Mad Max
Trama ridotta ai minimi termini. Poche parole, ma Miller ha dimostrato una cosa che ogni tanto ci dimentichiamo: ovvero come il cinema sia dotato, oltre alle parole e alla trama — strumenti che il cinema condivide con tutto il resto delle arti narrative — di un altro arsenale di linguaggi, paralleli alle parole e alle strutture del racconto. Che poi, a ben vedere, sono quelli veramente esclusivi dell’arte cinematografica: parliamo della colonna sonora, del montaggio, del ritmo delle inquadrature, dei movimenti di macchina. Un film totale.
Kingsman
Nell’anno di Spectre, la più bella spy story non ha James Bond come protagonista. È una notizia. È una bellissima notizia, perché finalmente qualcuno ha scoperto come riprendere un genere un po’ esausto e renderlo frizzante, divertente e scanzonato, tornando anche a usare tecniche come il colpo di scena, usanza in disuso dalle parti di 007 e non solo. Kingsman fa quello che Guardians of Galaxy fa con Star Wars. Prende un’idea della madonna e la fa con divertita professionalità.
Youth
Qualcuno lo ha definito arrogante e intellettualmente masturbatorio, in realtà è la prova più matura che poteva offrirci Sorrentino, che dopo La Grande Bellezza ha messo sullo scaffale un delicato catalogo delle proprie ossessioni, un’antologia di piccole saggezze e grandi paure, un manuale per vincere la sensazione di inadeguatezza che alberga in tutti noi e che, proprio in noi ha la soluzione.
The Lobster
Si può fare un film che sia nello stesso tempo disturbante e divertente? Che abbia l’incomprensibilità del surrealismo e la semplicità di una favoletta? Evidentemente sì, visto che The Lobster, di Yorgos Lanthimos con Colin Farrell e Rachel Weisz è esattamente così. Ci sono due modi di uscire dalla sala dopo la visione. Il primo è uscire straniati, senza aver capito quasi nulla e con molte più domande ci quando si è entrati al cinema. Il secondo con uno strano senso di pace, come dopo una piccola catarsi. In entrambi i casi The Lobster è un’esperienza da provare.
Suburra
La grande epica italiana ormai è quella della malavita, della camorra, di Mafia Capitale, quel sottobosco mafioso, laido e decadente che è alla base dell’Italia molto più di quanto lo sia la religione cattolica, dopo aver partorito diverse classi politiche ed elite dirigenziali negli ultimi decenni, finalmente ci ha dato anche il contentino di avere qualcosa da raccontare al mondo. Dopo l’ottimo esperimento narrativo di Romanzo criminale — libro, poi film, poi serie televisiva — dopo il tentativo, un po’ meno riuscito, di Gomorra — libro, poi film, poi serie televisiva — Suburra è forse l’apice di un filone creativo che dobbiamo saper sfruttare bene, perché per la prima volta da anni, piace molto all’estero. In attesa di Suburra la serie, primo prodotto local” di Netflix Italia, questo film di Sollima è assolutamente da vedere.