Lo scorso 30 giugno la Camera dei deputati ha approvato la costituzione di una commissione di inchiesta sull’uranio impoverito, all’unanimità. Ma a distanza di cinque mesi l’organismo parlamentare non può ancora iniziare a lavorare. Oggi, per la seconda volta nel giro di due settimane, la seduta è stata annullata. Mancava il numero legale. In assenza di un accordo sul nome del presidente, si sono presentati in commissione solo sette deputati su venti. Eppure il tema è particolarmente delicato. Stando ad alcune stime, i militari italiani che si sono ammalati dopo aver prestato servizio in Iraq, nei Balcani e in Afghanistan sono oltre 3mila. Di questi, 318 sono ormai deceduti.
Alcuni parlamentari temono che con l’arrivo delle festività natalizie l’insediamento della commissione possa slittare fino al mese di gennaio. «Una eventualità – hanno scritto alla presidente Boldrini – che il buon senso istituzionale dovrebbe scongiurare»
«Si tratta di una forma inaccettabile di ostruzionismo di maggioranza per impedire la nascita e il lavoro di una commissione così importante e delicata» si sfoga su Facebook l’esponente di Forza Italia Elio Vito, già presidente della commissione Difesa. E il problema, infatti, sembra riguardare il Partito democratico. In commissione erano presenti i due deputati di Forza Italia, e con loro quelli del Movimento Cinque Stelle, di Sinistra Ecologia e Libertà, del gruppo Misto e di Area Popolare. Le indiscrezioni raccolte a Montecitorio confermano le difficoltà a trovare un accordo per la presidenza. A cui informalmente era stato proposto il deputato del Pd Gian Piero Scanu. «Intanto per la seconda volta la seduta viene disertata» denuncia il Cinque Stelle Gianluca Rizzo. Era accaduto anche una settimana fa. Allora, però, c’era una giustificazione. Era stata contemporaneamente convocata per discutere la legge di Stabilità anche la commissione Difesa, di cui molti componenti fanno parte. «Stavolta le assenze del Pd sono inaccettabili» continua il grillino. «Eppure – continua l’esponente di Sel Donatella Duranti – l’urgenza di sapere cosa sta succedendo ci dovrebbe essere visto che, purtroppo, continuano i casi di decesso. Non è tollerabile prestarsi a giochi di posizione quando è in ballo la salute delle persone».
Proprio ieri alcuni deputati avevano scritto una lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini. Poche righe per chiedere un intervento e velocizzare la costituzione della commissione. «Le chiediamo il suo autorevole intervento sui gruppi e i deputati membri – si legge – affinché non facciano mancare il numero legale e consentano, con l’elezione dei presidenti, vicepresidenti e segretari, l’avvio dell’attività di indagine». Firmata da Rizzo (M5S), Duranti (SI), Mauro Pili (Misto) e Andrea Causin (AP). Anche perché il timore, raccontano alcuni di loro, è che con l’arrivo delle festività natalizie la costituzione dell’ufficio di presidenza possa slittare fino al mese di gennaio. «Una eventualità – si legge ancora – che il buon senso istituzionale dovrebbe scongiurare».
La commissione ha il compito di indagare sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito i nostri militari impiegati nelle missioni all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito delle munizioni. Particolare attenzione viene data all’uso di proiettili all’uranio impoverito. Ma anche ai componenti e alla modalità di somministrazione di alcuni vaccini
Nel frattempo proseguono le pressioni perché la commissione inizi i lavori. Diversi deputati sono in contatto con le associazioni legate ai militari coinvolti. Tutte chiedono di riprendere le attività per chiarire le reali responsabilità di tanti decessi. Quella in attesa di essere costituita, infatti, è la terza commissione di inchiesta in materia. Altre due erano state approvate in Senato durante le precedenti legislature. Con alcune differenze. La commissione approvata a giugno dalla Camera ha il compito di indagare sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito i nostri militari impiegati nelle missioni all’estero, ma anche nei poligoni di tiro e nei siti di deposito delle munizioni, «in relazione all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno». Particolare attenzione viene data all’uso di proiettili all’uranio impoverito «e alla dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico». Ma viene chiesto di fare luce anche sui componenti e sulla modalità di somministrazione di alcuni vaccini.
Venti deputati componenti, ventiquattro mesi di tempo per portare a termine il proprio lavoro. Come già previsto in altri casi, l’organismo potrà procedere con gli stessi poteri e limitazioni dell’autorità giudiziaria. Costo dell’operazione? Duecentomila euro in tutto. Sempre che finalmente la commissione di inchiesta sull’uranio impoverito possa avviare i propri lavori.