ReportageProfondo nero: da CasaPound a Forza Nuova, viaggio nella galassia della destra italiana

Sono tanti, sono ramificati in tutta Italia, hanno radio, giornali, sedi, legami con l’Europa. Perché allora li sottovalutiamo?

«La storia delle minacce a Castano Primo è tutta colpa dei giornali. Sarà stato qualcuno che in un momento di rabbia avrà detto qualche parola di troppo. Tutti voi avete scritto: “CasaPound minaccia un intero Paese”. La colpa è di chi scrive certe stupidaggini». Insomma, per quest’attivista («meglio militante», ci dice) tutte le polemiche che hanno aperto e chiuso il raduno nazionale del movimento neofascista di due settimane fa vicino Milano non hanno alcun senso. Una montatura della stampa nemica. «Tanto che, contrariamente a quanto voi credevate, non è successo nulla. Tutto è andato come previsto».

Erano oltre tremila i camerati del nuovo millennio che hanno partecipato al raduno. «Dei camerati un bel po’ annacquati», attacca però un militante di Forza Nuova, il movimento di Roberto Fiore che, sebbene sia nelle premesse molto vicino a CasaPound, se n’è discostato oggi totalmente. «Siamo completamente diversi da un movimento che soprattutto oggi, con Salvini, è tutto fuorché fascista». La galassia del movimento nero, sempre più in crescita negli ultimi anni anche a causa dell’ondata di proteste e del lungo periodo di crisi economica, è molto più complesso di quello che si pensi. Perché accanto ai due movimenti principali, quello guidato da Gianluca Iannone e quello retto da Roberto Fiore, ci sono una miriade di centri sociali, palestre, movimenti, associazioni studentesche che a volte spalleggiano per l’una o l’altra fazione. E in altri casi si discostano da entrambi. Prendendo una strada ancora più “nera”. E, a volte, neonazista.

«Siamo completamente diversi da CasaPound, un movimento che soprattutto oggi, con Salvini, è tutto fuorché fascista»


Un militante di Forza Nuova

Certo è, però, che CasaPound, forse anche per la politica di sdoganamento intrapresa negli ultimi anni, è cresciuta da Nord a Sud. Una politica per la quale oggi il movimento di Iannone fa da stampella alla Lega Nord. Che sia o meno una scelta condivisibile (tanti ex militanti di estrema destra attivi negli anni di piombo mai di riconoscerebbero in CPI), i numeri sono in continua crescita: sedi aperte per tutto lo Stivale, 15 librerie, 20 pub, 8 associazioni sportive, una web radio con ben 25 redazioni in Italia e 10 all’estero, una web tv, un mensile («Occidentale») e un trimestrale («Fare Quadrato»). E migliaia i tesserati in giro per l’Italia. Una crescita niente male, dalle prime riunioni degli anni ’90 al pub Cutty Sark di Roma (che verrà poi devastato da una bomba piazzata da anonimi), dove tutto nacque, con la musica degli Zetazeroalfa, band nata nel 1997, che produrrà poi la colonna sonora di CPI. E dalla prima occupazione, nel luglio 2002, di Casa Montag, in via Tiberina 801, sempre nella Capitale, per finire a quella in via Napoleone III, vicino la stazione Termini, che rimane oggi il quartier generale dell’associazione ispirata a Ezra Pound, nonostante la figlia se ne sia sempre discostata («mio padre non abita a CasaPound», ha detto in un’intervista rilasciata a La Stampa). Secondo Simone Di Stefano, vicepresidente del movimento, in realtà «la crescita è stata costante. Oggi abbiamo più militanti, ma il nostro è sempre stato un movimento che coinvolge più giovani che persone di una certa età. Riusciamo da sempre a intercettare una fascia di gioventù che ha ancora voglia di lottare per l’Italia». Ecco perché, per Di Stefano, «rimaniamo nei fatti l’unico baluardo a difesa della nostra nazione soprattutto per i giovani».

