IotaViaggio a Sarajevo, la ex “Gerusalemme d’Europa”

Viaggio a Sarajevo, la ex “Gerusalemme d’Europa”

Se state pensando di visitare Sarajevo per la prima volta, cominciamo con lo sgombrare il campo dai pregiudizi negativi: no, a Sarajevo non ci si spara. La guerra è finita da un ventennio e, quel che è più importante, la città è oggi più sicura della maggior parte delle metropoli europee.

Il Dipartimento di Stato americano nel 2015 sottolinea che ‘‘la maggior parte dei crimini di cui sono vittime gli internazionali riguardano piccoli furti e scippi’’. Tali reati hanno, comunque, natura non violenta. ‘‘Crimini violenti come omicidi o aggressioni non rappresentano una minaccia significativa’’, è il giudizio delle autorità

Per quanto riguarda un indicatore come il tasso di omicidi per 100.000 abitanti, la Bosnia Erzegovina (1,2) può essere comparata a Paesi europei quali l’Irlanda o il Portogallo, ed è meglio di Norvegia (2,2), Finlandia (1,6) e Grecia (1,7).

Se state pensando di visitare Sarajevo per la prima volta, cominciamo (anche) col ridimensionare alcune delle figure retoriche che dalla fine del conflitto le sono state cucite addosso: no, la capitale bosniaca non è ‘‘la Gerusalemme d’Europa’’. Il conflitto ha lasciato segni permanenti sulla struttura etnica e sociale della città.

Sarajevo non è la Gerusalemme d’Europa. Il tasso di omicidi per 100.000 abitanti è paragonabile a quello di Irlanda e Portogallo, inferiore a Norvegia e Finlandia

E no, Sarajevo non spicca per la propria vitalità culturale o artistica, a meno che non progettiate di visitarla durante il Film Festival (che si tiene solitamente ad agosto) o il Jazz Festival (prima settimana di novembre): il meglio di Sarajevo non lo troverete nei musei (la maggior parte dei quali, tra l’altro, versa in disastrose condizioni economiche e in alcuni casi, come per il Museo Nazionale, è stata obbligata alla chiusura) né nei teatri o nelle sale da concerto.

Il fascino di Sarajevo è, prima di tutto, nelle sue strade e nei suoi proverbiali caffè (‘‘vediamoci per un caffè’’, detto da un bosniaco, v’imporrà di ritagliarvi almeno un paio d’ore di tempo libero). Ma anche nel suo essere rimasta, nonostante tutto, un segreto ben conservato. Solo recentemente la città è stata infatti riscoperta dal turismo e ha cominciato a figurare nei consigli di viaggio dei media internazionali. Un luogo così vicino all’Italia, eppure per molti versi così remoto. Arrivati qui, vi sembrerà impossibile trovarvi solamente a un’ora di volo da casa vostra.

COME ARRIVARE?

Se vi parrà impossibile che Sarajevo si trovi così vicino all’Italia è, purtroppo, anche perché quell’ora di volo è un’espressione puramente teorica. Non esistono infatti voli diretti (e, soprattutto, economici) che colleghino l’Italia alla Bosnia Erzegovina (a meno che non desideriate unirvi a quelli che portano i fedeli a Medjugorje: ma in tal caso, dovrete poi raggiungere Sarajevo in autobus o in autostop).

L’alternativa di gran lunga preferibile, in termini di comodità e costi, rimane l’auto. Questa opzione vi permetterà, tra l’altro, di fare delle piacevoli tappe intermedie (venendo dal Nord Italia attraverso la Slovenia, ci si può agevolmente fermare a Jajce e Travnik, cittadine della Bosnia centrale entrambe molto affascinanti; venendo con il traghetto, una fermata a Mostar per ammirare il famoso ponte vecchio è quasi d’obbligo).

Non esistono voli diretti per la Bosnia dall’Italia. Se non si possiede un’auto sono necessari interminabili spostamenti su autobus privati

Se non disponete di un’auto, e se le vostre finanze non vi consentono di comprare un biglietto aereo (Sarajevo è collegata principalmente agli aeroporti di Istanbul, Belgrado e Vienna) non vi resterà altro che rassegnarvi e subire interminabili spostamenti in autobus privati, mezzo di trasporto locale par excellence. A questo indirizzo potete trovare l’orario completo dei bus che servono Sarajevo, ma è buona norma telefonare e controllare di persona, per evitare sorprese. Venendo da Belgrado può essere un’opzione valida ricorrere a servizi di taxi privati come quello di Gea Tours, che per venti euro (sola andata) vi trasporteranno dal vostro indirizzo di partenza a quello di arrivo.

