Un Pollicino in azzurro: l’unica gara di Zoratto a Berna

L'emozione per la prima e ultima volta in Nazionale, l'indignazione per Bettino Craxi e le lacrime alla laurea honoris causa di Arrigo Sacchi

Nel 1991 Arrigo Sacchi ricevette l’incarico di commissario tecnico della Nazionale Italiana di calcio. Il selezionatore, o commissario tecnico, è un mestiere che si fa tutto l’anno. C’è da seguire, costruire, parlare e mediare, e spesso infortuni, cali di forma, scappatelle e incomprensioni aprono la porta della Nazionale a persone che, ligie e oneste, si limitano a fare il loro mestiere. Tra l’aprile e il maggio del 1993 la Nazionale italiana si trovò ad affrontare la Svizzera in una partita valida per le qualificazioni al mondiale di USA 1994. Nella lista dei convocati per la sfida, tra i veterani abituati a vestire la maglia azzurra trovò spazio tale Daniele Zoratto, centrocampista del Parma di trentun anni. Zoratto, soprannominato Pollicino per via della sua statura, era uomo di fatica dai piedi decenti, dal fisico minuto e dalla sorprendente costanza di rendimento. Molti ricordano ancora che Pollicino, appena arrivato a Coverciano, sbagliò l’imbocco degli spogliatoi andando verso i giornalisti che, da esperti del mestiere e conoscitori del luogo, gli indicarono la strada giusta non risparmiandogli qualche battuta.

Zoratto giocava nel Parma di Nevio Scala. Si era fatto con il tempo, venendo su dalla C e affermandosi in Europa fino a vincere una Coppa delle Coppe. Zoratto era un metronomo costante e infaticabile che dava il ritmo alla squadra e non smetteva mai di parlare coi suoi compagni, in campo e fuori. Ad Arrigo Sacchi piaceva già ai tempi in cui allenava il Rimini nel 1982, quando lo prelevò dal Cesena per farne il perno del suo centrocampo. Gli erano sempre piaciuti quell’onestà e quel modo umile di onorare il mestiere di calciatore. Il giorno della convocazione, a chi gli chiedeva perché avesse convocato un calciatore a fine carriera, Sacchi rispose: “Prima di diventare giocatore, Zoratto ha conosciuto la miseria vera e la fame. Come tutti gli uomini intelligenti non se n’è dimenticato. Non è certo un fenomeno, ma è un onesto lavoratore”.

Il 29 Aprile del 1993, a Montecitorio, il Presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Craxi pronunciò un discorso contro l’ipocrisia. Il leader del PSI ammise apertamente che in Italia il sistema dei finanziamenti illeciti ai partiti era una prassi consolidata e convinse il Parlamento a negare l’autorizzazione a procedere alla magistratura, scampando così a un probabile arresto. Di lì a poco tempo Craxi si sarebbe reso irreperibile, per poi riapparire qualche tempo dopo ad Hammamet, in Tunisia, sotto la protezione dell’amico Zine Ben Alì.

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