Natale. Tempo di buoni sentimenti, regali e conflitti di interessi. Così almeno temono alcuni parlamenti, che hanno vietato ai propri eletti di accettare doni particolarmente sfarzosi. Assemblea che vai, divieto che trovi. Più austero il Congresso degli Stati Uniti, dove i politici devono restituire ogni pacchetto del valore superiore a 50 dollari. In Gran Bretagna sono più attenti all’etichetta. Ai parlamentari inglesi è permesso accettare i pensieri natalizi, ma hanno l’obbligo di dichiarare i doni che sono costati più dell’1 per cento della propria indennità. A Parigi si è optato per un più diplomatico tetto di 150 euro. Ma a decidere su ogni donazione è un’apposita figura istituita dall’Assemblea Legislativa, il deontologo. E in Italia? A Montecitorio un limite ai regali ancora non esiste. Eppure anche da noi le regole potrebbero presto cambiare.
È una questione di etica, sostengono i diretti interessati. Chi può assicurare che dietro quella strenna così generosa non si nasconda un agguerrito lobbista?
È una questione di etica, sostengono i diretti interessati. Chi può assicurare che dietro quella strenna così generosa non si nasconda un agguerrito lobbista? E allora, tanto per evitare malintesi, meglio rinunciare al regalo. A Bruxelles il problema è stato risolto dal 2011, con l’approvazione del Codice di condotta dei deputati al Parlamento europeo. Un regolamento che durante il periodo natalizio obbliga spesso alla scortesia. La norma è chiara: tutti i doni di valore superiore a 150 euro devono essere rifiutati. Fanno eccezione quei pensieri ricevuti dal deputato nelle vesti di rappresentate ufficiale del Parlamento, che però vanno consegnati al presidente dell’assemblea. In Belgio sono precisi. Le misure di attuazione del codice di condotta descrivono minuziosamente la procedura: entro l’ultimo giorno del mese successivo alla data di ricevimento del regalo, il deputato deve trasmettere al presidente una descrizione del dono e una stima del suo valore. Oltre ovviamente al nome del donatore. A quel punto sarà un apposito servizio competente a comunicare dove consegnare il regalo. Qui il conflitto di interessi è una cosa seria: in caso di dubbio sul valore dell’omaggio, la norma prevede persino la possibilità di avvalersi di un esperto indipendente. Sarà lui, dopo un’attenta valutazione, a stabilire se il pacchetto può finire sotto l’albero del deputato.
Ma Babbo Natale ha vita difficile anche dall’altra parte dell’Oceano. Le regole della Camera dei Rappresentanti americana sono contenute nel codice di condotta ufficiale, il Code of Official Conduct. Anzitutto un divieto. I regali non possono essere mai accettati se a farli è un lobbista registrato, con buona pace dello spirito natalizio. Per il resto i parlamentari possono ricevere, in linea di massima, solo i doni di valore inferiore a 50 dollari. Come spiega un recente dossier del Servizio Studi di Montecitorio, anche i senatori americani devono sottostare alle stesse regole. Ma con qualche eccezione. Previa autorizzazione del Select Committee on Ethics – la commissione parlamentare per le questioni etiche – è possibile accettare regali del valore superiore a 250 dollari «da individui in ragione di una personale amicizia con l’interessato». Più complesse le norme in Gran Bretagna, dove si rischia di ricorrere al commercialista per ogni dono ricevuto. Stando alle regole, i parlamentari devono dichiarare «i doni e l’ospitalità» di cui si è beneficiato in ragione del proprio mandato, se di valore superiore all’1 per cento dell’indennità.
In Francia c’è addirittura un apposito organo istituzionale preposto a valutare l’opportunità di ogni dono. È il “deontologo”, a cui ogni parlamentare ha l’obbligo di dichiarare i regali ricevuti se di valore superiore ai 150 euro
In Francia le norme cambiano ancora. Qui c’è addirittura un apposito organo istituzionale preposto a valutare l’opportunità di ogni dono. Per prevenire ogni possibile conflitto di interessi, nel 2011 l’Assemblea Nazionale ha approvato un codice di condotta per gli eletti. Particolarità tutta francese: il Parlamento ha istituito la figura del “deontologo”. È una carica indipendente, votata a maggioranza qualificata dall’ufficio di presidenza, a cui ogni parlamentare ha l’obbligo di dichiarare i regali ricevuti se di valore superiore ai 150 euro.
E in Italia? A differenza di Palazzo Chigi, alla Camera dei deputati un limite ai regali ancora non è previsto. A garantire un tetto ai doni più lussuosi, almeno negli ultimi anni, ci ha pensato la crisi. Eppure presto le regole potrebbero cambiare. Negli ultimi mesi sono state depositate a Montecitorio tre diverse proposte di modifica del regolamento: tutte finalizzate a introdurre anche nel nostro Paese un codice etico per i parlamentari. Una in particolare, presentata dal Pd Michele Nicoletti, interviene anche sulla questione dei regali. La Giunta per il regolamento sta studiando la questione. Subito dopo le feste natalizie sarà il deputato Pino Pisicchio a presentare una relazione. Se il progetto verrà approvato, dal prossimo anno anche ai regali per i nostri deputati sarà imposto un tetto di 150 euro. Con i tempi che corrono, non è poi così male.