Quest’ultimo elemento era un furto. Non aveva nessun ventilatore, dal momento che costava 15 rupie al mese, ma dormiva sul tetto del suo ufficio, tenendo sotto al cuscino le lettere della moglie.

Ogni tanto veniva invitato a cena, dove poteva godere un po’ di un ventilatore e di una bevanda ghiacciata. Ma accadeva raramente, la gente si faceva scrupoli a frequentare una persona che aveva, evidentemente, gli istinti di un commerciante di sego scozzese, e che viveva in una condizione così misera. Dicky non prendeva parte a nessun divertimento, così non trovava altro divertimento che girare le pagine del suo libretto bancario e leggere quanto diceva sui prestiti a cauzione riconosciuta, il che non costava nulla. Inviava soldi attraverso una banca di Bombay, tra l’altro, e la Stazione coloniale non sapeva nulla delle sue faccende private.

Ogni mese mandava in Patria tutto quello che riusciva a risparmiare per sua moglie e per un altro Motivo che si sarebbe spiegato da solo in breve tempo, e che richiedeva altri soldi. In quell’epoca Dicky era assaltato dalla paura, nervosa e ossessiva, che aggredisce gli uomini sposati quando si sentono male: non aveva una pensione su cui fare affidamento. Cosa sarebbe successo se fosse morto all’improvviso, senza che sua moglie fosse preparata? Il pensiero si impadroniva di lui nelle immobili, caldissime notti sul tetto, finché un battito del suo cuore non gli faceva pensare che sarebbe morto allora, e in quel luogo, per un attacco. Ora, questo è uno stato mentale che nessun ragazzo dovrebbe mai conoscere. È un problema da uomo adulto, e forte; ma visto che si presentò in quel momento, per poco non fece impazzire il povero Dicky Hatt, senza ventilatore, madido di sudore. Non poteva parlarne con nessuno.

Amministrava una proprietà consistente in una tovaglia da tavolo verde, una sedia, una rete del letto, una fotografia, un bicchiere per lo spazzolino, molto resistente e spesso, un filtro di eightanna da sette rupie, e un vitto, per contratto, di 37 rupie al mese. Quest’ultimo elemento era un furto

Qualche soldino in più è sempre necessario per un uomo, così come un colpo a effetto per una palla da biliardo. Permettono, entrambi, di ottenere risultati stupefacenti. Dicky aveva un disperato bisogno di soldi, e per questo lavorava come un cavallo. Ma, com’è naturale, le persone che glieli dovevano dare sapevano benissimo che un ragazzo poteva vivere, con ogni agio, con una certa somma – la paga, in India, è una questione di età, non di merito, capite, e se questo strano ragazzo desiderava lavorare per due persone, la Consuetudine non può impedirlo, ma la Consuetudine impedisce di dargli un aumento di paga a quest’età così immatura! Così Dicky riuscì a ottenere alcuni aumenti, abbondanti per un ragazzo, ma non abbastanza per una moglie con figlio, e senza dubbio troppo poco per il viaggio da 700 rupie che lui e la signora Hatt avevano deciso con tanta leggerezza tempo prima. E con questo, era costretto ad accontentarsi.

In qualche modo, tutti i suoi soldi sembravano sparire in assegni per Casa e con il terribile Cambio, e il tono delle lettere, da Casa, cambiò. Divenne lamentoso.

«Perché Dicky non vuole far uscire di casa sua moglie e suo figlio? Certo, aveva uno stipendio – di tutto riguardo, e sarebbe stato brutto da parte sua, troppo brutto, divertirsi, laggiù in India. Ma non voleva, non poteva rendere il prossimo assegno un poco più… elastico?». Qui seguiva una lista di cose per bambini, e un conto da Parsee.

Allora Dicky, il cui cuore bramava la moglie e il figlio, che non aveva mai visto – e anche questo è un sentimento che nessun ragazzo dovrebbe mai provare – rese più cospicuo l’assegno, e scrisse lettere strane, metà da giovanotto e metà da uomo, in cui diceva che la vita non era poi così divertente dopo tutto e, la moglie avrebbe potuto aspettare un poco? Ma la mogliettina, per quanto approvasse l’aumento della somma ricevuta, fu contraria sulla questione dell’aspettare. E ci fu uno strano cambiamento nelle lettere che Dicky non riuscì a capire. Come poteva, del resto, povero ragazzo? In seguito – cioè appena dopo che gli fu detto, a proposito di un altro ragazzo che “si era comportato come uno stupido”, come si suol dire, che il matrimonio non solo avrebbe distrutto tutte le sue future possibilità di carriera, ma gli avrebbe anche fatto perdere quell’incarico che già aveva, arrivò la notizia che il bambino, suo figlio, il suo figliolo, era morto e insieme quaranta righe di scrittura illeggibile vergate da una donna: dicevano che la morte avrebbe potuto essere evitata se si fossero fatte alcune cose, tutte costose, o se la madre e il bambino fossero stati con Dicky. La lettera distrusse il suo cuore senza difese, ma non potendo – in via ufficiale – essere padre, non poteva mostrare segni di dolore.

