Caso CapitaleDa Ponte Milvio all’Eur, le dimissioni di Marino lasciano Roma nel caos

“Aspettiamo che qualcuno ci dica cosa fare”. Il commissariamento spiazza i presidenti dei municipi. La nuova classe dirigente della Capitale rischia di sparire

«Adesso aspettiamo che qualcuno ci dica cosa dobbiamo fare». Maurizio Veloccia è il presidente del’XI municipio di Roma. Amministra un territorio di oltre 150mila abitanti, a cavallo tra i quartieri Portuense e Gianicolense. E ancora non conosce il suo destino. Non è l’unico. Nel giorno in cui il sindaco Ignazio Marino firma le sue dimissioni dal Campidoglio, la futura amministrazione della Città Eterna resta un mistero. Tra venti giorni, il prefetto nominerà un commissario. In primavera si tornerà alle urne. Ma sul territorio non tutti hanno chiaro cosa succederà. «Siamo in attesa di una nota del segretario generale – continua Veloccia – Nel giro di tre settimane capiremo se dobbiamo preparare gli scatoloni». Sembra assurdo, ma a Roma succede anche questo.

Stando alle indiscrezioni giornalistiche, i presidenti dei 15 municipi decadranno per effetto delle dimissioni del sindaco insieme al Consiglio comunale. I più informati raccontano che sia già in corso una trattativa per nominarli tutti “sub commissari” e garantire così la continuità amministrativa su ogni territorio. Ma molti dei diretti interessati hanno un’opinione diversa. Stando ai precedenti, potrebbero anche rimanere normalmente in carica fino alle prossime elezioni. «Ancora non si sa nulla» rispondono gli uffici stampa di diversi municipi. «Sarà il commissario a fare chiarezza – racconta Marco Miccoli, deputato Pd ed ex segretario del partito romano – A quanto ne so io i presidenti dovrebbero rimanere in carica per l’ordinaria amministrazione fino al voto». Alfonso Sabella, assessore alla Legalità uscente, non sembra dello stesso avviso: pochi giorni fa ha proposto di nominare insieme al commissario e alla sua squadra, «tutti o molti degli attuali presidenti dei municipi, sub-commissari territoriali».

Il precedente in realtà parla chiaro. La nota del segretario generale del Campidoglio che nel febbraio 2008 accompagnò le dimissioni dell’allora sindaco Walter Veltroni assicurava la “sopravvivenza” ai presidenti di municipio. Daniele Torquati legge il documento ad alta voce. Trentuno anni, lui è il presidente del XV municipio. Siamo nella zona nord della Capitale, da Ponte Milvio alla Cassia, passando per Vigna Clara e Prima Porta. Lo scioglimento del Consiglio comunale e la nomina del commissario «non produce, nell’immediato, alcun effetto diretto sull’attività dei municipi». E ancora «durante la gestione commissariale, gli organi attualmente in carica presso i loro municipi continueranno a svolgere la loro attività». Sempre che il nuovo commissario non cambi idea. Ma anche in questo caso l’ipotesi dei sub-commissari territoriali resta solo una possibilità. «Io non so se accetterei – continua Torquati – Faccio politica, mi candido alle elezioni, non sono mica un commissario».

Sono gli effetti collaterali delle dimissioni di Ignazio Marino. Le conseguenze pratiche del suo passo indietro. I nomi dei 15 presidenti di municipio forse sono sconosciuti al grande pubblico, ma nei quartieri contano più del sindaco

Sono gli effetti collaterali delle dimissioni di Ignazio Marino. Le conseguenze pratiche del suo passo indietro. I nomi dei 15 presidenti di municipio forse sono sconosciuti al grande pubblico, ma nei quartieri contano più del sindaco. Sono i punti di riferimento per i cittadini, rappresentanti dei veri presidi dell’amministrazione sul territorio. Anche per questo, sabato scorso Marino li ha voluti incontrare tutti in Campidoglio. Un appuntamento per concordare gli interventi dei prossimi venti giorni e calibrare l’ultima fase della sua amministrazione. È una squadra eterogenea, ma legata da un unico filo conduttore: i presidenti dei municipi romani sono tutti espressione del centrosinistra. Alle ultime elezioni la coalizione ha vinto ovunque. Salvo alcune eccezioni, in larga parte si tratta di giovani. Una nuova classe dirigente che ora rischia di venire travolta, suo malgrado, dalle dimissioni di Marino. «È questo il danno peggiore» racconta Miccoli. «Rischiamo di disperdere una leva politica che oltre a rappresentare il necessario ricambio generazionale, date le condizioni economiche ha dimostrato anche grande capacità».