In effetti, non sono pochi i giovani che hanno abbracciato le tesi neofasciste, aprendo loro stessi sedi in tante regioni d’Italia. Proviamo a contattarli, ma niente da fare. Dalla Calabria alla Sicilia fino al Molise, tutto è schermato: bisogna parlare con l’ufficio stampa nazionale. Probabilmente bisogna stare attenti a come porsi su alcune questioni, a cominciare dalla vicinanza con la Lega Nord, «un percorso comune», come ci dice Di Stefano, che poi «i media e la sinistra hanno utilizzato per attaccare Salvini e tirarlo sul banco degli imputati. Questo quando ancora era al 6%, ora è al 16 quindi evidentemente il mostro CasaPound non ha tolto voti a Salvini». Eppure è indubbio che il rapporto con la Lega crei più di un imbarazzo, specie per le sedi al Sud e specie per il ruolo che nel fascismo ha sempre avuto Roma e la rievocazione dell’impero. Concetti che mal si conciliano con gli slogan di «Roma ladrona» o con il video storico di Salvini in cui insulta i napoletani. Ma Di Stefano minimizza: «il video lascia il tempo che trova. Era giovane, in una festa di birra a cantare cori da stadio. Se andate nei centri sociali, trovate gente che dice che bisogna tagliare la testa ai marò o chissà che altro». Insomma, tutti attacchi strumentali della sinistra. Ma c’è di più. Secondo Di Stefano, infatti, il leader leghista si sta anche impegnando per superare l’impasse: «ha chiesto scusa al Sud, è andato al Sud per sviluppare un progetto che tenga conto anche di loro. E l’ha fatto anche rischiando in prima persona, perché non tutti condividono questa linea, soprattutto tra i leghisti di prima generazione».

Insomma, continua Di Stefano, «noi continuiamo a dialogare con la Lega che ha idee simili alle nostre. Dal no all’euro ai migranti, da “prima gli italiani” all’attenzione al mondo dell’Est, con le critiche all’occidente che non parla con Assad». Eppure, secondo molti, fondamentale sarebbe stato il legame che nel tempo si è venuto a creare con Mario Borghezio, «in passato molto vicino a Ordine Nuovo», ci dicono. Tanto che sarebbe stato proprio per l’appoggio di CasaPound che Borghezio è riuscito a sbancare a Roma e a farsi eleggere come europarlamentare. A riprova di quanto detto, la non casuale contropartita. Chi sono gli assistenti parlamentari del leghista? Tra gli altri, Mauro Antonini, responsabile di CasaPound per Roma Est, e Davide Di Stefano, per anni rappresentante nazionale del movimento parallelo Blocco Studentesco. Sono solo lontani ricordi quando Borghezio declamava: «Manderemo affanculo Roma ladrona». Ma meglio non rievocarli.

Imbarazzi a parte (che comunque sembrano non essere un problema: «visti i temi comuni, con chi dovremmo parlare se non con la Lega?», ci dice Di Stefano), è indubbia l’ascesa di CasaPound. Un’ascesa cui fa da contraltare un progressivo oscuramento di Forza Nuova, partito politico fondato nel 1997, dagli allora latitanti Roberto Fiore (ex Terza Posizione) e Massimo Morsello (ex Nar), che ha il suo quartier generale a Piazza Vescovio. Facile identificarlo, d’altronde: una croce celtica marca il territorio. E anche in questo caso c’è la band di riferimento: Intolleranza, il gruppo di Francesco Pallottino, militante che per anni ha organizzato il meeting del partito a Cave, in provincia di Roma. «Sono passati gli anni in cui Forza Nuova era diventata una realtà molto interessante», ci dice però la nostra fonte. Ora le cose sono cambiate: «Fiore per anni ha finanziato di tasca sua la crescita del partito. Credeva fermamente nel partito. Ora i soldi sono finiti. È una corsa continua per la sopravvivenza».

Eppure il leader sembra non voler desistere o allontanarsi dai suoi ideali, tanto da essere entrato apertamente in rivalità interna con CasaPound: «sono due formazioni totalmente diverse e, forse, nessuna delle due può dirsi fascista sebbene entrambe lo facciano», ci dice ancora la nostra fonte. L’una, CasaPound, anticlericale; l’altra, Forza Nuova, estremamente religiosa, «quasi fondamentalista». È lo stesso Di Stefano, d’altronde, a riconoscere che «noi mal digeriamo il pesante orientamento religioso di Forza Nuova». Non a caso, tra gli otto punti del programma, il partito di Fiore cita anche la reintroduzione del Concordato del 1929. Anacronismi a parte, le differenze sono tante, tutte frutto del fatto che «Fiore – ci dice un ex militante (nostalgico) di Forza Nuova – essendo profondamente religioso, non si piegherà mai a beni terreni come può essere un posto in Parlamento. Uno così non puoi corromperlo. Rimarrà sempre legato ai suoi ideali, nell’attesa di un bene ultraterreno». Forse sarà solo un caso, ma uno degli ideologi cui negli ultimi anni Fiore è stato più legato, è Rutilio Sermonti, morto solo pochi mesi fa, fratello di Giuseppe, antidarwinista e noto per la sua tesi creazionista del «devoluzionismo». Ancora riferimento religioso, dunque.

