Non è una storia di gossip quella del secondo Vatileaks, esattamente come non lo era il primo. E se le cronache di queste settimane hanno dato spazio soprattutto alle continue esternazioni di Francesca immacolata Chaouqui o a brani di intercettazioni meglio se soffusi di pruriginose luci rosse, l’altro imputato nel processo istruito in Vaticano – monsignor Lucio Angel Vallejo Balda – è finito un po’ nell’ombra. Tanto da sembrare, alla fine, un personaggio da feuilleton rimasto vittima di eventi più grandi di lui: ambizioso, anche bravo nel suo campo, ma un po’ sprovveduto. Le cose stanno davvero così? Se ci si avvicina di più ad alcuni protagonisti di questa storia, emerge un quadro più articolato in cui s’incontrano poteri finanziari, politici, ecclesiali e non solo italiani. Una fitta rete di rapporti che colloca i “corvi” e alcune personalità a loro vicine, in uno scenario assai più ampio di quanto fin ad ora non sia emerso.
Dalla piccola Astorga alle finanze vaticane
Cominciamo dalla fine e andiamo nella cittadina di Astorga, nel nord della Spagna, provincia di Leon, circa 12mila abitanti, un passato medioevale, dotata di cattedrale e imponente palazzo episcopale. Astorga è anche sede vescovile. Ed è appunto qui che Vallejo Balda cominciò ad emergere come “el cura broker”, il prete broker, mostrando quelle capacità di gestione e moltiplicazione del denaro, di messa a reddito delle proprietà della Chiesa, che lo resero prima famoso nel suo Paese e poi gli aprirono le porte del Vaticano dove è salito fino al grado di segretario della Prefettura degli affari economici della Santa Sede; dicastero quest’ultimo, incaricato, prima della riforma di papa Francesco, di revisionare e preparare i bilanci vaticani (nella scalata gli furono d’aiuto anche le sue relazioni con l’Opus Dei). Fra i suoi sponsor e amici figura ai primi posti monsignor Camilo Lorenzo, vescovo della cittadina spagnola per vent’anni, dal 1995 allo scorso 18 novembre, quando il papa ha accettato la sua rinuncia. Mons. Lorenzo aveva compiuto in effetti 75 anni, raggiungendo così l’età della pensione secondo la legge della Chiesa. Tuttavia, di norma, il pontefice prolunga il mandato del vescovo oltre la scadenza ufficiale per un tempo più o meno lungo, non in questo caso però; la rapidità della sostituzione è stata messa in relazione, da diversi osservatori, con lo scandalo di cui si è reso protagonista Vallejo Balda il cui stretto legame con il vescovo era noto.
Monsignor Lorenzo, come il suo pupillo Vallejo Balda, erano amici e consiglieri di una formidabile Ong cattolica iberica, una grande e ricca organizzazione filantropica assai nota in Spagna e diffusa in decine di Paesi chiamata “Mensajeros de la paz”. In Italia la presidente dei “Messaggeri della pace” è la contessa Marisa Pinto Olori del Poggio, chiamata in causa dalla Chaouqui come sua referente e guida nel bel mondo, amica di cardinali ben introdotta in Vaticano; che sia di casa Oltretevere non c’è dubbio, per esempio lo scorso 11 novembre ha preso parte al ricevimento annuale dell’Ordine equestre del santo sepolcro di Gerusalemme, con nobili, potenti vari e alti prelati; fra gli altri erano presenti all’evento mondano il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le chiese orientali, e monsignor Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme.
Messaggeri della pace e del Partido Popular
Ma torniamo ai Messaggeri della pace. L’organizzazione dicevamo origina in Spagna dove fu fondata nel 1962 da un prete, Angel Garcia Rodriguez, sacerdote intraprendente e multiforme che ha dato vita a una sorta di holding della carità impegnata a sostenere famiglie, bambini, anziani. Ma padre Angel per costruire il suo piccolo impero ha goduto pure di ottime entrature con il potere politico che contava in Spagna, popolari e socialisti senza distinzione, e tuttavia la sua predilezione andava evidentemente ai primi se si considera che Ana Botella, ex sindaco del Partido Popular di Madrid e moglie di José Maria Aznar, ha ricoperto l’incarico di “Presidenta de honor de los Mensajeros de la paz”. In anni ormai lontani padre Angel era in buoni rapporti con il generalissimo Francisco Franco, e si dice anche con Luis Carrero Blanco, ammiraglio e capo del governo sotto il franchismo poi morto in un attentato dell’Eta (l’organizzazione basca). Tuttavia l’eclettico sacerdote dice di aver ammirato come politico il socialista Felipe Gonzales. E appunto con “i Mensajeros de la paz” (fra i cui partner spicca il Banco Santander, da sempre vicino all’Opus Dei), erano in stretto contatto in Spagna sia il vescovo di Astorga che il suo economo plenipotenziario partecipando attivamente alle iniziative e alle opere dell’organizzazione, e fornendo l’aiuto necessario. Vallejo poi era legato anche al cardinale Antonio Maria Rouco Varela, fino a non molto tempo fa arcivescovo di Madrid.
