1930, il bar segreto di Milano dove rivivere il Grande Gatsby

1930, il bar segreto di Milano dove rivivere il Grande Gatsby

Non serve la macchina del tempo per rivivere l’epoca delle lunghe collane di perle, delle piume, delle bretelle e del cappello canapa: il jazz dei primi del Novecento, i club incastonati nelle strade di Manhattan, la segretezza delle serate e il contrabbando sono racchiusi a Milano in un microcosmo sofisticato, che chiude il mondo fuori. Un nome, un numero: 1930.

Come ne “Il Grande Gatsby”: serve un invito o, alternativamente, l’informazione esatta di qualcuno che c’è già stato, in grado di svelarci per bene dove si trova l’entrata del Secret Bar più inenarrabile di Milano. Non c’è un indirizzo, né un sito. Vi si accede da un’anonima via meneghina, una di quelle mille sub-arterie della città, che non ti ricordi nemmeno come hai fatto a trovarla. Da qui, si dice che basti bussare alla porta sul retro di un’insospettabile gastronomia etnica.

Una soglia nascosta, che ci catapulta direttamente all’epoca del proibizionismo, a quando l’alcool si nascondeva nei doppi fondi, a quando lo si fabbricava in casa: era talmente cattivo che necessitava l’aggiunta di frutta, aromi, erbe. Così sono nati i cocktail e da questo retaggio derivano quelli serviti al 1930: non ordinate Daiquiri o un Negroni, qui i cocktail profumano di lavanda e rosmarino.

Un viaggio nel fascino del passato, disegnato nelle lampade Art Decò, nei barattoli opachi, nelle stampe seppiate e in una macchina da cucire che sembra ci racconti mille e una vite. Non c’èil log in, ma il meccanismoèlo stesso: accedere in un piccolo universo fatto di chi come noi è alla ricerca di qualcosa, di chi, ai concerti degli anni ’60, alla disco degli Ottanta e alla movida degli ultimi decenni, preferisce l’intrusione in una sfera privata, che si discosta nettamente dalla pubblica e si confonde in una community social, come in una confraternita o in un club.

X