Cop21Energia solare, abbiamo un problema

Quanta più energia solare immettiamo nella rete, tanto più questa perde valore. Serve agire sulla tecnologia, a partire dai sistemi di accumulo, e sulla legislazione

L’energia solare dovrebbe giocare un ruolo importante nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica, il tema che si sta affrontando alla conferenza Cop21 di Parigi sui cambiamenti climatici. La tecnologia potrebbe però imbattersi presto in un problema vincolante. Quanta più energia solare immettiamo nella rete, infatti, tanto più questa perde valore. È una semplice questione di domanda e offerta: l’energia solare raggiunge il picco di produzione nei pomeriggi soleggiati, ma proprio in queste occasioni la domanda per l’energia addizionale è limitata.

La conseguenza è che il solare comincia a competere con se stesso, portando alla riduzione del prezzo che gli operatori del settore energetico sono disposti a pagare per ottenerlo.

Quanta più energia solare immettiamo nella rete, tanto più questa perde valore. È una semplice questione di domanda e offerta: l’energia solare raggiunge il picco di produzione nei pomeriggi soleggiati, ma proprio in queste occasioni la domanda per l’energia addizionale è limitata.

Oggi l’energia solare ammonta a meno dell’un per cento della produzione mondiale di energia. Con il suo aumentare, però, gli aspetti economici diventano sempre più sfavorevoli. Shayle Kann, capo della GTM Research, e Varun Sivaram, un membro del Council on Foreign Relations, citano recenti studi condotti sulle reti elettriche del Texas e della Germania secondo i quali il valore del solare verrà dimezzato prima che questo arrivi a coprire il 15 per cento della copertura energetica. Uno studio condotto sulla rete elettrica della California è giunto alla conclusione che il solare, qualora arrivasse a coprire il 50 per cento dell’energia immessa nella rete, varrebbe appena un quarto di quello che è mai valso in precedenza. Kann e Silvaram hanno combinato i dati estrapolati da questi studi per ottenere il confronto nell’imamgine.

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L’industria è a buon punto per arrivare al costo di 1 dollaro per watt di capacità installata. Ma per far rimanere il solare competitivo nel lungo termine, questo costo dovrebbe scendere a 0,25 centesimi per watt

L’industria è a buon punto verso il raggiungimento del traguardo, fissato quattro anni fa dal Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti, di un dollaro per watt di capacità installata entro il 2020 (per un impianto casalingo da 3 kw si tratterebbe di un costo di 3mila dollari, circa 2.800 euro, esclusa installazione, ndr). Onde assicurare che il solare resti competitivo nel lungo termine, Kann e Sivaram ritengono che i governi e l’industria dovrebbero fissare un nuovo traguardo di 0,25 dollari per watt installato entro il 2050. Un simile traguardo potrebbe richiedere l’adozione di nuove tecnologie solari (una di queste sono i sistemi di accumulo dell’energia prodotta, ndr). Nel frattempo, la diffusione dell’energia solare, nuovi schemi di gestione della domanda, o normative ambientali più esigenti potrebbero cambiare la situazione incrementando il valore di base dell’energia solare.

Articolo tratto da Mit – Technology Review Italia (traduzione di Matteo Ovi)

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