“Aridateci Marino”, la folla in piazza per difendere l’ex sindaco

Manifestazione in favore di Ignazio Marino. Gli chiedono di ripensarci, e lui promette: “Non vi deluderò”

La piazza lo acclama. Lo vuole, anzi: lo “arivuole”. E lui è contento: «Mi dà il coraggio di andare avanti», dice. A Roma, sotto il Campidoglio, la manifestazione di domenica 25 ottobre a favore dell’ex sindaco Marino ha radunato centinaia di sostenitori, con palloncini colorati, manifesti, striscioni. C’è anche un hashtag: #iostoconmarino, insieme ai vari «Marino ripensaci», e «ritira le dimissioni». Tutto organizzato dal gruppo “Io sto con Marino”, nato nel 2014 e che ha 12mila fan. Sono i “marziani” per Marino, quelli che “rivogliono il loro sindaco”. E, tengono a precisarlo, «È una manifestazione spontanea». Un atto di solidarietà nei confronti del sindaco voluto dai cittadini «Per ben tre volte: alle primarie, alle elezioni, al ballottaggio». E che ora, invece, se ne va.

Come sempre, ci sono anche gli estremisti. Un gruppetto di nove persone, consiglieri municipali e cittadini, da cinque giorni sta portando avanti uno sciopero della fame. Obiettivo? Sempre lo stesso: riportare Marino al Campidoglio. «È un atto di responsabilità che deve avere nei confronti della città», per fermare «il Golpe dei Nominati e degli Innominabili contro Eletti ed Elettori», scrivono nella loro lettera. E la legge glielo permette ancora, perché, come aveva detto fin da subito, ci sono venti giorni per ripensarci. Non ci sono, a quanto pare, le condizioni politiche.

Marino osserva la folla, incassa la fiducia e sorride. «Mi chiedete di ripensarci, io ci penso e non vi deluderò», dice. Poi cita Che Guevara: «Siamo realisti, vogliamo l’impossibile». E di fronte al bagno di folla, alle bandiere, agli slogan, qualcuno comincia anche a sospettare qualcosa. Ritorna? Vuoi vedere che? Chissà che non? Ci ripensa? Difficile. Ma sembra che, vista anche la minaccia dei Cinque Stelle, la storia non sia ancora archiviata, anche perché Marino non esclude, in futuro, di ripresentarsi alle elezioni. «Quando ci saranno».

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