Papa Francesco apre il Giubileo con due mesi di anticipo annunciando quale sarà il vero senso dell’anno santo che si apre il prossimo 8 dicembre: dare forza e concretezza a quell’idea di Chiesa della misericordia in grado di accogliere tutti, peccatori compresi, che sta promuovendo fin dall’inizio del pontificato. In tal senso, infatti, va letto l’annuncio di estendere a tutti i preti del mondo la facoltà di dare il perdono in materia di aborto (fino ad ora limitata ai cosiddetti “missionari della misericordia” nel corso dell’anno giubilare). Non è la prima volta in assoluto che una decisione del genere viene presa, per esempio in occasione della recentissima Ostensione della Sindone a Torino, l’arcivescovo Cesare Nosiglia aveva impartito analoga indicazione a tutti i sacerdoti della diocesi: in confessionale era possibile revocare la scomunica causata dal peccato di aborto. È la prima volta tuttavia che una tale facoltà viene assegnata a tutti i sacerdoti del mondo. Si va insomma ben oltre le decisioni dei singoli vescovi prese in tal senso nelle proprie diocesi o il tradizionale potere del canonico penitenziere di ogni singola cattedrale come dei sacerdoti degli ordini mendicanti (come francescani, domenicani, agostiniani) di assolvere anche il peccato di aborto in condizioni normali e non straordinarie.
È il segno che papa Francesco non ha mollato la presa, che ha intenzione di proseguire, nonostante le resistenze, lungo la strada del rinnovamento della Chiesa
La decisione è contenuta nel messaggio indirizzato da Francesco a monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, relativo alla concessione delle indulgenze durante il prossimo Giubileo. Per comprendere fra l’altro le scelte dei nuovi cardinali compiute da Francesco negli ultimi due anni e mezzo – che non di rado hanno stupito per la provenienza “periferica” dei nuovi porporati – è utile ricordare che l’attuale arcivescovo di Perugia cui il papa assegnò a sorpresa la “berretta rossa” sconvolgendo i tradizionali equilibri di potere delle grandi diocesi italiane, già nel lontano 2001, quando era vescovo di Arezzo, aveva dato ai preti della diocesi toscana la facoltà di rimettere la scomunica dovuta all’aborto. Anche altri prelati hanno operato in questo senso. Insomma molti fili si riannodano anche se non siamo di fronte a una novità in senso assoluto. Eppure un provvedimento per così dire “universale” non era mai stato preso. È il segno che papa Francesco non ha mollato la presa, che oltre ai grandi temi sociali interpretati secondo una visione cristiana aggiornata all’epoca della globalizzazione, ha intenzione di proseguire, nonostante le resistenze, lungo la strada del rinnovamento della Chiesa.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Nel documento è del resto assai significativo il passaggio che papa Francesco dedica a tutta la questione, sopratutto alla sofferenza delle donne. L’unica concessione alla lettura classica della Chiesa è all’inizio, quando si fa riferimento a una mentalità diffusa in forza della quale l’interruzione di gravidanza è diventata in alcuni casi una scelta superficiale. «Il dramma dell’aborto – afferma Bergoglio – è vissuto da alcuni con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta. Molti altri, invece, pur vivendo questo momento come una sconfitta, ritengono di non avere altra strada da percorrere. Penso, in modo particolare, a tutte le donne che hanno fatto ricorso all’aborto». E qui il papa sembra volersi richiamare ai lunghi anni trascorsi a Buenos Aires come arcivescovo e sacerdote dove si è confrontato con un’umanità carica di esperienze anche difficili. «Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate a questa decisione – afferma infatti Francesco – so che è un dramma esistenziale e morale. Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza».
«Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza»
Per questo – qui la svolta -«il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al sacramento della Confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre. Anche per questo motivo ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono». E certo fa impressione anche quella precisazione circa «qualsiasi cosa in contrario» che va a sottolineare la volontà non discutibile e ben chiara del Pontefice.
Il testo poi comprende altri aspetti, come quello relativo ai fedeli che si rivolgono ai preti lefebvriani, cui sarà concesso di concedere il perdono durante l’anno santo; insomma anche per la comunità degli ulitratradizionalisti rimasti in una sorta di limbo e mai del tutto riabilitati dopo il tentativo ratzingeriano di qualche anno fa, si opera con lo stesso criterio. Ancora è netto il riferimento a una possibile amnistia per i detenuti, un tema quest’ultimo – come ha ricordato lo stesso papa Francesco – storicamente legato al Giubileo che del resto nella tradizione giudaico-cristiana è appunto l’anno del perdono, della remissione dei debiti e via dicendo. «Il Giubileo – scrive in proposito Francesco – ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto»; un passaggio che ha sollevato le reazioni negative di alcuni settori politici, leghisti in primis, neanche a dirlo.
Tuttavia, se questi temi sono comunque significativi, sicuramente la questione dell’aborto avrà il suo peso. Anche perché si inserisce in un cammino di apertura al mondo della Chiesa portato avanti da Bergoglio che sembra, con questa mossa, voler andare già oltre il sinodo sulla famiglia. Insomma, la discussione dentro la Chiesa non si esaurisce con la grande assise di ottobre che vedrà confluire a Roma delegazioni di vescovi di ogni Paese, ma anzi si prolungherà con il Giubileo e pure oltre se necessario. Di certo la questione-aborto è destinata a pesare proprio perché si tratta di un tema tabù, rappresenta di conseguenza un modello: il peccato più grave non cessa di essere tale ma può essere perdonato all’interno di un cammino penitenziale adeguato e sincero. Senza contare che la Chiesa, nella versione di Bergoglio, non deve più essere luogo di condanne, ma soprattutto di incontro e dialogo con l’umanità.