Scegliere i migliori libri dell’anno è un’operazione molto più difficile di quella che riguarda i dischi o i film. Un po’ per la quantità smisuratamente superiore di libri che vengono pubblicati ogni anno, un po’ per il grado più prepotentemente soggettivo su cui si basa il giudizio su un libro. Ce ne sarebbero diverse decine di libri degni di essere segnalati in questa classifica. Quelli che seguono, in rigoroso disordine sia alfabetico che qualitativo, sono quelli che hanno vinto la gara di qualità, ma soprattutto di memoria, grande madre di tutte le sintesi.
Andrea Tarabbia, Il giardino delle mosche, Ponte alle grazie
Dopo Il demone a Beslan, Andrea Tarabbia quest’anno è tornato con un altro romanzo crudo, durissimo, violento, un viaggio nella testa di uno dei più sanguinari serial killer della storia, il russo Andrej Cikatilo che racconta la sua storia dal suo punto di vista. Ci sono case editrici che l’hanno rifiutato perché troppo violento, ma Il giardino delle mosche è un romanzo importante, disturbante, non facile da digerire, ma in qualche modo necessario da affrontare.
Vanni Santoni, Muro di casse, Laterza
A volte capita che un romanzo sia più profondo e preciso di mille articoli o inchieste. È successo quest’anno con Muro di casse, un romanzo che non è un romanzo, un’inchiesta che non è un’inchiesta che finalmente affronta il tema dei free party togliendola dalla tagliola in cui l’argomento era incastrato da anni. Un tentativo, quello di Santoni, “non di giustificare, ma di raccontare per una volta da dentro e senza pregiudizi, un mondo complesso, troppo sfuggente, troppo lontano dalla normalità per essere compreso mentre accadeva”. Lo scrivevamo a giugno, lo pensiamo ancora oggi.
Miriam Toews, I miei piccoli dispiaceri, Marcos y Marcos
Dolore, depressione, intelligenza, umorismo, rincorsa della vita e rincorsa della morte. Ne I miei piccoli dispiaceri, la scrittrice canadese Miriam Toews sembra averci messo tutta se stessa. Al centro del romanzo c’è il rapporto tra due sorelle agli antipodi e un suicidio da evitare, ma anche tantissima calorosa umanità. Dramma, melodramma, tragedia e commediaccia hanno scritto i giurati del premio Simbad quando hanno premiato questo libro a novembre. E ci hanno visto bene.
Etgar Keret, Sette anni di felicità, Feltrinelli
Sette anni di vita in 150 pagine dense di vita, ironia, contraddizioni, anche dolore, non è da tutti saperle sintetizzare. Etgar Keret ha questo come dono incredibile, e un altro: la profondità, quella che gli permette di affrontare “le paure che abbiamo tutti nei confronti della vita, degli altri, della morte, della violenza, della guerra o della fervente religione di nostra sorella. Sono lì, se ne stanno inevitabili ad attenderci sul percorso che ci porta dalle mani dell’ostetrica che ci ha fatto nascere fino al luogo dove esaleremo il nostro ultimo respiro. L’inevitabilità è il motivo per cui ci spaventano, probabilmente. Ma un libro come questo ci dimostra che è anche il motivo per non dobbiamo preoccuparcene, perché in ogni male c’è anche un bene, ma soprattutto perché il fatto stesso che tutte queste cose siano inevitabili ci toglie un problema — tentare di evitarle — e ci lascia il tempo di ridere e di goderci quello che ci offre la vita”.
Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, Feltrinelli
Per molti è stato il libro dell’anno, ha venduto un sacco di copie, conquistando migliaia di lettori e anche una discreta quantità di premi, da ultimi il Mondello giovani e il Super Mondello. Atti osceni in luogo privato è un romanzo sull’amore, sul sesso, sulla crescita, sulla vita e sulla morte, un classico romanzo di formazione, con citazioni classiche a una cultura middle pop che abbiamo più o meno tutti, con riferimenti di vita che più o meno tutti abbiamo vissuto, E allora che cosa fa di questo libro per molti aspetti normale un libro da ricordare a fine anno. La risposta è nella facilità e nella felicità dell’arte di raccontare di Marco Missiroli, uno degli scrittori più maturi della nuova generazione di narratori italiani, che ha scritto questo romanzo in un paio di mesi, mettendoci poi degli anni per limarlo, aggiustarlo, smussarlo, rendendolo alla fine praticamente perfetto.