Matteo Renzi come Frank Underwood, il protagonista di House of Cards, interpretato da Kevin Spacey. Il paragone gira ormai da mesi sui media. C’è chi associa le foto dei videogiochi, quelle in tuta mimetica in Afghanistan. Qualcuno li identifica persino per una certa spregiudicatezza politica. Ma a guardar bene, secondo i fini intenditori della serie televisiva statunitense come della fiction politica italiana, ci sarebbe un altro «Frank» in giro, molto più simile per tattiche e stratagemmi politici.
Il politico in questione è Giuliano Pisapia, attuale sindaco di Milano, forse per immagine e comunicazione tra i più distanti da Kevin Spacey, ma che nel suo addio anticipato a un possibile ricandidatura a sindaco nel 2016 lo ricorda molto più di molti altri. Anzi. C’è chi prende da esempio la terza serie, quando Underwood decide di andare incontro proprio alle richieste del Partito Democratico annunciando di non ricandidarsi alla presidenza degli Stati Uniti ma candidandosi comunque nelle ultime puntate. Certo il paragone è labile, i personaggi sono molto diversi come il contesto, questo va ribadito. Eppure la situazione dell’attuale sindaco di Milano è per certi versi molto simile a quella dell’immaginario politico di Washington.
Eppure la situazione dell’attuale sindaco di Milano è per certi versi molto simile a quella dell’immaginario politico di Washington
Basta unire i puntini, partendo da marzo, quando Pisapia annunciò di non volersi ricandidare. Spifferi che giravano ormai da mesi, se non da anni. Da quel giorno sono passati ormai sette mesi, e di acqua sotto i ponti ne è ormai passata molta. C’è stato un primo maggio che ha messo a ferro e fuoco la città dopo le proteste del blocco nero. C’è stata nei giorni successivi una manifestazione capitanata proprio dal primo cittadino che ha spinto alcuni a chiedergli di ripensarci. Ci sono state le candidature alle primarie di Emanuele Fiano e Pierfrancesco Majorino. Ci sono stati gli spifferi su Ferruccio De Bortoli, su Francesco Micheli, su Stefano Boeri, su Giuseppe Sala e su molti altri ancora. C’è stato pure un certo dibattito tra Milano e Roma su a chi spettasse alla fine l’ultima parola sul nome giusto, se a Renzi o al Partito Democratico locale.
Dibattiti, incontri, tensioni e polemiche. Poi a metà estate sono incominciati i retroscena sui quotidiani, secondo cui il premier e segretario del Pd sarebbe in pressing proprio su Pisapia per chiedergli di ricandidarsi: i sondaggi lo darebbero come unico possibile vincitore per il centrosinistra. Il primo cittadino, però, continua a smentire ogni ipotesi. Lo ha fatto pure la scorsa settimana in un’intervista al Fatto Quotidiano. Eppure tutti gli indizi portano sempre di più su di lui come unica possibilità per poter riconquistare nel 2016 palazzo Marino, contro un centrodestra che cerca di riorganizzarsi intorno a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.
Il retroscena del Corriere della Sera firmato da Maria Teresa Meli di domenica 30 agosto non ha fatto che confermare l’impressione che si stia giocando una partita a scacchi tra Pisapia e Renzi
Il retroscena del Corriere della Serafirmato da Maria Teresa Meli di domenica 30 agosto non ha fatto che confermare l’impressione che si stia giocando una partita a scacchi tra Pisapia e Renzi, che passi solo da loro due la scelta del nome giusto per le prossime elezioni. Ma che sia il primo che balla teneramente con la moglie alla balera dell’Ortica, a condurre le danze, in vantaggio sul solo apparentemente “spregiudicato” secondo. E che alla fine possa essere capace di avere l’ultima parola su candidati e giunta, forte del fatto che alla fine Renzi si potrebbe giocare la tenuta del governo alle elezioni amministrative in primavera.
Del resto se da Roma arrivano segnali di non voler ricorrere alle primarie, dall’altro lato è proprio Majorino a tracciare l’unica strada possibile in alternativa: «Confrontiamoci apertamente sulle idee per Milano sapendo che le primarie si faranno. E nessuno le potrà impedire. (Poi certo Giuliano può sempre ripensarci eh, è un diritto che gli va riconosciuto)». E se tutto quello che è stato raccontato in questi mesi fosse stata una semplice tecnica per chiedere di più a Renzi? L’ennesimo storytelling? Una fiction che porterà Pisapia a ricandidarsi? Di certo qualcosa si saprà di più nel fine settimana, quando Renzi dovrà affrontare alla festa dell’Unità la spinosa questione Milano. Le carte saranno finalmente scoperte.