«Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese». Fare impresa, è la risposta. Perché è dall’impresa – nel senso più completo del termine – che riparte l’Italia. Ne sono convinto e vi spiego perché: primo, c’è chi lo sta facendo e ci sta riuscendo. Secondo, è difficilissimo ma possibile. Terzo, se cresce il numero di nuovi imprenditori cresce anche la pressione sociale per cambiare le regole che ruotano attorno all’impresa. Quarto, sta nascendo sotto traccia una generazione di imprenditori che mette insieme valore economico e valore sociale, che ha ispirazioni fortemente olivettiane, che non chiede ma agisce e poi è pronta a pretendere.
Sta nascendo sotto traccia una generazione di imprenditori che mette insieme valore economico e valore sociale, che non chiede ma agisce e poi è pronta a pretendere
Non sono follie visionarie, ma osservazione puntuale della realtà: dieci anni fa, era il 13 dicembre 2005, pubblicavo Generazione Mille Euro e prima che si parlasse di precariato denunciavo il precariato. Ricordo ancora quando, diversi mesi dopo, Prodi e Berlusconi in campagna elettorale venivano incalzati dall’International Herald Tribune, che al mio libro dedicava la prima pagina, su temi che a loro sfuggivano totalmente: la generazione dei contratti a progetto, gli stipendi ridotti all’osso, l’incertezza lavorativa. Dieci anni dopo, ho scritto La Repubblica degli Innovatori (Vallardi, 258 pagine, 13,50 euro), un racconto corale di un’Italia che c’è: sono 85 storie di startup – oggi si dice così, anche se io preferisco parlare di imprese, che da sempre sono nel Dna di questo Paese – non casi isolati ma la fotografia dinamica di una nuova imprenditoria fiorente. Successi, alcuni milionari, alcuni che danno da mangiare a due o tre persone, tutti concentrati su parole chiave come innovazione, condivisione, sostenibilità. Sono, come racconto nel libro, esempi che rappresentano tantissime altre imprese, li ho divisi in 16 settori in cui è possibile investire e ho tirato fuori 105 consigli, piccole lezioni di business in pillole che ho imparato ascoltando queste storie straordinarie.
Ecco, è da questa esperienza di ricerca e di vita vissuta direttamente – sono passati poco più di sei mesi da quando ho deciso di lasciare un ottimo posto da manager per fare impresa, fondando la mia TAG Innovation School – che traggo una lezione importante: è con l’impresa che possiamo far ripartire l’Italia e affermare che è un Paese per giovani, facendo il verso al bel libro di Alessandro Rosina, Non è un Paese per giovani, che da stimolante provocazione qual era si stava trasformando in triste realtà. Qualcosa sta cambiando ed è qui che l’insegnamento di Kennedy ci torna utile, se davvero abbiamo voglia di crederci e provarci. Sono cinque le mosse da fare per guardare al 2020 con la testa alta:
1. condividere;
2. sperimentare;
3. digitalizzare;
4. rispettare;
5. liberare.
Condividere significa fare impresa con altre persone, co-fondare una startup, non pensare che sia il tempo dell’uomo solo al comando. Servono più esperienze e più teste, secondo quell’antimatematico principio che spesso ripropongo che dice che uno più uno è maggiore di due, quando si parla di cervelli. Significa dare valore alle persone, prima che alle idee, consci del fatto che è l’execution a prevalere sulla idea tout-court.
Sperimentare ci porta nel terreno dell’innovazione, dello smettere di fare le cose come le abbiamo sempre fatte sperando che i risultati possano essere differenti. Ci porta anche sul terreno del rischio, l’unico su cui si può giocare la partita oggi, con la coscienza del fatto che il fallimento è un’opzione da contemplare, di cui non vergognarsi, anzi da facilitare se necessario.
Digitalizzare è l’unica possibilità per combattere la sfida globale alla italiana maniera: think local, act global, pensa qui ma poi porta il tuo prodotto in tutto il mondo, grazie appunto al digitale. È la maniera antitetica, rispetto a ciò che gli americani hanno promosso (la loro filosofia è: think global, act local), per affrontare la globalizzazione e vincere la nostra sfida nel mondo.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Rispettare è un verbo che pochi collegano all’impresa ma che invece rappresenta la nuova visione di impresa dei più giovani: rispetto per l’ambiente, per le persone, per i tempi, per le diversità. A ognuno il suo modo di essere e di fare, in un’impresa che torna a essere motore di cambiamento sociale come fu con Adriano Olivetti.
Liberare è la sfida più dura, perché spetta a governo, pubblica amministrazione, enti locali: smettete di fare leggi. Cancellatele, le troppe, inutili e cavillose leggi che avete creato in questi anni. Siamo prigionieri di burocrazia, imposizione fiscale e ostracismo nei confronti degli imprenditori. Tagliate seriamente le tasse, l’Ires deve andare a zero per tre anni per tutte le nuove imprese e poi fermarsi al 12-13%, l’Irap deve essere cancellata, il cuneo fiscale ridotto in maniera permanente a vantaggio di datore di lavoro e lavoratore. E poi la burocrazia va azzerata, la P.A. deve diventare servizio per l’impresa e non controparte, antagonista o addirittura nemico.
Rispettare è un verbo che pochi collegano all’impresa ma che rappresenta la nuova visione di impresa dei più giovani: rispetto per l’ambiente, per le persone, per i tempi, per le diversità
Non sono cose difficili da fare, non sono cose che possiamo negoziare, vanno fatte così, punto e basta. Perché altrimenti le quattro mosse precedenti diventano innocue, inutili. E vallo a dire agli altri che tu lo ami questo Paese e che ha senso rimanere e rischiare qui: noi siamo pronti a farlo, non vogliamo aiuti ma solo libertà d’azione. Non è poco, ma siamo pronti a dare tanto: è la Repubblica degli Innovatori, quella che possiamo costruire assieme, non costringeteci a farlo altrove. Aiutateci ad aiutare l’Italia, siamo tanti e ci siamo chiesti cosa possiamo fare per il nostro Paese: fare impresa, camminando mano nella mano lavoratori e imprenditori, giovani veri e giovani non proprio (io sono tra questi ultimi), donne e uomini che si sentono italiani e per fortuna e senza purtroppo lo sono.
* Alessandro Rimassa (www.alessandrorimassa.com) è direttore della TAG Innovation School, la scuola del digitale e dell’innovazione nata all’interno di Talent Garden, e scrittore, autore del best seller Generazione Mille Euro e de La Repubblica degli Innovatori – 85 storie di startup, 16 settori in cui fare impresa, 105 consigli da mettere in pratica – in libreria da pochi giorni per Vallardi.