Come poi Dicky riuscì a superare i successivi quattro mesi, e quale speranza tenne accesa per costringersi a continuare a lavorare, nessuno lo saprebbe dire. Continuò a martellare, il trasferimento da 700 rupie più lontano che mai, e il suo stile di vita rimase inalterato, a parte che cominciò a sperimentare un nuovo filtro. C’erano le sollecitazioni del suo lavoro, quelle degli invii di denaro, e la consapevolezza della morte di suo figlio, cosa che colpì il giovane molto più di quanto avrebbe colpito un uomo. E soprattutto, tutte le difficoltà della vita di ogni giorno. Anziani dai capelli grigi che approvavano la sua parsimonia e il suo negarsi ogni piacere, gli ricordavano il vecchio detto che diceva: “Se un uomo vuol distinguersi per la sua arte, metta le donne da parte”.

E Dicky, che immaginava di essere oltre ogni problema che a un uomo è permesso conoscere, doveva ridere ed essere d’accordo: con l’ultima nota del suo libretto bancario che tintinnava nella sua testa ogni giorno e ogni notte.

Ma prima della fine, ebbe un altro dolore da affrontare. Arrivò una lettera della mogliettina – la naturale conseguenza delle precedenti, se Dicky lo avesse solo saputo, e il senso della missiva era “ti lascio per uno più carino di te”. Era uno scritto in qualche modo curioso, senza punti, più o meno così: “Lei non aveva intenzione di aspettare per sempre e il bambino era morto e Dicky era solo un ragazzo e non l’avrebbe mai più rivista e perché non aveva agitato il suo fazzoletto quando partì da Gravesend e Dio la giudicava era una donna malvagia ma Dicky era peggio di lei lui che si divertiva in India e questo altro uomo baciava la terra su cui lei camminava e Dicky l’avrebbe mai perdonata perché lei non l’avrebbe mai perdonato: e non c’era un indirizzo a cui scrivere in risposta”. Invece che ringraziare le stelle perché era libero, Dicky scoprì, in modo preciso, come si sente un marito ferito (ancora, un altro tipo di conoscenza che non dovrebbe toccare a un ragazzo) e la sua mente tornò a sua moglie, come la ricordava nella “suite” da 30 scellini a Montpelier Square, quando stava levandosi l’alba della sua ultima mattina in Inghilterra, e lei piangeva nel letto. Lui si girava nel letto, e si mordeva le dita. Non si fermò mai a pensare che, se avesse incontrato la signora Hatt dopo quei due anni, avrebbe scoperto che lui e lei erano diventate due persone molto diverse. Questo, in teoria, è ciò che avrebbe dovuto fare. Passò la notte dopo l’arrivo della posta dall’Inghilterra in preda a un grande dolore.

La mattina dopo, Dicky Hatt non era dell’umore di lavorare. Riteneva di essersi perso la bellezza della gioventù. Era stanco, e aveva vissuto tutte le sofferenze della vita prima di compiere 23 anni. Il suo Onore era perduto – quello era ciò che pensava l’uomo. E ora anche lui sarebbe andato al Diavolo – e questo era ciò che pensava il ragazzo. Allora appoggiò la testa sulla tovaglia verde del tavolo e pianse, prima di lasciare il suo lavoro e tutto ciò che offriva.

Arrivò una lettera della mogliettina – la naturale conseguenza delle precedenti, se Dicky lo avesse solo saputo, e il senso della missiva era “ti lascio per uno più carino di te”

Ma la ricompensa per i suoi servizi arrivò. Gli vennero dati tre giorni per ripensarci, e il Capo dell’installazione militare, dopo alcuni scambi telegrafici, affermò che si trattava di un passo molto insolito ma, vista l’abilità che il signor Hatt aveva mostrato in varie occasioni, e in diversi frangenti delicati, era nella posizione di offrirgli un posto infinitamente superiore – all’inizio in prova e poi, come è il corso naturale delle cose, confermato. «E quanti soldi comporta, questo nuovo posto?», chiese Dicky. «Seicentocinquanta rupie», disse il Capo, piano, aspettandosi di vedere il giovane affondare nella gioia e nella gratitudine.

E avvenne, allora! Il viaggio da 700 rupie, e la cifra sufficiente che avrebbe salvato il suo matrimonio, e suo figlio, che avrebbe permesso un’unione alla luce del sole, tutto quello, arrivava proprio in quel momento. Dicky scoppiò in un ruggito che era una risata – risata che non poteva impedire, un malevolo, metallico divertimento che sembrava non dovesse finire mai. Quando si riprese disse, con serietà, «Sono stanco di lavorare. Sono un uomo anziano, ora. È ora che vada in pensione. E lo farò». «Questo ragazzo è matto», disse il Capo.

Credo che avesse ragione; ma Dicky Hatt non riapparve più per risolvere la questione.

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