«Sono passati gli anni in cui Forza Nuova era diventata una realtà molto interessante»

Eppure Fiore ha alle spalle un passato non di poco conto: nel suo curriculum spicca una condanna per reato di associazione sovversiva e banda armata nel 1985, e – dice la Commissione europea d’inchiesta su razzismo e xenofobia del 1991 – affiliato all’agenzia di spionaggio britannica MI6 sin dai primi anni 80. Un’esperienza, quella britannica, che è stata fondamentale: «lì ha creato rapporti: conta che oggi sullo scenario europeo CasaPound vale poco. I contatti sono tutti con Fiore». Non sarebbe un caso, allora, che se in Italia Forza Nuova è vicina all’estinzione, così non è in Europa: proprio il leader fascista ha spinto per la creazione di un nuovo movimento, Alleanza per la Pace e la Libertà (AFP), in cui ritroviamo Alba Dorata (Grecia), il National Party inglese, e vari movimenti nazionalisti europei, tra cui, appunto, anche Forza Nuova. Ma non CasaPound, riprova della rottura tra le due fazioni. Eppure Gabriele Adinolfi, uno dei punti di riferimento ideologici di CasaPound, per anni è stato compagno di viaggio di Fiore, essendo stati entrambi tra i fondatori di Terza Posizione. «Le loro strade, però, si sono divise negli ultimi anni». Irrimediabilmente. Tanto che, ci dice la nostra fonte, «negli ultimi anni ci sono state vere e proprie imboscate, soprattutto da parte di esaltati di CasaPound, pesanti spedizioni punitive contro esponenti di spicco di Forza Nuova che, casomai, poi nemmeno sono finite sulla stampa». Tesi, queste, che – è bene precisare – CasaPound smentisce. Ma certo è che non c’è ad oggi nessun margine di colloquio tra i due principali partiti di estrema destra: «I movimenti minuscoli e frantumati – attacca Di Stefano – non hanno un’adesione tesa alla vittoria politica che per noi è entrare nei palazzi. Dall’altra parte si rifiuta qualsiasi dialogo e soprattutto si rifiuta la Lega. Forza Nuova e gli altri non ci stanno, si chiudono sulla torre d’avorio». Intanto, però, Fiore porta avanti il suo progetto dell’AFP. Già a dicembre 2014, d’altronde, Fiore aveva tenuto un incontro delle estreme destre europee a Milano, per protestare «contro l’Europa-gulag delle banche, dei burocrati e dei poteri forti». E in quell’occasione – contrariamente alla “purezza” raccontata – aveva invitato anche Salvini che, però, rispose con un secco no. Forse, chissà, su spinta di CasaPound, delusa per non essere stata chiamata all’evento.

«I movimenti minuscoli e frantumati non hanno un’adesione tesa alla vittoria politica che per noi è entrare nei palazzi. Dall’altra parte si rifiuta qualsiasi dialogo e soprattutto si rifiuta la Lega. Forza Nuova e gli altri non ci stanno, si chiudono sulla torre d’avorio»


