CastaBasta privilegi, il Parlamento prova a tagliare i vitalizi

La commissione Affari costituzionali esamina sette proposte. C’è chi chiede un tetto (5 volte le pensioni minime), chi vuole pagare in titoli di Stato

Basta privilegi, il Parlamento prova a limitare i vitalizi. La scorsa settimana la commissione Affari costituzionali ha incardinato sette proposte di legge in materia. A breve saranno convocati a Montecitorio una serie di esperti per le audizioni. Poi, con ogni probabilità, il relatore Andrea Mazziotti, deputato di Scelta Civica e presidente della commissione, proporrà ai colleghi un testo condiviso. L’obiettivo non è quello di cancellare il diritto di un trattamento pensionistico legato alla carica elettiva, quanto di eliminare storture e ingiustificati vantaggi economici. Basta leggere le proposte per scoprire che le ipotesi non mancano. Tra i deputati c’è chi chiede di fissare un tetto ai vitalizi, pari a cinque volte il trattamento economico previsto per le pensioni minime. Chi vuole aumentare il numero di anni trascorsi in Parlamento per ottenere l’assegno. Alcuni propongono di cancellare il vitalizio in caso di condanna per gravi reati. C’è persino chi ipotizza di erogare una parte della pensione in titoli di Stato.

La prima distinzione riguarda proprio le proposte di legge. Cinque deputati chiedono di intervenire attraverso la legge ordinaria, ma ci sono anche due proposte di modifica costituzionale. Una di queste è stata presentata dal presidente Mazziotti. È un intervento più generale, da accompagnare a una norma ordinaria, che chiede di introdurre un principio di buonsenso. «I vitalizi e i trattamenti pensionistici dei parlamentari – si legge – devono essere sempre conformi ai principi di contribuzione, ragionevolezza e proporzionalità alla durata della permanenza in carica». L’altra proposta di legge costituzionale è stata presentata dal segretario di Scelta Civica Enrico Zanetti. Stavolta le disposizioni entrano nel dettaglio. Anzitutto si propone un limite: per accedere al vitalizio gli ex parlamentari devono aver ricoperto il proprio incarico, alla Camera o al Senato, per almeno dieci anni consecutivi. O, in alternativa, per un totale di quindici anni. Non solo. Per ricevere l’assegno, si dovrà aver raggiunto l’età pensionabile prevista dalla legge “per la generalità dei cittadini”. Basta disparità, dunque. Un aspetto non secondario riguarda l’importo dell’assegno. Fissato a cinque volte il trattamento economico previsto per le pensioni minime (oggi pari a poco più di 500 euro lordi mensili).

Ma perché una legge costituzionale? Il motivo è semplice. Finora tutti i tentativi di modificare il sistema si sono scontrati con il tabù dei “diritti acquisiti”. Un principio che non ha permesso di modificare i vitalizi già in corso di erogazione. Prevedendo la retroattività delle norme introdotte, una legge di rango costituzionale può aggirare la questione e permettere un intervento più incisivo. «Del resto – si legge nella proposta di legge di Mazziotti – la stessa Corte Costituzionale ha più volte riconosciuto che sui diritti di natura pensionistica il legislatore può agire anche retroattivamente per ragioni costituzionalmente meritevoli, a condizione che gli interventi siano ragionevoli e proporzionati».

In commissione, poi, ci sono cinque proposte di legge che non intervengono direttamente sulla Costituzione. In due casi i firmatari chiedono di cancellare il vitalizio in caso di condanna del beneficiario, oltre che per i delitti contro la pubblica amministrazione, anche per i delitti di mafia. Si tratta in particolare dei reati di associazione a delinquere di tipo mafioso e di scambio elettorale politico mafioso. I deputati che hanno presentato le proposte sono il grillino Riccardo Nuti e l’esponente di Sel Ileana Piazzoni. È un aspetto particolare della questione vitalizi. Non centrale, forse, ma che dovrà essere tenuto in conto dal relatore. Specie dopo le polemiche che hanno recentemente portato l’Ufficio di Presidenza di Montecitorio a revocare il trattamento economico per alcuni parlamentari condannati.

Discorso a parte per le ultime tre proposte. Il leghista Paolo Grimoldi propone di erogare i vitalizi – almeno nella parte che eccede i 5mila euro lordi mensili – in titoli di Stato di eguale importo. Il collega Davide Caparini offre una soluzione ancora più drastica. In un solo articolo, si chiede di abolire l’assegno vitalizio per ex parlamentari e consiglieri regionali. Al suo posto si propone il riconoscimento di una rendita calcolata sul sistema contributivo. «Secondo il principio – si legge – che ciascuno riprende in base a quanto versato». Parlamentari e cittadini avranno lo stesso trattamento, insomma. «A seguito di precedenti interventi – chiarisce Caparini nel testo della sua proposta di legge – già dal gennaio 2012 tutti gli assegni vitalizi vengono calcolati con il metodo contributivo, ma con il sistema del pro-rata, cioè solo per la parte di rendita maturata dopo il 31 dicembre 2011. Ciò vuol dire che i parlamentari cessati dal mandato e quelli in carica ma non al primo mandato, percepiscono o percepiranno una consistente quota del vitalizio calcolato con le più vantaggiose regole del metodo retributivo».

Anche la proposta di legge del Pd Matteo Richetti propone di abolire i vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali. Estendendo a tutti il sistema previdenziale contributivo vigente per i dipendenti pubblici. Il nuovo sistema dovrà essere applicato integralmente non solo ai parlamentari in carica, ma anche a quelli già cessati dal mandato. E ancora: per poter accedere al trattamento pensionistico sarà necessario aver esercitato il mandato parlamentare per almeno cinque anni. E, in ogni caso, l’assegno potrà essere erogato solo a partire dal sessantacinquesimo anno di età del beneficiario. La proposta di Richetti prevede l’istituzione di un’apposita gestione separata dei fondi destinati agli ex parlamentari presso l’Inps. Non solo. Come si legge nell’articolo 10, l’erogazione dell’assegno verrà sospesa nel momento in cui il titolare sarà rieletto o nominato ad altra carica pubblica.

Il percorso per limitare i vitalizi parlamentari è iniziato. Difficile dire se alla fine il Parlamento troverà un’intesa. Le prime audizioni in commissione Affari costituzionali dovranno mostrare l’impatto economico delle proposte e confrontarle con i sistemi vigenti all’estero. Eppure, assicura chi ha iniziato a lavorare sul progetto, un accordo tra i partiti non è impossibile. L’obiettivo è arrivare in Aula in tempi ragionevoli. A quel punto ogni partito dovrà assumersi la propria responsabilità.