A poche ore dal voto decisivo per la Spagna, Podemos e Ciudadanos, i due partiti emergenti, fanno il pieno negli ultimi eventi organizzati a Madrid. Oltre 10mila persone, a testa. Molti arrivano da due quartieri ben precisi della capitale: Vallecas e Montecarmelo. Una è la casa natale di Pablo Iglesias. L’altra l’enclave madrilena del catalano Albert Rivera.
VALLECAS, LA ZONA ROSSA DI PODEMOS
Alla fermata della metropolitana Buenos Aires, Erminia, 46 anni, vende castagne: mezza dozzina 1 euro. «La stagione va male, non c’è molto freddo», dice servendo un cliente. “A votare? Non m’interessa. Penso vincerà il partito popolare, ma tanto qui comanda la Merkel“, ironizza. Angel, 42 anni, è indeciso. Poi sorride: “Non so nemmeno se potrò andare, devo lavorare”. Lui, che fa il cuoco precario e itinerante, è tra i più fortunati. A Vallecas, zona popolare a sud di Madrid, il miracolo è trovare un lavoro. La crisi ha spazzato tutto come uno tsunami: “un quartiere disoccupato”, riassume Mariano Sánchez, fondatore della trentennale Radio Vallekas, uno scantinato sgarrupato coi poster appiccicati alle pareti, che ha tutta l’aria di un vecchio centro sociale. “Qui ha vinto sempre il partito socialista”, dice accendendosi una sigaretta. Almeno fino alle passate elezioni europee, quando Podemos ha raccolto oltre 250mila voti. Alle comunali poi, questa circoscrizione è stata il fortino inespugnabile di Pablo Iglesias: un 44 per cento degli elettorali ha scelto Podemos. Un 30 il Psoe.
A Vallecas, zona popolare a sud di Madrid, il miracolo è trovare un lavoro. La crisi ha spazzato tutto come uno tsunami
“I socialisti si sono spostati più al centro, la gente ha preferito Iglesias” spiega. Per lui, 60 anni, a spasso dal 2010, con un aiuto di 500 euro al mese, la radio è l’unica attività. “Prima, come emittente, avevamo un piccolo sussidio statale, adesso siamo tutti volontari” racconta mostrando il fitto programma: circa 45 emissioni la settimana gestiti da 200 persone. La chiave di volta è proprio la Torre, l’edificio esagonale di 14 piani, da dove RVK trasmette. Costruito 20 anni fa, è un conglomerato di case popolari per famiglie, oltre 300, con pochi soldi in tasca. “La gente è stanca. Ci sono stati molti sfratti, l’ultimo giusto due giorni fa. C’è bisogno di un cambiamento serio e soprattutto di lavoro”, incalza Mariano. Il dato d’occupazione del rione supera da tempo il 20 per cento, ma tanti non sono nemmeno più iscritti all’ufficio di collocamento. Accanto a RVK c’è anche il centro occupato La Atalaya: dall’anno scorso i ragazzi hanno messo su una biblioteca, un bar, perfino una palestra. Poco più in là l’orgoglio del quartiere: la cooperativa ecologica La Garbancita, dove si compra a buon prezzo. Per il resto non c’è altro. Pochissimi negozi e pochi bar semideserti. “O Podemos o Izquierda Unida”, afferma Rubén, 27 anni, nato e cresciuto a Vallecas, che oggi vive altrove. “Perché? Perché i suoi leader e i suoi membri sono gli unici che conoscono zone come queste, le più colpite dalla crisi. Pablo Iglesias vive a pochi metri da qui”.
MONTECARMELO SI TINGE DI ARANCIONE
Nel nordest di Madrid, si respira un altro clima. Il quartiere Montecarmelo, costruito agli inizi del 2000 come città-dormitorio, ha strade perfettamente perpendicolari, larghe, edifici nuovi e ben curati, alcuni con piscina, campi da padel o palestre. Ci vogliono almeno 300mila euro per comprare una casa da 60 mq. E l’affitto più economico si aggira attorno ai mille euro. Per diverse cooperative religiose, molte di queste legate all’Opus Dei, è il posto perfetto per far nascere cooperative di appartamenti. Forse per questo molte vie hanno nomi clericali: Monasterio del Escorial, de Silos, de Guadalupe, de Suso y Yuso, de Sobrado, o viale del Santuario del Valverde. L’educazione fa capo alla scuola religiosa Santa María la Blanca o al privato Istituto Tedesco: una quota che oscilla dai 3.500 ai 5mila euro all’anno asseconda dell’età degli alunni. Alle scorse elezioni comunali, il partito arancione di Albert Rivera è stato il più votato della capitale, con oltre il 20 per cento delle preferenze, sei punti sopra i socialisti. In testa solo i popolari con il 41 per cento.
Ma negli ultimi mesi il clima sta cambiando: “Ciudadanos mi piace, non dico altro, è l’unica possibilità che ci rimane” afferma Begoña, infermiera che come il resto dei vicini chiede più scuole pubbliche: “ci sono tantissimi asili privati ma solo due scuole statali” e un centro salute “che non abbiamo”. “Credo che stavolta vincerà Rivera, c’è molta stanchezza nei confronti del bipartitismo“, incalza David, residente tipo del quartiere: 38 anni, laureato, due figli piccoli e una moglie che, anche lei, lavora. “Voterò per Ciudadanos”, aggiunge.
Secondo i sondaggi, chi sceglie il partito arancione corrisponde a un target ben preciso: coppie tra i 30 e i 50 anni con figli e studi medio-alti o universitari.
D’altronde, secondo i sondaggi, chi sceglie il partito arancione corrisponde a un target ben preciso: coppie tra i 30 e i 50 anni con figli e studi medio-alti o universitari. Ma soprattutto entrambi lavoratori. Il quartiere è la zona perfetta per fare affari. “È in fermento, la disoccupazione si aggira al 7% ed è pieno di bambini”, dice Pedro, proprietario di un negozietto di prodotti alimentari. “E i bambini devono mangiare”, sorride. Non per niente proliferano bar e ristoranti di tutti i tipi. Albert Rivera qui sembra aver già vinto.