Simone Di Stefano, vice presidente di Casa Pound

Gli altri gruppi della galassia nera

Ma il nostro viaggio nel mondo nero non finisce qui. Già, perché accanto ai più noti Forza Nuova e CasaPound, ci sono una miriade di partitini e associazioni che si differenziano anche per aspetti minimi. E così ecco che spunta anche un marginale movimento di Alba Dorata in Italia, un movimento che, oggi terzo partito in Grecia dopo le ultime elezioni, è tanto osannato sia da Fiore che da Di Stefano, secondo cui sarebbe solo vittime di una «ostracizzazione della stampa di sinistra» e che, anzi, «tanto ha in comune con noi e con la Lega e, per certi versi, anche con il Movimento cinque stelle». Ma non è finita qui. Perché, nonostante sia reato la riproposizione del partito fascista, in Italia esiste da anni il Movimento Fascismo e Libertà di Carlo Gariglio. Ma attenzione a confonderlo con Forza Nuova o CasaPound, dato che l’MFL «si rifà solo e semplicemente al Fascismo, quel Fascismo che nacque come Terza Via fra socialismo e destra liberale, e che seppe conciliare, grazie alla genialità del Duce, una pluralità di uomini provenienti dalle esperienze politiche e sociali più disparate», per cui «il MFL non è un movimento di destra, ma dichiaratamente Fascista; non ha nulla a che fare con la destra, sia essa moderata, estrema, sociale e quant’altro». Che dire, ancora, della Destra Nazionale di Gaetano Saya nel cui «Programma per la liberazione nazionale» si legge che «Si dovrà impedire ogni nuova immigrazione di non-italiani. Noi chiediamo che tutti i non-italiani che sono immigrati in Italia dopo il 31 dicembre 1977 vengano costretti a lasciare immediatamente il territorio nazionale». Certo, «sono movimenti che non significano nulla e che nemmeno si presentano alle elezioni», ci dicono alcuni militanti dell’estrema destra. Diverso il discorso per i tanti centri sociali e associazioni sparse sul territorio, che assumono spesso anche tinte violente. A Roma, resta attiva Militia, descritta dai carabinieri del Ros come un’associazione «dedita alla commissione di atti violenti, anche di matrice xenofoba». E, forse, non è un caso che uno dei ritrovi degli affiliati e simpatizzanti sia la Palestra Popolare Primo Carnera, uno dei luoghi simbolo della destra post-fascista. Soltanto pochi mesi fa, diversi esponenti (tra cui il leader Maurizio Boccacci) sono stati condannati per antisemitismo. Molto vicino a Militia, il Movimento Patria Nostra che, come si legge sul sito, «trae ispirazione dal socialismo “rivoluzionario” dei Fasci di Combattimento». Senza dimenticare, poi, la marea di gruppi in tutta Italia che, specie al Nord, assumono tendenze neonaziste. Dai Leoni Crociati brianzoli fino ai tanti movimenti veneti come l’associazione culturale (così si presenta) Veneto Fronte Skinheads. Ecco allora che non ci sarebbe da sorprendersi se Flavio Tosi per anni ha goduto di potere indiscusso nella città di Romeo e Giulietta, dato che, come ci dicono ex militanti di Forza Nuova, «anche lui è legato molto ai movimenti di estrema destra». Tanto che, secondo alcuni, il motivo per cui CasaPound ha organizzato il raduno proprio al Nord (e non a Roma) è stato «strappare quei consensi che sul fronte di destra tiene ancora Tosi, contando anche sull’appoggio della Lega».

Bacino ultras

Ma non è finita qui. Spesso, infatti, è il calcio ad essere usato come traino e pretesto per costruire, poi, una rete di violenza. E così ecco che tra gli ultras continuano a spopolare i gruppi di estrema destra. Secondo i dati del Viminale consultati da Linkiesta, infatti, nel campionato di calcio appena trascorso, sono stati schedati ben 403 gruppi ultras. Tra questi, 155 manifestano un orientamento politico. E 93 sono di destra. La netta maggioranza. Dall’associazione “Hellas Verona” (esattamente come la squadra per cui fa il tifo) fino ai “Viking” della Juventus passando per i “Padroni di casa”, al cui interno troviamo una serie di personaggi molto vicini a CasaPound e che ogni domenica si ritrovano per sostenere la squadra romanista. O, almeno, questo sarebbe l’intento dato che poi la realtà spesso dice altro. Non sarebbe un caso, allora, che di questo gruppo ultras si parla, come rivelato tempo fa da L’Espresso, anche nell’inchiesta sulla morte di Ciro Esposito. Basta, d’altronde, andare a vedere una partita della Juventus per rendersi conto dell’atmosfera e vedere gli ultras intonare il coro di «boia chi molla» o vedere, ancora, i tifosi laziali cantare a squarciagola l’inno della brigata biancoceleste. Alzando, teso, il braccio destro al cielo. Certo: parliamo nella stragrande maggioranza dei casi solo di vecchi anacronismi che rivivono in giovani che, probabilmente, nemmeno conoscono realmente il significato che si cela dietro alcuni gesti. Ma in tanti casi c’è anche dell’altro. Ci sono scontri e violenze, come detto. Come nel caso della Curva Nord dell’Atalanta, guidata da Claudio Galimberti (meglio conosciuto come Bocia), collezionista di Daspo (in tutto nove) e ora condannato a tre anni per tifo violento. Medaglie al petto, dato che il Bocia è conosciuto e stimato nell’ambiente, anche per la serie impressionante di aggressioni, dal tifoso juventino Francesco Mazzola fino a un giornalista de L’Eco di Bergamo. E ai Daspo risponde con la sfida. Come quando si presentò comunque ai cancelli dello stadio, con una testa di porchetta da “regalare” alle forze dell’ordine.

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