Comincia l’ora di supplenza, quella con i commissari in cattedra, mentre la politica arretra, inciampa, si mette sotto tutela da sola. Un tempo c’era la magistratura nei panni di salvatrice della patria, poi è venuto il turno di tecnici variamente declinati al comando. A Palazzo Chigi abbiamo già sperimentato Mario Monti, il trionfo della scena sul retroscena, del loden sulle iene dattilografe, poi è arrivato Enrico Letta, che era un politico con lo spessore del tecnico, infine siamo tornati alla politica con Matteo Renzi.
La crisi dei partiti nelle città e le imminenti amministrative lasciano spazio ad altre suggestioni tecniche. A Roma dopo la caduta di Ignazio Marino è stato nominato Francesco Paolo Tronca, che in una botta d’adrenalina in poche ore s’è messo la fascia tricolore, ha incontrato il Papa e ha pure fatto ciao ciao dal balcone. Anche lui, insomma, ha già voluto personalizzare la sua presenza temporanea al Campidoglio.
A Siena invece, quando al posto del disarcionato Franco Ceccuzzi giunse il commissario Enrico Laudanna, nessuno quasi si accorse della sua presenza. Fece una prima, essenziale dichiarazione, dicendo che nessuno avrebbe toccato il Palio, e tanto bastò ai senesi. Fra pochi mesi a Roma ci saranno le elezioni e fra i salvatori non della patria ma della Capitale c’è “Arfio” Marchini, quello che vuole andare “oltre i partiti”, che non è di destra né di sinistra, una frase amata dai populisti grillini, dalla Lega («Né neri né rossi, ma liberi con Bossi», dicevano un tempo) e pure da CasaPound, con quella loro teoria dell’Estremocentroalto.
M5S, massima espressione del gentismo, dice che «in caso di vittoria pubblicheremo un avviso pubblico per cercare le migliori professionalità per Roma» (Roberta Lombardi, ex capogruppo alla Camera). Già a Livorno è stato fatto un bando per selezionare la giunta l’anno scorso; ci sono voluti mesi per scegliere gli assessori e oggi ci sono scazzi con il gruppo consiliare del M5S una settimana sì e l’altra pure. Non si capisce perché i partiti, come ormai è anche il MoVimento di Beppe Grillo, anziché assumersi la responsabilità delle proprie scelte, decidano di affidarsi ai concorsi.
A Siena invece, quando al posto del disarcionato Franco Ceccuzzi giunse il commissario Enrico Laudanna, nessuno quasi si accorse della sua presenza. Fece una prima, essenziale dichiarazione, dicendo che nessuno avrebbe toccato il Palio, e tanto bastò ai senesi
A Milano il centrosinistra vorrebbe Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo, ma pure Corrado Passera, manager e, per ora, unico candidato a sindaco di Milano. Tutta una mitologia della società civile in salvataggio della politica sporca, brutta e cattiva, tutta una esaltazione dell’antipolitica di professione e dell’impoliticismo contro gruppi dirigenti fallimentari che meritano, questo sì, quantomeno di essere messi sotto accusa. Che poi, però, la soluzione ai mali venga dalla cuoca di Lenin elevata a capo dello Stato è ancora da vedere, anche se in realtà ormai abbiamo pure qualche prova di come funzionino le cose.
Giusto ieri ce ne ha dato dimostrazione l’ex direttore di RaiNews Corradino Mineo, oggi senatore fuoriuscito dal Pd, nel suo attacco a Renzi. «So quanto si senta insicuro quando non si muove sul terreno che meglio conosce, quello della politica contingente»; «So quanto possa sentirsi subalterno a una donna bella e decisa. Fino al punto di rimettere in questione il suo stesso ruolo al governo»; «Io so, ma non rivelo i dettagli di conversazioni private». Che trionfo, questa società civile, eh?
Il problema del M5S, come si capisce anche dal caso Livorno, è che i grillini pensano che sia sempre meglio stare all’opposizione, anche di se stessi. Eppure la politica, diceva Rino Formica, è “sangue e merda”.
Oppure prendiamo Livorno, amministrata dall’ingegner Filippo Nogarin, il gruppo consiliare del MoVimento è, appunto, in lotta permanente con la giunta. Qualche settimana fa il M5S ha bocciato il bilancio consolidato 2014, ma il sindaco ha provato a spiegare che è tutto a posto. Anzi, ha detto, i consiglieri forse hanno fatto pure bene, visto che nel bilancio mancavano i dati della Aamps, la società partecipata che si occupa dei rifiuti. La Aamps, peraltro, era già stata motivo di accesa discussione fra il Meetup grillino e Nogarin quando vi fu messo a capo un trombato alle elezioni europee, roba inaccettabile per lo statuto del MoVimento. Il problema del M5S, come si capisce anche dal caso Livorno, è che i grillini pensano che sia sempre meglio stare all’opposizione, anche di se stessi. Eppure la politica, diceva Rino Formica, è “sangue e merda”.
Già alle precedenti amministrative si cercarono dei supplenti fuori dal circuito della politica. A Genova Marco Doria alle primarie sconfisse nientemeno che Roberta Pinotti, poi diventata ministro della Difesa. Dopo tre anni, però, secondo il Governance Poll sul gradimento dei sindaci italiani, Doria è al 58esimo posto con il 52,5 per cento. Rispetto al 2012, ha perso 7,21 punti percentuali. A Napoli Luigi de Magistris, il masaniello con la bandana arancione e la bicicletta, aveva promesso sfracelli al grido di “scassiamo tutto”, ma a fine mandato Napoli è ancora assediata dai rifiuti e dal traffico e nel frattempo il sindaco ha perso 12 punti e mezzo nel gradimento. A Napoli, il Pd candidò contro de Magistris il prefetto Mario Morcone, già commissario straordinario a Roma, che però perse. Anche l’antipolitica ha le sue regole da rispettare. E a fare a gara a fare i populisti, alla fine trovi uno più populista di te che ti “scassa”.
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