Si sono annusati per tutta l’estate. E Matteo Salvini lo ha spesso cercato per un incontro in vista della manifestazione di novembre, quando la Lega Nord ha annunciato di voler chiedere agli italiani di incrociare per tre giorni le braccia contro il governo di Matteo Renzi. Ma Silvio Berlusconi ha come al solito spiazzato tutti. Ha deciso di andare una settimana in Russia a trovare l’amico Vladimir Putin. «Almeno lui è leale» ha confidato il Cavaliere ai suoi in questi giorni, scegliendo di partire mercoledì 9 settembre e decidendo così di snobbare non solo possibili incontri con Salvini, ma pure il passaggio cruciale delle riforme in Senato che tiene sulle spine gli azzurri e persino lo stesso Renzi, che avrebbe incrociato, forse, alla festa del quotidiano Il Giornale a Marina di Pietrasanta sabato prossimo.
La visita allo Zar ha una duplice valenza politica, sia interna, in fatto di strategie politiche che vengono di fatto rimandate a data da destinarsi, sia estera, perché ancora una volta l’ex presidente del Consiglio lancia un messaggio all’Europa di Angela Merkel in una fase più che mai turbolenta per l’avanzata dell’Isis in Siria e il gigantesco esodo di migranti verso il vecchio continente: vuole porsi come interlocutore con il presidente della Russia. «Silvio sta tornando», avverte chi gli sta intorno, spiegando che al momento da un lato lascia fare a Renzi, dall’altro non ha ancora chiara la strategia di Salvini, uno che, ha spesso spiegato Berlusconi nei suoi incontri privati, «ha poche idee e molto confuse».
«Almeno lui è leale», ha confidato il Cavaliere ai suoi in questi giorni, scegliendo di partire mercoledì 9 settembre e decidendo così di snobbare possibili incontri con Salvini
Chi ha frequentato il salotto di Arcore questa estate continua a ribadire che «Berlusconi non si è ritirato sull’Aventino, semplicemente osserva, sta a guardare, si sta rigenerando». Del resto gli stessi retroscena sui quotidiani delle ultime settimane hanno mostrato un leader di Forza Italia «dimagrito di dieci chili» e pronto a rimettersi in sella, con nuove idee in vista delle elezioni comunali di Milano nel 2016. Non solo. Negli ultimi mesi il Cavaliere ha “rigenerato” anche la sua squadra interna, tanto che nel partito c’è un grande fermento e persino qualche timore in vista di possibili cambiamenti repentini o avvicendamenti. Ne sa qualcosa Mario Mantovani, ex assessore alla Sanità in regione Lombardia, defenestrato nelle scorse settimane dal governatore Roberto Maroni e rimasto senza deleghe.
Mantovani era considerato prima della fine dell’estate un «intoccabile» al pari della coordinatrice lombarda di Fi Mariastella Gelmini. Ma a nulla è valsa l’antica amicizia con l’uomo che fu soprannominato «il badante di Mamma Rosa», perché rimase al fianco della madre di Silvio fino agli ultimi giorni di vita. È troppo forte in questo momento l’amicizia con Maroni, governatore lombardo con cui Berlusconi si sente molto spesso e che, dicono gli ultimi spifferi di palazzo, preferirebbe come leader del centrodestra non solo a Salvini ma persino a Luca Zaia, il governatore del Veneto.
Dicono gli ultimi spifferi di palazzo che Berlusconi preferirebbe Maroni, come leader del centrodestra, non solo a Salvini ma persino a Luca Zaia, il governatore del Veneto
D’altra parte, sempre perché in cerca di persone «leali», Berlusconi sa perfettamente che con Maroni non litigherebbe mai. Dell’ex ministro dell’Interno del suo primo governo si fida ciecamente, forse a anche perché Bobo è sempre stato un milanista affiatato. Sono cambiate molte cose negli ultimi mesi intorno a Berlusconi. Anche il gruppetto che un tempo era più assiduo intorno a Berlusconi, vedi alla voce Giovanni Toti, attuale presidente della regione Liguria, non ha più accesso diretto alle stanze di Arcore. Sarà per via delle aziende, sarà per via delle ultime questioni economiche intorno al Milan, nell’ultimo mese Berlusconi sta vedendo sempre di più gli amici di un tempo, in particolare Fedele Confalonieri e Bruno Ermolli. Spesso c’è pure Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che il Cavaliere vedrebbe bene come sindaco di Milano nel caso in cui Paolo Del Debbio dovesse alla fine rifiutare.