Insieme ad Alexis Tsipras ha provato a sfidare l’establishment europeo lo scorso anno, quando si è presentata tra i cinque candidati alla Presidenza della Commissione europea. Mercoledì a Strasburgo è intervenuta a sostegno della ristrutturazione del debito greco, una posizione che il suo Paese – almeno fino ad oggi – non contempla. Europarlamentare dei Verdi, ambientalista tedesca, poco più che trentenne, Franziska, per tutti Ska, Keller crede che un accordo sulla Grecia sia vicino perché «conviene a tutti». Ma ne critica aspetti e condizioni, che «avranno il solo effetto di peggiorare l’economia greca».
Il piano del Governo Tsipras è arrivato ieri sera. Ci sono più tagli e aumento delle tasse rispetto a quanto si aspettavano in molti. Basterà a convincere i creditori?
Le misure presentate dal Governo di Atene sono sicuramente molto più dure di quanto si era pensato inizialmente e di quanto il governo avesse voluto fare prima e dopo l’elezione. Ma il risultato del referendum di domenica, che ha dato un mandato chiaro e forte ad Alexis Tsipras di portare a casa un accordo, ha giocato un certo ruolo. Tsipras punta a ottenere aperture sulla ristrutturazione all’insostenibile debito ellenico, così come ad avere l’ok a un prestito del Meccanismo Europeo di Stabilità. Si è mosso andando incontro alle richieste dei creditori, mostrando di essere seriamente intenzionato a stringere un accordo. Personalmente, però, non condivido molte delle misure messe nel piano, ma credo non ci fossero molte altre alternative.
«Un’economia sofferente come la Grecia non avrà alcun beneficio da un incremento delle tasse. Ma Tsipras ha scelto di andare incontro ai creditori con l’obiettivo di un accordo»
Perché non è d’accordo?
Perché un’economia sofferente come la Grecia non avrà alcun beneficio da un incremento delle tasse. Ma, come ho già detto, il premier greco ha scelto di andare incontro ai creditori con l’obiettivo di arrivare a un accordo.
Il cambio d’atteggiamento non è arrivato troppo tardi? Perché, secondo lei, Alexis Tsipras non ha inviato questo piano di proposte quattro mesi fa?
In realtà lo ha fatto. Sono mesi che il Governo di Atene chiede ai creditori la possibilità di far ripartire il Paese. Tsipras si è sempre detto disposto a fare le riforme in cambio, però, di misure che avrebbero permesso all’economia greca di respirare. È su questo, e sulla ristrutturazione del debito, che si è tenuto il braccio di ferro tra Atene e i creditori internazionali.
Lei è tedesca e a favore di una ristrutturazione del debito ellenico. La Germania però fa la parte del “cattivo”. È solo una questione politica o c’è anche la volontà di difendere gli interessi dei contribuenti tedeschi?
La Germania fa la parte del cattivo ma non è la sola. Certo, è vero che è il cattivo più potente. Riguardo poi al motivo di questo atteggiamento, credo si tratti un mix delle ragioni indicate. C’è sicuramente una ragione politica. Quando Tsipras è stato eletto a gennaio e in Grecia è stato formato un esecutivo di sinistra radicale, il Governo tedesco ha comunque agito in modo da non semplificare i negoziati. Però è anche vero che gli equilibri politici interni al Paese sono complessi e c’è la forte volontà di tutelare gli interessi nazionali e quelli dei cittadini tedeschi. Detto questo, credo che anche Berlino ammorbidirà la sua posizione, perché un accordo con Atene conviene a tutti. Senza accordo le perdite sarebbero maggiori per Berlino, per Atene e per l’Eurozona.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Mario Draghi? La sua decisione di non aumentare l’erogazione della liquidità di emergenza ha peggiorato la vita dei cittadini greci
E rispetto al ruolo avuto dalla Bce? In molti definiscono Mario Draghi l’uomo del momento. Lei condivide quest’affermazione?
La mia idea nei confronti di Draghi è ambigua. È vero, si trova in una posizione complessa, deve tenere conto di difficili equilibri interni. Però è anche vero che dalla Bce dipende la sostenibilità delle banche elleniche, l’erogazione della liquidità d’emergenza, in assenza della quale il Paese precipiterebbe direttamente nel caos. La decisione di non aumentarla negli ultimi giorni ha sicuramente peggiorato la vita dei cittadini. Per questo resto scettica nei suoi confronti, anche se, ripeto, il suo è un ruolo complesso.
Il dibattito sulla Grecia che si è tenuto mercoledi al Parlamento europeo ha dato prova di quanto la crisi ellenica sia sentita a livello comunitario. Siamo più vicini o più lontani dall’integrazione politica europea?
Credo che il dibattito sia arrivato troppo tardi. L’Europarlamento avrebbe dovuto essere il luogo dove discutere sin dall’inizio della crisi greca. Perché è vero che la crisi ellenica riguarda in primo luogo i creditori, ma resta una questione europea. E il Parlamento avrebbe dovuto essere coinvolto sin da subito.