Medici senza frontiere: “Naufragio dimostra sistema di soccorsi inadeguato”

Medici senza frontiere: “Naufragio dimostra sistema di soccorsi inadeguato”

Centinaia di immigrati sono annegati il 5 agosto dopo il capovolgimento di un barcone che portava circa 600 persone dalle coste della Libia. L’ennesima tragedia che «evidenzia la grave carenza di un adeguato sistema di ricerca e soccorso in mare», dicono da Medici senza frontiere, che ha partecipato ai soccorsi con la sua nave Dignity I. 

IL VIDEO DELLE OPERAZIONI DI SALVATAGGIO

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La barca di legno si è capovolta vicino alla costa libica, poco prima che arrivassero sul posto i soccorsi. Medici senza frontiere, raccontano dalla associazione, ha ricevuto una prima chiamata dal Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma alle 9 del mattino per la barca di legno in difficoltà, ma poi è stata dirottata sul soccorso di un altro barcone. Quest’ultima operazione, nel corso della quale sono state soccorse 94 persone, è terminata intorno alle 12.30. La Dignity I ha poi ricevuto un’altra chiamata che chiedeva di tornare a soccorrere la prima barca. All’arrivo della Dignity I, una nave irlandese arrivata per prima sul luogo aveva già avviato le operazioni di salvataggio perché la barca si era già capovolta.  

«È stata una vista orribile, persone che si aggrappavano disperate ai giubbetti di salvataggio, alle barche, a qualunque cosa trovavano per cercare di salvarsi la vita, in mezzo alle persone che stavano annegando o a chi era già morto», racconta Juan Matías, coordinatore di Msf a bordo della Dignity I, che da maggio ha soccorso più di 10mila persone. «Il fatto che siamo stati chiamati prima per assistere questa barca e subito dopo per un altro salvataggio, dimostra la grave carenza di risorse disponibili per operazioni di soccorso nel Mediterraneo».    

Altre navi sono arrivate sul luogo del naufragio per partecipare alle operazioni. La Dignity I ha fornito assistenza medica a dieci persone, di cui cinque erano in condizioni così gravi da richiedere l’evacuazione via elicottero. «Oggi in mare abbiamo vissuto da vicino un nuovo, grandissimo dolore», ha detto Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere. «È un imperativo che le operazioni di soccorso si avvicinino il più possibile alle zone di partenza: solo due giorni fa cinque persone sono morte per disidratazione dopo 13 ore su un barcone e oggi questa tragedia ad appena 15 miglia dalla Libia». Prima di questo naufragio, 1.941 persone hanno già perso la vita dall’inizio dell’anno nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. 

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