Altro che Borsa, investire in un vigneto è l’affare che non conosce crisi

Altro che Borsa, investire in un vigneto è l’affare che non conosce crisi

Il fenomeno è inversamente proporzionale al calo dei consumi vinicoli nel nostro Paese. La terra da vino sta vivendo un momento di crescita sorprendente, con valori che si sono rivalutati ogni oltre previsione. È quanto emerge dall’ultimo report realizzato dall’Area Research di Banca Mps, da sempre molto attenta al settore agricolo, in particolare a quello della produzione del vino. Il dato di fatto iniziale è che mentre i terreni agricoli comuni negli ultimi anni hanno subito una erosione dei prezzi, le quotazioni dei vigneti si tengono alte che siano in Piemonte o in Calabria. Soprattutto al Nord, dove si avverte un continuo incremento. Al Sud, in particolare in Sicilia, invece non si percepiscono apprezzamenti sensibili, ma le quotazioni sono stabili e il trend fa stimare per il futuro una crescita. Tradotto, significa che l’investimento migliore da fare riguarda le zone sotto una linea immaginaria tra il Tirreno e l’Adriatico, che passa tra Roma e Pescara. È un discorso che si basa tutto sul miglioramento della qualità generale e non sulla quantità: basti pensare che negli ultimi 15 anni, la superficie vitata nel nostro Paese è calata da 792mila ettari a 642mila.

Non stupisce che più le etichette siano pregiate, maggiore risulti il valore della terra. Un esempio è il Barolo: chi ha investito nella bassa Langa ha fatto un buon affare visto che negli ultimi anni, alcuni cru – gli appezzamenti migliori – hanno toccato la vetta di 750mila euro all’ettaro, in alcuni casi persino il milione di euro. Altro caso da manuale è il Brunello di Montalcino: mentre l’indice dei terreni agricoli della Toscana era salito del 21% ma nel 2013 ha iniziato a puntare verso il basso (sotto i 150 punti), quello dei vigneti del Brunello è schizzato oltre i 370 punti e i prezzi per ettaro viaggiano oggi tra i 300 e i 450 mila euro per ettaro. Il boom del Prosecco, invece, ha portato la quotazione media per ettaro dei terreni di Valdobbiadene, nel Trevigiano, a 405 mila euro a ettaro. La quotatissima Franciacorta delle bollicine fa segnare dati sui 230mila di media, ma facilmente si arriva a 500mila. E anche l’emergente Lugana, tra Veneto e Lombardia, tocca quota 300mila.

Il Barolo: chi ha investito nella bassa Langa ha fatto un buon affare visto che negli ultimi anni, alcuni cru – gli appezzamenti migliori – hanno toccato la vetta di 750mila euro all’ettaro, in alcuni casi persino il milione di euro

Non mancano le sorprese come scoprire che appena al di sotto delle quotazioni del Barolo c’è la zona del Lago di Caldaro, in Alto Adige, generosa di rossi da Schiava e da Cabernet Sauvignon come di bianchi fruttati da Sauvignon o Gewurztraminer: siamo sui 500 mila euro all’ettaro. Questo fa sì che nella graduatoria per province, Bolzano abbia la terra più cara del Paese – quindi calcolata su tutta l’estensione – con un valore di 14.900 euro per ettaro, subito davanti la vicina Trento con 13.800. Dietro c’è il valore dell’intera regione Veneto con 9.600 euro per ettaro. Tra le novità più interessanti, sempre guardando le quotazioni in salita, ci sono il Soave dei Colli Euganei – uno dei trenta luoghi al mondo da scoprire secondo Wine Spectator, considerata la bibbia del settore – come il Chambave in Valle d’Aosta (simbolo della viticolture più alta d’Europa) e ancora il Teroldego Rotaliano, rosso indimenticabile dell’area vicino Trento. È un pianeta in grande movimento se è vero che sempre secondo l’analisi, la zona più interessante in prospettiva a sud della Toscana è quella dei Castelli Romani, un tempo considerati l’esempio di come non fare il vino buono. Invece, tra la riscoperta della filiera locale e l’arrivo di vitigni internazionali (Petit Verdot, Shiraz, Cabernet Sauvignon), ecco che la zona del Marino e del Frascati ha ripreso a volare.

Bolzano ha la terra più cara del Paese con un valore di 14.900 euro per ettaro, subito davanti la vicina Trento con 13.800. Dietro c’è il valore dell’intera regione Veneto con 9.600 euro per ettaro. 

Ma è solo la qualità a incidere sul valore dei terreni? Non basta, semmai influisce di più quella che gli studiosi di Banca Mps, definiscono “vocazione di prestigio”. In pratica, l’esplosione delle vendite all’estero, che ha fatto seguito all’incremento del prestigio delle etichette, ha contribuito sensibilmente all’incremento dei prezzi. Gli effetti della variazione di valore incidono a loro volta in maniera significativa sul patrimonio a disposizione dei proprietari e quindi sull’accesso al credito e sulla possibilità di avviare nuovi progetti di sviluppo. Unico neo in questo fenomeno solo positivo: quando si parla di investimento nel vino, oggi, in Italia, si guarda ancora alla rendita fondiaria. Le nostre aziende, infatti, sono in media ancora troppo piccole per rispondere a una serie di requisiti fondamentali per l’approdo in Borsa e il conseguente apporto di capitali attraverso azioni. Mentre le poche grandi sono restie all’approdo al listino. Non succede solo nel mondo del vino, peraltro. 

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