«Lo slogan di questa legge di stabilità è “Italia con segno più”». È la frase che usa Matteo Renzi per raccontare la manovra appena approvata dal Consiglio dei ministri. Nella conferenza stampa di presentazione il premier e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan hanno confermato quasi tutte le indiscrezioni della vigilia su quella che una volta si chiamava legge finanziaria. La manovra, ha detto Renzi, è stata organizzata intorno a quattro assi, per un’Italia «forte, semplice, giusta e orgogliosa». La presentazione è stata accompagnata da 25 tweet del presidente del Consiglio. Il testo del ddl sarà ora trasmesso alle Camere. Ecco i principali numeri della manovra che ci aspetta.
27-30 miliardi: il valore della manovra
Il valore della legge di Stabilità sarà tra 27 e 30 miliardi di euro. Lo scopo principale della manovra sarà consolidare la ripresa e stimolare consumi e investimenti. In larga parte sarà quindi finanziata in deficit.
2,2%: il deficit/Pil
L’aumento delle spese porterà a una salita del deficit. Il governo a settembre ha alzato l’obiettivo di deficit del 2016 al 2,2% del Pil a fronte dell’1,8% indicato a metà aprile.
Il deficit tendenziale del 2016 è confermato infatti all’1,4% del Pil. A questi vanno aggiunti i margini di flessibilità che l’Italia chiede all’Europa di poter utilizzare per sostenere l’economia: vale 0,4 punti di Pil e si somma ad altri 0,4 punti già concessi in precedenza.
L’Italia vorrebbe in realtà portre il deficit/Pil al 2,4%. Lo 0,2% in più rispetto al 2,2% è legato a ulteriori margini di spesa per l’emergenza migranti.
24% di aliquota Ires: l’ipotesi di un anticipo nel 2016
Attualmente l’aliquota Ires sugli utili di impresa è al 27,5 per cento. L’esecutivo ha annunciato che vorrebbe portarla al 24% nel 2017. Una parte del taglio potrebbe avvenire nel 2016, con una discesa che è stimata tra uno e due punti percentuali. «Se la Commissione Ue riconoscerà lo 0,2% di spazio di patto in più, circa 3,3 miliardi, per l’evento migratorio eccezionale – ha detto Renzi – anticiperemo al 2016 misure previste per il 2017: l’Ires e i denari per ulteriori investimenti nell’edilizia scolastica. Ma non sappiamo se Bruxelles approverà».
5 miliardi: il mancato gettito da Tasi e Imu
Una delle principali novità della manovrà è l’annunciata abolizione delle tasse sulla prima casa. Saranno eliminate sia la Tasi (con un risparmio medio di 180 euro all’anno per abitazione, che salgono a 230 euro nei capoluoghi) sia l’Imu sulle prime case di lusso. In questo caso lo sconto sarebbe in media di 2.778 euro. Via anche l’Imu agricola e quella che si paga sui macchinari “imbullonati”. In tutto il mancato gettito per l’erario sarà di poco meno di 5 miliardi di euro.
6 miliardi: la spending review
Doveva essere di 10 miliardi, è scesa a 6, al massimo 7: la revisione della spesa, o spending review, è stata fortemente ridimensionata. Dei 6 miliardi, 2 dovrebbero giungere da tagli alla sanità. Il resto deriverà dal taglio delle partecipate degli enti locali e da tagli ai ministeri (questi ultimi subiranno una sforbiciata del 3%).
In seguito al ridimensionamento della revisione della spesa, ha lasciato Roberto Perotti, ordinario di Economia politica alla Bocconi e da un anno consulente economico di palazzo Chigi e commissario alla spending review, ha lasciato l’incarico.
600 milioni: fondo sulla povertà
Il fondo per la povertà viene innalzato: con 600 milioni di euro in più, arriva a 1,4 miliardi di euro. Si utilizzerà per aiutare le famiglie che vivono sotto la soglia della povertà assoluta, con figli a carico.
Altre misure di spesa sono state anticipate da Renzi in conferenza stampa: «Risposte per il Sud, non proclami», ha detto, annunciando che 450 milioni di euro saranno destinati alla Terra dei fuochi e a un fondo di garanzia per Ilva. Il premier ha annunciato «1.000 ricercatori, 500 cattedre speciali, 500 assunzioni nella cultura».
Scende la decontribuzione sui nuovi contratti
La decontribuzione per l’attivazione dei nuovi contratti a tempo intedeterminato (modificato dal Jobs Act) scende più di quanto si pensava alla vigilia: «Dal 2016 si riducono invece al 40% e dal 2017 caleranno ancora: quindi sbrigatevi ad assumere», ha detto Renzi. Nel 2015 l’incentivo è stato fino a 8.060 euro. Nel 2016 il limite dovrebbe scendere a circa 3.200 euro. Il mancato gettito nel 2015, a oggi, è stato pari a 1,4 miliardi di euro.
2,5 miliardi: le entrate da voluntary disclosure
La voluntary disclosure è un istituto attraverso il quale chi detiene illecitamente capitali all’estero può regolarizzare la propria posizione “autodenunciandosi”. Da questa operazione il governo punta a incassare 2,5 miliardi di euro. A fine settembre il gettito era stimato in 1,9 miliardi di euro.
16,8 miliardi di euro: clausole di salvaguardia
L’Unione europea prevede, come garanzia per il pareggio di bilancio, che scattino degli aumenti di Iva e accise per coprire eventuali buchi di bilancio. Nel 2016 le clausole di salvaguardia sono pari a 16,8 miliardi di euro. Nel 2017 saranno più alte, pari a 26,2 miliardi di euro.
100 milioni: incentivi al part-time
Tra le ultime novità annunciate dal governo c’è la possibilità, per il lavoratore over-63 a due anni dalla pensione, di scegliere il part time, compensando in parte la riduzione in busta paga con un acconto sulla pensione. Si ipotizza che la misurà sia destinato ad avere un limite di spesa di 100 milioni di euro all’anno per tre anni.