ConsumiLa spinta dei microbirrifici non si ferma: dal 2009 l’occupazione raddoppia

Nonostante ci sia il più basso consumo pro capite d’Europa, come numero di birrifici l’Italia è dietro solo a Regno Unito e Germania. Lo dice l’annuario di Brewers of Europe

Sarà la dieta, o il nostro amore per il vino. Sta di fatto che la birra rimane tutt’altro che una passione nazionale. O, per dirla meglio, siamo un Paese senza bevitori ma pieno di birrai: lo ha certificato l’ultimo rapporto annuale di Brewers of Europe, la federazione europea dei produttori di birra. Che tra le sue slide riserva una bella sorpresa: non solo i microbirrifici non sono stati un fuoco di paglia degli ultimi anni, ma l’occupazione nel settore, anche grazie a loro, è più che raddoppiata nel nostro Paese.

Meno pinte per tutti

Nessuno in Europa ne bene meno di noi, come consumo pro-capite. Se si esclude la musulmana – per quanto in parte secolarizzata – Turchia, siamo ultimi nella classifica di Brewers of Europe. Dal 2009 i consumi sono rimasti pressoché stabili – 29 litri all’anno, circa una pinta a settimana – a distanza siderale dai 144 litri ingurgitati dai cechi o i più di cento di austriaci e tedeschi. La distanza si sta comunque riducendo, perché gran parte degli europei, a partire proprio dai cechi, sta diminuendo il numero di pinte che si concede a settimana.

Se però si va a vedere il numero di produttori, la situazione si inverte: Italia e Francia, per quanto poco amanti delle bionde hanno avuto una vera esplosione di birrifici, e soprattutto di microbirrifici. Nel nostro Paese nel 2009 se ne contavano 242, nel 2014 erano più che raddoppiati, a quota 505.


Una dinamica del tutto simile c’è stata d’altra parte in Francia e Inghilterra (dove sono raddoppiati) e nel resto d’Europa, dove dai 2.373 di sei anni fa si è superata quota cinquemila, con quasi 700 imprese costituite nel 2014. In Spagna l’offerta si è addirittura decuplicata, da una trentina a oltre 300. Solo in Germania, che nel 2009 era in testa alle classifiche europee, non c’è stata la sbornia dei microbirrifici non si è registrata.

Se si guardano le statistiche sul lavoro, d’altra parte, non c’è necessariamente un legame tra l’aumento dei produttori e quello dell’occupazione. La Spagna, pur con il boom dei microbirrifici, ha visto i dipendenti del settore diminuire, in Francia la situazione è rimasta stabile e nel Regno Unito è aumentata relativamente poco, da 15mila a 18mila unità. Diverso il caso italiano: in pochi anni, peraltro di recessione nera, i lavoratori nel campo della birra sono più che raddoppiati, da 2.300 a 5.000. Il vero balzo c’è stato nel 2010, quando i lavoratori direttamente impiegati nel settore divennero di colpo 4.000. Ma la notizia è che non si è trattato di un fuoco di paglia e che la progressione positiva è continuata anno per anno. Per un Paese che non ama la birra non è una conquista da poco.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter