In Italia ci sono oltre 50mila auto blu, che secondo alcune stime costano al contribuente almeno 400 milioni di euro. Un imponente e costoso parco auto a disposizione di dirigenti e personale della pubblica amministrazione. Per qualcuno sono la rappresentazione plastica dei privilegi del potere, l’oggetto del desiderio di ogni commissario alla spending review. Dopo tante polemiche, in questi giorni il Parlamento torna ad occuparsene. La commissione Affari costituzionali della Camera ha iniziato l’esame di una proposta di legge del Movimento Cinque Stelle per vietare l’acquisto di nuove autovetture di servizio e la stipula di appositi contratti di leasing. È una battaglia contro «un’irresponsabile e anacronistica ostentazione, un privilegio che costa ai cittadini cifre spropositate e fa perdere credibilità alle istituzioni», spiegano i grillini. Ma c’è anche chi lamenta l’ennesima trovata populista dei Cinque Stelle, dato che le misure introdotte dagli ultimi governi hanno già ridotto parecchio il parco auto a disposizione di ministeri ed enti locali. Intanto il percorso del provvedimento procede spedito. Lo scorso luglio il Cinque Stelle Giorgio Sorial ha depositato la proposta di legge – sottoscritta da tutti i colleghi pentastellati – che meno di una settimana fa è approdata in prima commissione.
La richiesta dei grillini è semplice. In tre articoli si stabilisce, a partire dal prossimo gennaio, il divieto di «acquistare autovetture di servizio o di rappresentanza e di stipulare contratti di locazione finanziarie aventi ad oggetto tali autovetture». Divieto che vale per le pubbliche amministrazioni «comprese le autorità indipendenti, le regioni e gli enti locali». Potranno scampare alla sforbiciata solo alcune tipologie di servizi. Quelli operativi di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, della salute e dell’incolumità pubblica, della difesa e della sicurezza stradale. Ma anche i servizi ispettivi relativi a funzioni di carattere fiscale e contributivo.
La I commissione della Camera ha iniziato l’esame di una proposta di legge dei Cinque Stelle per vietare l’acquisto di nuove autovetture di servizio e la stipula di appositi contratti di leasing. È una battaglia contro «un’irresponsabile e anacronistica ostentazione»
Salve le auto blu autorizzate, la proposta di legge impone di vendere con un’asta pubblica su piattaforma elettronica le altre auto di servizio. Una dismissione – peraltro già avviata dall’attuale esecutivo più di un anno fa – che dovrà avvenire sulla base del censimento delle autovetture previsto da un recente decreto della presidenza del Consiglio dei ministri. Anche per questo, lo scorso martedì il rappresentante del governo in commissione ha sollevato qualche dubbio in merito al progetto grillino. Il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti ha spiegato che il nuovo censimento delle auto di servizio è in corso, e sarà realizzato dalle pubbliche amministrazioni “auspicabilmente” entro la fine di quest’anno. In ogni caso sarebbe opportuno, prima di introdurre nuove norme, di attendere la completa attuazione delle misure già predisposte. Norme che, a detta dell’esponente di governo, hanno già portato a una significativa riduzione delle auto blu.
A fornire il quadro della situazione attuale è il Servizio Studi di Montecitorio. Nel dossier trasmesso alla commissione della Camera viene riportato l’ultimo censimento realizzato da Formez PA per il Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri. Si scopre così che nel novembre 2014 l’intero parco auto della Pubblica Amministrazione ammontava a 53.860 autovetture. Tremila in meno rispetto al gennaio precedente. «In particolare, le c.d. auto blu sono diminuite di 585 unità (-9,3 per cento), per un risparmio complessivo stimato di 95 milioni di euro». Nei soli ministeri, compresa la Presidenza del Consiglio dei ministri, si è registrata una riduzione di oltre 200 auto blu, pari al 15,3 per cento.
I costi? Sempre stando ai dati forniti da Formez, la spesa totale sostenuta nel 2012 per la gestione del parco auto è stimata attorno a 1.050 milioni di euro. Una cifra che include le spese per acquisti e noleggio delle vetture, ma anche per il personale dedicato, tra cui gli autisti. Un esborso imponente, ma anche questo in calo rispetto all’anno precedente (nel 2011 erano stati spesi 128 milioni di euro in più). «Le variazioni – si legge nel dossier della Camera – sono sostanzialmente analoghe nella PA centrale (circa 25 milioni di euro pari al -12,4 per cento) e nell’Amministrazione locale (103 milioni di euro pari al -11,9 per cento, equivalente)».
Nel novembre 2014 l’intero parco auto della Pubblica Amministrazione ammontava a 53.860 autovetture. Tremila in meno rispetto al gennaio precedente
Per il Movimento Cinque Stelle non è ancora abbastanza. «Questo ridimensionamento rappresenta comunque un risultato insoddisfacente» si legge nella proposta di legge depositata alla Camera. «Infatti ad oggi le auto blu costano ancora circa 400 milioni di euro: una cifra davvero inaccettabile di soldi pubblici sprecati. Senza contare la disomogeneità nel loro utilizzo: alcune amministrazioni risparmiano, molte altre proseguono nel lusso e nell’ostentazione» Da qui la battaglia contro quello che i grillini definiscono «un anacronistico e dispendioso status symbol».
Eppure, soprattutto negli ultimi anni, la politica è tornata più volte sull’argomento. Il Servizio Studi della Camera ricorda i numerosi interventi normativi di contenimento della spesa per le autovetture di servizio, a partire dalla lontana Finanziaria del 2005. L’ultima puntata della lotta alle auto blu risale al decreto legge 66 dello scorso anno, e al relativo decreto attuativo del 25 settembre 2014. Da dieci anni a questa parte, raccontano i tecnici di Montecitorio, «disposizioni analoghe si sono succedute con periodicità quasi annuale, talora sovrapponendosi tra loro, nella finalità di meglio conseguire, ovvero di aumentare, gli obiettivi di contenimento». L’ultimo decreto, in particolare, stabilisce che dal maggio dello scorso anno le amministrazioni pubbliche e le autorità indipendenti non possono effettuare spese di ammontare superiore al 30 per cento della spesa già sostenuta nel 2011 «per l’acquisto, la manutenzione, il noleggio e l’esercizio di autovetture, nonché per l’acquisto di buoni taxi». Non solo. Il successivo decreto attuativo del presidente del Consiglio ha individuato il numero massimo di auto di servizio a disposizione di ciascuna amministrazione centrale dello Stato. La norma ha limitato l’uso “esclusivo” dell’auto di servizio al premier e ai ministri, limitatamente alla durata dell’incarico. Riducendo il numero delle auto di servizio “ad uso non esclusivo”, da una macchina per le amministrazioni con meno di 50 dipendenti, fino alle cinque vetture per le amministrazioni con oltre 600 dipendenti.
«Oggi le auto blu costano ancora circa 400 milioni di euro: una cifra davvero inaccettabile di soldi pubblici sprecati. Senza contare la disomogeneità nel loro utilizzo: alcune amministrazioni risparmiano, molte altre proseguono nel lusso e nell’ostentazione»
Ma anche per l’acquisto di nuove auto blu un divieto era già stato imposto dalla legge di stabilità 2013. Una norma che vietava alle amministrazioni pubbliche e alle Autorità indipendenti di acquistare auto di servizio «e di stipulare contratti di leasing aventi ad oggetto autovetture», pena la revoca delle procedure di acquisto. «Tale divieto – specifica il Servizio Studi – è stato esteso fino all’anno 2015».