Il povero fornaio Modestus non sapeva che, con l’eruzione del 79 il Vesuvio non solo avrebbe coperto la sua casa e la sua bottega, ma avrebbe anche preservato per secoli anche le sue pagnotte. Ora non sono certo buone da mangiare, ma senza dubbio sono ottime da studiare e, come ha fatto il British Museum nel 2013, anche da replicare.
Per farlo era stato chiesto l’intervento del cuoco italiano Giorgio Locatelli, bravo, bello quanto basta e molto famoso nel mondo anglosassone. La ricetta, ricavata da vari scritti dell’epoca, sembra portare più a un impasto da lievito naturale. Questo, in ogni caso, è il video dell’operazione, con una serie di interessanti riferimenti culturali. Il cuoco, italiano, si esprime in inglese. Ma è facile da seguire:
La cosa interessante che fa notare anche Locatelli è la cordicella che veniva posizionata intorno alla pagnotta. Serviva per trasportarla, con comodità, a casa. Nell’antica Roma, chi non acquistava il pane dai fornai andava nei forni pubblici, dove faceva cuocere il proprio impasto.
La ricetta per un pane buono come lo mangiava anche Giulio Cesare è questa:
400 grammi di biga acida (sorta di lievito naturale)
12 grammi di lievito
18 grammi di glutine
24 grammi di sale
532 grammi di acqua
405 grammi di farina di farro
405 grammi di farina integrale
Per farlo, bisogna sciogliere il lievto in acqua e aggiungerlo alla biga. Poi mescolare e setacciare le farine, insieme al gutine aggiungerle poi alla mistura con acqua. Dopo due minuti, aggiungere il sale. Continuare a mescolare per altri tre minuti.
Qui viene il bello. Creare una forma circolare, e lasciare il tutto a riposo per un’ora almeno. Avvolgere la pagnotta con una cordicella e creare dei tagli sulla superficie (aiuta il pane a crescere in forno durante la cottura). Poi cuocere 30/45 minuti, a 200 gradi.