Quando Business Insider ha stilato un elenco dei 15 fatti più importanti nella tecnologia avvenuti nel 2015, cinque riguardavano Elon Musk, il fondatore di Tesla e SpaceX. Due degli eventi erano relativi all’auto elettrica prodotta a Freemont, California: in positivo l’aggiornamento di tutte le Model S con un sistema di auto-pilota in grado di assistere gli automobilisti; e, in negativo, la possibilità, dimostrata, che sia possibile hackerare proprio le Tesla, così come altre auto ad altissima tecnologia che stanno spingendo la nuova primavera delle auto americane. Nella top-15 della testata online sono finiti la raccolta di fondi da 26 milioni di dollari per il progetto Hyperloop – un treno superveloce, da 1.200 km/h, che viaggerà in un tubo sottovuoto – e l’annuncio che nel 2016 partirà la costruzione della pista per i test nella Quay Valley, California. E ancora: l’appello, portato avanti assieme ad altri imprenditori e scienziati, per una carbon tax da applicare a livello globale, per limitare le emissioni di CO2. Infine, il successo più importante dell’anno: la missione compiuta di riportare per la prima volta sulla terra un razzo orbitale, il Falcon-9 di SpaceX, la compagnia privata fondata da Musk nel lontano 2002, poco dopo il primo colpo che lo rese miliardario: PayPal.
Quando Business Insider ha stilato un elenco dei 15 fatti più importanti nella tecnologia avvenuti nel 2015, cinque riguardavano Elon Musk
Si potrebbero citare però altri tre fatti. Primo: un altro appello, quello dell’inizio del 2015 per limitare l’intelligenza artificiale entro certi limiti, firmato con il fisico Stephen Hawking e altre decine di scienziati. Secondo: la presentazione, a fine aprile, delle batterie Powerwall e Powerpack, che promettono di cambiare radicalmente la distribuzione dell’energia elettrica e tutto il sistema di produzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico ed eolico). Infine, la messa in vendita del Model X di Tesla, un Suv elettrico da 132mila dollari che anticipa quello che verrà da qui al 2017: il lancio del Model 3, un’auto elettrica da 35mila dollari che dovrebbe ancora una volta cambiare lo scenario di riferimento.
Sempre nei prossimi due anni il mondo parlerà delle aziende di Musk per l’entrata in funzione della “Gigafactory”, che nel Nevada produrrà tante batterie a ioni di litio quante quelle attualmente prodotte in tutto il mondo. Per i progressi sul fronte dell’Hyperloop (il cui obiettivo di entrata in funzione è addirittura nel 2019). Per il progetto di copertura con internet delle 4,3 miliardi di persone che oggi ne sono escluse, grazie a un sistema di migliaia di piccoli satelliti. E, probabilmente, per i nuovi annunci che riguarderanno il sogno più azzardato di tutti: portare l’uomo a colonizzare Marte, entro il 2050.
Video: il progetto Hyperloop spiegato dalla Cnn
https://www.youtube.com/embed/7A7GsAPR3J0/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-ITI modi in cui Musk è stato definito sono moltissimi: dal più diffuso “visionario” a “super-eroe dell’impresa americana”. E tra tutti i paragoni quello più immaginifico è quello con Tony Stark, il personaggio dei fumetti e film Marvel che si trasforma in Iron Man
I modi in cui Musk è stato definito sono moltissimi: “visionario” è il più diffuso, e il più banale. “Pazzo” e “genio e sregolatezza” sono veri ma incompleti. Per arrivare a un quadro più definito meglio gli attributi di “figlio ideale di genio, narcisismo e amore per il rischio”; “esponente più puro del capitalismo americano della nostra era” o “super-eroe dell’impresa americana”. Tra tutti i paragoni (da Thomas Edison, lo stesso Nikola Tesla e Steve Jobs), quello più immaginifico è quello con Tony Stark, il personaggio dei fumetti e film Marvel che si trasforma in Iron Man: un ricchissimo imprenditore che sforna invenzioni senza sosta in tutti i campi.
Come tutti gli eroi, anche Musk ha i suoi antagonisti. Il più grande nel 2015 si è chiamato petrolio a prezzo stracciato, che ha minato l’appeal delle auto elettriche e i progetti nel solare come Solar City. Ma anche l’esplosione a giugno del Falcon-9 aveva fatto chiedere a molti se la scommessa di riutilizzare i razzi (e abbattere di due terzi i costi per i viaggi orbitali di rifornimento alla stazione spaziale internazionale) fosse possibile. Ci si sono messi di mezzo gli hacker, come già ricordato, e pure una rivista, Consumer Reports: prima dette un voto inedito di 103/100 alla Model S di Tesla; poi, però, si rimangiò il giudizio ed evidenziò una serie di carenze dell’auto. Come per gli eroi dei fumetti che si rispettano, si è messo di mezzo un arcinemico: Jeff Bezos, guida di Amazon, che ha duellato con Musk per la primazia nei viaggi spaziali. In un tweet velenoso, dopo il successo del Falcon-9, Bezos ha detto che la sua Blue Origin (nata per fare in futuro turismo spaziale) aveva un anno prima riportato a terra un razzo. Musk ha risposto a muso duro che quello non era un volo orbitale.
Musk ha saputo raccogliere centinaia di milioni di soldi pubblici e 34 miliardi dagli investitori di Wall Street. E quest’anno ha avuto un alleato involontario: la Volkswagen
Ma l’imprenditore 44enne ha avuto anche tanti alleati: lo Stato della California, che oggi dà 10mila dollari per ogni Model S (da 70mila dollari) acquistata; gli investitori di Wall Street, che hanno fatto crescere in cinque anni le azioni della Tesla di oltre il 1.200%, portando il valore a 34 miliardi di dollari. Una cifra già pari a quello della General Motors e che Musk ha detto di voler portare in 10 anni a 700 miliardi di dollari, come quello attuale della Apple. Una mano è anche arrivata dalla conferenza sul clima Cop21 di Parigi, la cui svolta nella lotta ai cambiamenti climatici potrebbe dare una spinta ai suoi progetti su auto, batterie e solare. Infine, è arrivato l’aiuto involontario della Volkswagen, che con il Dieselgate ha visto oscurati i propri progressi sul fronte dell’elettrico, con il Suv e-tron. Non sono mancati i dietrologi che hanno visto nella denuncia a Vw, partita da un istituto in California, una manovra finalizzata proprio ad avvantaggiare le auto di Tesla e quelle prossime di Apple e Google.
Nato nel 1971 in Sudafrica, studi tra Canada e Pennsylvania, cinque figli e un divorzio alle spalle, Elon Musk non merita l’appellativo che gli è stato affibiato di “cattivo dei film di James Bond”. Ma chi lo conosce bene dice che non è un santo, che è simile a Steve Jobs per l’arroganza e per la facilità di licenziare su due piedi chi lo delude. Tuttavia che abbia coraggio non può essere negato. «Fondare società è come masticare vetro mentre fissi l’abisso», ha detto l’imprenditore, ripreso in ritratto in un’intervista di persona da Francesco Guerrera per La Stampa. «All’inizio di ogni società la probabilità di fallire è del 90%», ha aggiunto, e le cronache quest’anno hanno raccontato di come Tesla, sul punto di fallire, fosse stata a un passo dall’essere comprata nel 2013 da Google. Il fatto che di fronte al baratro ogni volta sappia riprendersi alimenta la leggenda, ed è qualcosa di salutare per l’economia americana, di cui è divenuto un simbolo indiscusso.