Durante una conferenza stampa che si è svolta qualche giorno fa a Seul, il regista J. J. Abrams ha rassicurato tutti: questo nuovo episodio di Star Wars, che uscirà nei cinema italiani il 16 dicembre, non sarà “un viaggio nostalgico” nel passato. E ha aggiunto una cosa, di non secondaria importanza. «Sapevo che sarebbe stato il primo film di Star Wars per molte persone», ha detto Abrams. «Era importante far amare i nuovi personaggi e fare in modo che non fosse necessario aver studiato la saga o aver visto gli altri capitoli».
Non è una “operazione nostalgia”, sarà fruibile anche ai neofiti e ci saranno un sacco di nuovi personaggi. Tre elementi su cui si può forse costruire una speranza: c’è la possibilità, finalmente, di vedere uno Star Wars che sia bello sul serio. Sì, perché la verità che non vogliamo ammettere a noi stessi, figli degli anni Settanta e Ottanta, che con Star Wars ci siamo cresciuti, è che la saga di George Lucas è mediocre, spesso addirittura pessima. Dicendola tutta, Star Wars paga due macroscopici problemi. Il primo con il cinema, il secondo con la società.
Con questo di J. J. Abrams forse ci sarà la possibilità, finalmente, di vedere uno Star Wars che sia bello sul serio
Cominciamo dal primo di questi problemi, quello che riguarda la qualità. Perché è ineluttabile fatto che, se prendiamo la saga intera dei sei episodi, la media che ci troviamo davanti è decisamente scadente. Come ha ben sintetizzato il critico americano Devin Faraci in un articolo contro Star Wars pubblicato nel 2013 «If you picked a Star Wars film out of a hat odds are it would be garbage». Se dal cappello dei film di Star Wars ne peschi uno, molto probabilmente sarà spazzatura.
Se provate a rivederli sarete d’accordo con Faraci. Perché l’unico film che è regge il colpo e che è un bel film sul serio è Episode V: The Empire Strikes Back (In italiano L’impero colpisce ancora) che non a caso è l’unico la cui sceneggiatura non è stata scritta da George Lucas. Se vogliamo parlare degli altri, invece, possiamo salvare per il rotto della cuffia soltanto Episode IV Star Wars: A New Hope (Guerre Stellari) mentre gli altri quattro sono rappresentano un’ottima declinazione del concetto di terrificante.
L’impero colpisce ancora è l’unico che si salva bene. Guerre stellari lo salviamo per tenerezza, ma gli altri quattro sono rappresentano un’ottima declinazione del concetto di terrificante.
Ma è il secondo problema forse ad essere più interessante. Ed è un problema sociologico. Star Wars ormai non è più di una saga cinematografica, è un fenomeno che è scappato di mano al cinema, è diventato una religione. Con tutte le magagne del caso.
Se ci pensate un attimo è proprio così. Ci hanno convinto che è una figata da ragazzini. Ha una linea narrativa vecchia e una nuova. I più fanatici assertori della sua bellezza e incorruttibilità non fanno molto sesso. Esiste un canone ammesso da un potere centrale molto forte e uno non ufficiale. Esiste un inventore di tutto e si aspetta un nuovo messia. Ma soprattutto, se la critichi i suoi seguaci ti vogliono ammazzare. Le somiglianze portano tutte in direzione delle religioni, con i suoi antichi e nuovi testamenti, con i suoi sacerdoti, i suoi vangeli ufficiali e i suoi vangeli apocrifi, i suoi papi e i suoi profeti. E con la sua incriticabilità.
Star Wars ormai non è più di una saga cinematografica, è un fenomeno che è scappato di mano al cinema, è diventato una religione. Con tutte le magagne del caso.
La fanciullezza è un’epoca parecchio strana, lo sappiamo tutti, ci siamo passati. È un’epoca di folli innamoramenti e di folgoranti passioni, ma anche di sonore fregature. Tutto diventa un culto e acquista una dimensione talmente potente e mitica da stordire il nostro senso estetico anche a distanza di decenni.
Siamo pronti a credere a qualunque cosa: che siamo nati tutti sotto le foglie di un cavolfiore; che un vecchio ciccione vestito di rosso porti, a noi e ad altri milioni di bambini in tutto il mondo, i regali che abbiamo chiesto ai nostri genitori; che i cartoni animati giapponesi siano veramente animati; che i Goonies fossero il più grande film di sempre e si potrebbe andare avanti a lungo. È un’epoca magica, ed è bellissimo sia così. Ma siamo tutti d’accordo che continuare a credere in queste cose sia un po’ ridicolo, una volta cresciuti.
«Star Wars è una di quelle cose a cui devi essere introdotto quando sei un bambino», scrive su Reddit un fan della seconda ondata, di quelli nati nel 1999. «Io li ho amati da bambino, persino gli orribili prequel. Ero un bambino, e mi interessava di più l’azione e i momenti intensi che la struttura narrativa e la povertà della CGI. Anche adesso, se riesco ancora ad affrontare questi film è a causa della nostalgia del tempo in cui avevo dai 5 ai 9 anni e li guardavo. Proverò sempre quella nostalgia, ogni volta che li rivedrò.
Insomma, la fanciullezza è un’epoca dovrebbe sapersi tenere stretta i propri innamoramenti e le proprie passioni, perché è solo al suo interno che esse hanno un senso e possono durare in eterno. Portarle fuori è un gran casino. È un po’ come il santo Graal de L’ultima crociata, non deve uscire dal tempio di Alessandretta, un tempio che, fuor di metafora Indijonesca, non è altro che il ricordo nostalgico di quando eravamo piccoli. Solo lì, nello spazio della nostalgia e del ricordo, quello che hai amato dura in eterno. Se lo porti fuori, salta in aria tutto.