COSA VEDERE?

Come già detto, il fiore all’occhiello di Sarajevo non sono i suoi musei. Probabilmente i monumenti storici di maggiore interesse sono, oltre agli edifici di culto principali situati nella Baščaršija (il vecchio bazar di epoca ottomana, oggi centro storico della città), due antiche case, risalenti all’inizio del novecento e tuttora arredate nello stile del periodo: la Despića kuća e la Svrzina kuća.

Altri luoghi di grande interesse storico sono la Viječnica, la biblioteca nazionale che venne bruciata durante l’assedio (da poco rimessa completamente a nuovo) e il Tunnel spasa (il “tunnel della salvezza”, scavato nei pressi dell’aeroporto, che permise alla città di sopravvivere durante il lungo assedio degli anni novanta). Trovare il tunnel può risultare arduo, per cui la cosa migliore è affidarsi a un tassista locale e farsi portare direttamente da lui (la corsa, in tutto, dovrebbe aggirarsi sui 15-20 marchi, pari rispettivamente a 7-10 euro). Ancora più difficile da trovare, segnalata malissimo (di fatto, è stata espunta da qualsiasi guida turistica) probabilmente per ragioni politiche, è la tomba di Gavrilo Princip, il giovane serbo-bosniaco che nel 1914 uccise Francesco Ferdinando. Princip, insieme agli altri attentatori, riposa oggi in una piccola cappella nel sobborgo di Ciglane, all’incrocio di Bolnička ulica e ulica Patriotske Lige .

Dal parco delle sorgenti del fiume Bosna passando per tomba di Gavrilo Princip, l’attentatore che nel 1914 scatenò la Prima Guerra Mondiale

Chi dispone di più giorni per visitare la città può aggiungere al proprio programma un’escursione al monte Trebević oppure a Skakavac, mete abituali dei sarajevesi durante il fine settimana, o ancora alle terme di Ilidža, sobborgo all’estremità occidentale della città, nel quale è possibile visitare il parco delle sorgenti del fiume Bosna. Per gli appassionati, una partita di calcio locale costituisce uno spettacolo irrinunciabile, soprattutto nel caso in cui questa sia il derby tra le due principali squadre cittadine, l’FK Sarajevo e lo Željezničar: la scarsa qualità agonistica sarà bilanciata dallo spettacolo offerto dalle tifoserie locali.

LA CUCINA

Sarajevo è rinomata in tutta l’ex Jugoslavia come la patria del miglior burek (una pasta sfoglia ripiena di carne) e dei migliori evapi (piccole salsicce speziate, servite con pane e cipolla cruda) in assoluto. Non approfittarne sarebbe un delitto, ma appiattire la cucina bosniaca su queste due specialità e sulla carne alla brace, per quanto deliziose, costituirebbe un torto imperdonabile. I suoi piatti più tipici sono solitamente dellepreparazioni povere, da mangiare al cucchiaio, tra le quali spiccano il grah (una zuppa a base di fagioli), la dolma (delle verdure ripiene di riso e carne) e il bosanski lonac (una specie di stufato). I luoghi migliori dove assaggiarli sono le aščinice, delle tavole calde molto economiche ma nelle quali non di rado è possibile mangiare meglio che nei ristoranti più blasonati.

QUANDO VIAGGIARE?

Col passare del tempo, Sarajevo sta diventando una destinazione turistica valida per tutte le stagioni. Persino durante l’inverno, nonostante le rigide temperature, la città accoglie migliaia di turisti che giungono qui per sciare. Sarajevo ospitò le olimpiadi invernali del 1984 e molti impianti sono stati recuperati dopo la fine della guerra. Una giornata di sci costa pochissimo (25 euro sono sufficienti per il noleggio dell’attrezzatura e lo skipass).

Durante l’estate il periodo migliore è sicuramente quello del Film Festival (quest’anno dal 14 al 22 agosto), anche se la città rischia di essere congestionata dai turisti e dagli appassionati di cinema. Sarajevo non delude nemmeno in primavera, quando gli abitanti si riappropriano delle terrazze dei caffè e dei parchi dopo mesi e mesi passati sotto la neve. E in ottobre e novembre qualche giornata di pioggia in più è ampiamente ricompensata dalle tinte autunnali nel cielo e nei boschi bosniaci.

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