C’è una corrente del Partito Democratico che in questi mesi è rimasta fuori dal dibattito sulle elezioni comunali del 2016 a Milano. Eppure è una fetta decisiva dei democratici che sta facendo pesare le sue scelte a Roma in questo periodo caldo per l’approvazione delle riforme costituzionali. Ed è soprattutto una parte importante del Pd milanese, perché affonda le sue radici nel Pci e nei Ds, un tempo in prima linea con l’ex segretario Pierluigi Bersani ma ora è posizionata nel sostegno al premier Matteo Renzi.
Nata solo a giugno di quest’anno l’area di “Sinistra è cambiamento” ha già collezionato diversi appellativi tra il capoluogo lombardo e la Capitale. C’è chi li definisce «I comunisti per Renzi» o anche «l’opposizione di Sua Maestà». Sta di fatto che il gruppo capitanato dal ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina, dall’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano e da Matteo Mauri, tesoriere del gruppo a Montecitorio, inizia a farsi sentire. Il primo – che ormai da due anni vanta le deleghe all’Expo 2015 e ha un ottimo rapporto con l’amministratore delegato Giuseppe Sala – in diverse interviste ha fatto capire che da ex bersaniani sosterranno le riforme dell’esecutivo.
Sta di fatto che il gruppo capitanato dal ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina e da Matteo Mauri, tesoriere del gruppo a Montecitorio, inizia a farsi sentire
Ma il nodo cruciale non sembra tanto essere Roma, quanto Milano. E l’appuntamento con le elezioni del prossimo anno. Non a caso la pattuglia di «Sinistra è Cambiamento» può contare diversi esponenti lombardi al suo interno, tra cui Luciano Pizzetti, ex segretario regionale dei Democratici di Sinistra neppure dieci anni fa, con un passato nella Figc( Federazione Giovanile Comunisti Italiani). Non solo. Di lombardi – oltre allo stesso Mauri ex fedelissimo dell’ex presidente della provincia Filippo Penati e membro della segreteria di Bersani – c’è pure Cinzia Fontana, di Vailate, in provincia di Bergamo.
Sul territorio milanese possono contare poi su Arianna Cavicchioli e Bruno Ceccarelli, nella segreteria metropolitana di Pietro Bussolati. In questi mesi di dibattito dopo la scelta di non ricandidarsi del sindaco Giuliano Pisapia, il gruppo non si è scomposto. Martina disse in un’intervista al Corriere, poco dopo l’annuncio del primo cittadino, «di aver sperato fino all’ultimo che ci ripensasse». Il nome del ministro è persino circolato tra i possibili candidati in estate, ma di verità sotto pare ce ne fosse ben poca.
Del resto, a distanza di sei mesi, non sono ancora chiare le decisioni dell’avvocato penalista. Lo stesso Renzi, durante la festa dell’Unità, ha ribadito la sua vicinanza al primo cittadino. Ma pochi giorni prima aveva lanciato il nome di Sala come possibile candidato sindaco. Il clima a Milano, per dirla come un dirigente del Pd «è surreale», nel senso che i candidati alle primarie, tra cui Emanuele Fiano e Pierfrancesco Majorino, continuano a fare campagna anche senza sapere se la consultazione ci sarà o meno.
Il clima a Milano, per dirla come un dirigente del Pd «è surreale», nel senso che i candidati alle primarie, tra cui Emanuele Fiano e Pierfrancesco Majorino, continuano a fare campagna anche senza sapere se la consultazione ci sarà o meno
E se alla fine le primarie non si faranno? E se Renzi dovesse candidare proprio Sala scontrandosi con buona parte del Pd milanese e di Sel, o comunque di quel gruppo che ha sostenuto Pisapia nel 2011? In questo caso potrebbe esserci appunto «il soccorso rosso» rappresentato da Sinistra è Cambiamento, che creerebbe una spaccatura evidente nella classe dirigente un tempo bersaniana persino nel caso in cui si vada alle primarie. Del resto Martina e Sala vanno d’amore e d’accordo da almeno due anni.
Il secondo accolse con entusiasmo la nomina del sottosegretario all’Expo a ministro per le Politiche Agricole nel 2014. E il primo ha sempre mostrato fiducia nelle scelte dell’amministratore delegato. C’è persino già chi parla di staffetta. Nel caso in cui Sala dovesse diventare sindaco potrebbe lanciare la volata a Martina in regione Lombardia per conquistare un’amministrazione da vent’anni in mano al centrodestra. Fantapolitica? «Neppure troppo» dicono i ben informati.