Come fa a mangiare in modo sicuro, quando è fuori casa, chi ha intolleranze alimentari? La risposta è semplice: non può. Quando si tratta di consumare pasti al ristorante, o spuntini veloci al bar, occorre stare molto attenti e fidarsi della competenza (e, certo, anche dell’onestà) di chi li vende. È un limite, senza dubbio, se non un vero e proprio problema. Finora.
Per rispondere a questa esigenza è nata una startup: si chiama (e il nome è già esplicativo) Outdoors Safe Food, ed è stata pensata da Augusto Ballerio, consulente bancario e amministrativo, insieme alla moglie Erna Lorenzini, medico dietologo, esperta in alimentazione e patologie legate alle intolleranze. «È stata lei ad avere l’idea – spiega Ballerio – della startup. In famiglia ci sono diversi fenomeni di intolleranze alimentari e poi lasciandosi ispirare dal lavoro che fa. Molti suoi pazienti, di fronte alle prescrizioni del medico, non sanno come comportarsi: “Come faccio a seguire i suoi consigli, ad esempio, quando vado al lavoro?”, chiedono spesso. E hanno ragione». Quelli che sembrano interrogativi secondari, in realtà mostrano quanto sia difficile conciliare la vita di tutti i giorni (soprattutto quando ci sono di mezzo incontri, viaggi, pasti insieme ad altre persone) e le patologie alimentari. Ballerio e sua moglie cominciano a pensarci. Era il 2013.
«È un cibo che va bene per tutti, anche per chi non ha intolleranze alimentari. Perché, appunto, vuole essere buono»
Ne hanno discusso per qualche tempo e poi hanno trovato l’idea: una linea di pasti, già pronti, «sani, buoni e soprattutto adeguati alle richieste alimentari dei clienti con problemi». Sono prodotti che si possono comprare, appunto, fuori casa, e consumare subito. Per cui «non sono pensati per i supermercati, dove gli alimenti che si acquistano sono da cucinare e consumare a casa. Il cliente, in quel caso, ha già a disposizione una serie di prodotti “sicuri” tra cui scegliere e sa cosa non può mangiare. La sua spesa va di conseguenza». La destinazione dei prodotti di Outdoors Safe Food, invece, saranno hotel, ristoranti, caffetterie. «Dove, finora, il grado di sicurezza per chi soffre di patologie alimentari è molto basso». Pensare di mangiare “sicuro”, ad esempio in un autogrill, non sarà più una scommessa.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
L’idea prende forma, dopo un anno vince il bando di A2T (Alimenta2Talent) dell’incubatore Alimenta e comincia il lavoro. «Si tratta di piatti analoghi all’insalata di riso, o alla tavola calda. Piatti completi, insomma». Con un rischio, però: «Quello di “medicalizzare” troppo il prodotto. Se viene percepito come un cibo “da farmacia” rischia di essere messo da parte perché considerato poco attraente. Invece è un cibo che va bene per tutti, anche per chi non ha intolleranze alimentari. Perché, appunto, vuole essere buono».
Per realizzarlo sono allo studio alcune partnership con cuochi e laboratori artigianali, «nella previsione di passare da una partenza artigianale a un arrivo industriale, che alla fine del processo sarà inevitabile». L’investimento necessario, per un passo del genere, sarà «enorme». Ma la fiducia non manca, e nemmeno l’energia. Chi ha intolleranze, allora, può forse contare su un futuro migliore.
Per saperne di più
Visita il sito di Outdoors Safe Food
Guarda l’intervista a Erna Lorenzini:
Outdoors safe food: cibi pronti, buoni e certificati per chi soffre di allergie e intolleranze alimentari from TRIWU on Vimeo.