La rottamazione del territorio. A spulciare l’età dei presidenti di municipio si scopre una realtà poco comune in Italia. Molti hanno meno di quarant’anni. Il più giovane è il ventinovenne Valerio Barletta, presidente del XIV municipio, zona Monte Mario. Amministratori scelti quasi ovunque con le primarie, espressione di ogni territorio. «Ecco perché l’amarezza è tanta – continua Veloccia – Per noi è stata una grande occasione, ci abbiamo messo l’anima». Come ci tengono a precisare alcuni di loro, il rinnovamento non si è limitato ai soli presidenti. «Da noi – racconta il presidente dell’XI – i tre capigruppo di maggioranza hanno 21, 25 e 27 anni. Insieme non arrivano all’età del precedente capogruppo Pd». Stessa cosa a Roma Nord, dove la vittoria di Torquati ha interrotto decenni di amministrazioni di centrodestra. Due assessori hanno 27 e 30 anni. «Il capogruppo del Partito democratico è un ragazzo del 1992. Ma l’età media di tutto il Consiglio è di 37 anni, una novità assoluta».

I presidenti dei municipi romani sono tutti espressione del centrosinistra. Alle ultime elezioni la coalizione ha vinto ovunque. Salvo alcune eccezioni, in larga parte si tratta di giovani. Una nuova classe dirigente che ora rischia di venire travolta, suo malgrado, dalle dimissioni di Marino

Ovviamente non tutti sono politicamente vicini al sindaco dimissionario. Se Veloccia vanta un rapporto diretto con Marino (è stato l’unico tra i quindici a sostenere la sua candidatura alle primarie per la segreteria del partito), altri non possono dire lo stesso. È il caso di Andrea Catarci presidente del VIII municipio, l’unico esponente di Sel insieme alla presidente del VII Susana Fantino. La sua è la zona di Garbatella e San Paolo, fino a Tor Marancia. Un’area che interessa la maggior parte del parco archeologico dell’Appia antica. Catarci è il recordman della squadra: due anni fa è stato eletto con quasi il 70 per cento dei voti. «Eppure con Marino non c’è mai stato un rapporto di amicizia – raccontano dal municipio – Piuttosto un continuo tentativo di collaborare, che non sempre è riuscito». Ancora diversa la vicenda di Marco Scipioni, presidente del VI municipio, a Tor Bella Monaca, recentemente sfiduciato dai vertici del partito ma ancora in carica.

Diverse le sensibilità politiche, diversi i risultati raggiunti dai presidenti. Basta pensare al caso di Ostia, il X municipio recentemente commissariato per Mafia (alcuni mesi fa il presidente Andrea Tassone era finito anche ai domiciliari). «Ma oggi affrontiamo il giudizio popolare con molta serenità – spiega Veloccia – Anche in assenza di risorse abbiamo fatto il massimo. Rispetto ai bilanci degli ultimi anni gli investimenti sono stati letteralmente azzerati. Erano di 4, 5 milioni di euro a municipio, sono arrivati a zero». E così ognuno ha fatto quello che ha potuto, anche in base alle priorità dei propri quartieri. Sabrina Alfonsi ad esempio si è distinta per la battaglia sul decoro urbano. Presidente del I municipio, il centro storico, è stata lei a gestire la difficile partita della pedonalizzazione dei Fori e della movida notturna. E poi c’è Andrea Santoro, presidente all’Eur, che ha conquistato le cronache dei giornali nazionali con la discussa proposta delle zone “a luci rosse”. Risposta municipale all’annosa questione della prostituzione.

Daniele Torquati amministra il territorio che nel 2014 ha subìto una delle peggiori alluvioni degli ultimi decenni. In un solo giorno la sua giunta ha dovuto far fronte a 27 frane. Oggi ricorda con orgoglio le opere di risanamento idrico della zona di Prima Porta, ma anche l’apertura di una nuova scuola e di un centro anziani. Veloccia amministra un’altra zona delicata della città: quella interessata dalla discarica di Malagrotta, oggi chiusa. «La chiusura è stata accompagnata dall’avvio della raccolta differenziata, adesso abbiamo un servizio porta a porta che funziona molto bene». Dopo due anni di lavoro è ancora presto per fare un bilancio, ma nessuno sembra tirarsi indietro. «Abbiamo governato troppo poco per cogliere tutti risultati – ammette Veloccia – Ma abbastanza per assumerci le nostre responsabilità».

«Abbiamo governato troppo poco per cogliere tutti risultati – ammette Maurizio Veloccia – Ma abbastanza per assumerci le nostre responsabilità».

E così ognuno si è ingegnato come ha potuto. Con il finanziamento della Regione Lazio l’VIII municipio ha avviato un programma di riqualificazione per gli ex Bagni Pubblici, «un edifico storico del quartiere Garbatella che verrà recuperato e restituito al pubblico» dice Catarci. Non solo. «In tema di recupero urbano a costo zero per l’amministrazione capitolina va ricordata la realizzazione di numerosi opere di street art. 21 facciate di palazzi Ater a Tor Marancia. Il progetto della street art lo abbiamo portato anche ad Ostiense, a Garbatella, a Roma 70, a Vigna Murata ed è stato poi esportato in tutti gli altri Municipi. Una forma artistica che ha portato una speranza di “bello” in quartieri abbandonati».

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