Che partita sta giocando l’Opus Dei? I legami fra Vallejo Balda e “la Obra’”sono un fatto
Ernst & Young è un po’ dappertutto
Il 24 maggio del 2013 – papa Francesco era stato eletto appena il 13 marzo la Fondazione EY (Ernst & Young) insieme a Banca Sistema, offrivano un concerto di beneficenza con l’obiettivo di raccogliere fondi in favore dei Messaggeri della pace italiani, presieduti dalla contessa Pinto Olori del Poggio, presso l’ambasciata di Spagna presso la Santa Sede. L’ambasciatore di Madrid in Vaticano era Eduardo Gutierrez Saez de Buruaga, in ottimi rapporti personali e familiari con l’Opus Dei; si pensi che il fratello Angel fu sposato dal vicario generale della Prelatura per la Spagna (don Tomas Gutierrez Calzada) con tanto di lettura di messaggio e benedizione papale (il diplomatico era testimone dello sposo, era il 1999).«La nostra presenza a fianco dei Messaggeri della Pace è parte di un percorso che abbiamo già intrapreso da tempo e che ci vede attivi anche attraverso la Fondazione EY, nata proprio per rafforzare il nostro impegno nel sociale» dichiarava a proposito dell’iniziativa Donato Iacovone, amministratore delegato di Ernst & Young Italia. È appena il caso di ricordare che Francesca Immacolata Chaouqui lavorava nel settore pubbliche relazioni appunto per Ernst & Young; il 18 luglio del 2013, poi, Bergoglio istituiva «una Pontificia Commissione referente sull’Organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede», la famosa Cosea della quale furono membri sia Vallejo Balda – con ruolo di segretario – che Chaouqui. Per altro come ha detto con chiarezza Francesco tornando dall’Africa, fu il prelato spagnolo a indicare la giovane PR come persona capace.
Ma attenzione, la sequenza dei fatti interessanti non finisce qua: il 18 novembre del 2013, Ernst & Young riceveva l’incarico di revisionare le finanze del Governatorato dello Stato vaticano (il cuore della cittadella del papa), incarico concordato – come affermava il comunicato dell’epoca – dallo stesso Governatorato con la Cosea (la commissione cessò poi di esistere al principio del 2014). Una serie infinita di coincidenze si dirà, il che ovviamente è possibile. Eppure le strane concomitanze non finiscono qua.
La contessa e “Diplomatia”
Gli incroci fra la contessa Pinto Olori del Poggio e la società di consulenza internazionale Ernst & Young, infatti, proseguono. La prima la ritroviamo vicepresidente senior di “Diplomatia”, potente associazione (quasi una super lobby) dove s’incontra il gotha del mondo economico e politico con diramazioni internazionali. Ne sono membri diversi ministeri, ambasciate, molte delle maggiori imprese pubbliche e private nazionali. Ai vertici dell’esclusivo club troviamo rappresentanti di Finmeccanica, Fincantieri, d’Intesa San Paolo, di JP Morgan, ambasciatori di Marocco, Messico e così via. Spicca anche la presenza di Allianz (società fra le prime al mondo nel campo delle assicurazioni); en passant ricordiamo che Carlo Salvatori, presidente di Allianz Italia, è il membro italiano del consiglio di sovrintendenza dello Ior. Ma sopratutto a capo dell’Advisory board dell’organizzazione ritroviamo quel Donato Iacovone, capo di Ernst & Young Italia, di cui abbiamo già parlato. A iniziative promosse da “Diplomatia” (in Vaticano, 11 luglio 2013) ha preso parte anche il cardinale Jean Louis Tuaran, chiamato in causa ancora da Vallejo Balda come trait d’union fra la contessa e la Chaouqui.Fra le imprese socie di “Diplomatia” risultano ci sono anche Kpmg e Pwc, entrambe società multinazionali esperte di gestione finanziaria che hanno avuto negli ultimi anni importanti incarichi di revisione dei conti d’Oltretevere: dall’allineamento agli standard internazionali della contabilità vaticana fino alla revisione (per Pwc) dei bilanci consolidati della Santa Sede, decisione quest’ultima presa nei giorni scorsi (un incarico arrivato dopo che, qualche settimana fa, era stata diffusa la notizia mai confermata né smentita dalla Santa Sede, di una violazione del computer del revisore generale del Vaticano). Resta da dire che anche Stefano Fralleoni, ragioniere contabile della Prefettura per gli affari economici della Santa Sede e stretto collaboratore di Vallejo, vanta un passato professionale alla EY.
Punti da chiarire ricordando Gordon Gekko
Restano a questo punto alcune considerazioni e domande non retoriche. Di certo l’azione di pulizia del papa è andata avanti spedita e moltissime cose sono cambiate in poco tempo. Ne è conferma il terzo “progress report” di Moneyval (di questi giorni) – l’organismo internazionale che valuta la normativa antiriciclaggio – che valuta positivamente il cammino compiuto dalla Santa Sede. D’altro canto i lavori proseguono se papa Francesco e i suoi collaboratori hanno appena istituito un nuovo gruppo di lavoro sull’andamento complessivo delle finanze vaticane.Resta da chiedersi se il Vaticano abbia valutato non solo i pro (professionalità, rottura di vecchi schemi) ma anche i rischi nell’aver affidato in modo così massiccio a multinazionali della finanza (anche Promontory Group e Deloitte figurano fra i consulenti della Santa Sede) il controllo su procedure e conti tenendo presente che, come spiegava trent’anni fa da Gordon Gekko-Michael Douglas in Wall Street, “l’informazione è potere”, figuriamoci quella proveniente dal Vaticano.
Inoltre: è possibile che nei primi 6-8 mesi di pontificato, quando ancora i nuovi assetti non si erano stabilizzati, ci siano stati tentativi di infiltrarsi nel processo di riforma con l’obiettivo di rallentarlo o almeno pilotarlo, e di cui il passaggio di documenti rappresenta l’epilogo? E’ una domanda reale che sarebbe a questo punto ingenuo non porsi. Ancora: che partita sta giocando l’Opus Dei? I legami fra Vallejo Balda e “la Obra’”sono un fatto (oltretutto il monsignore appartiene alla Fraternità sacerdotale della Santa Croce, una struttura opusiana),ma è un fatto che anche il ministro per l’Economia del papa, il cardinale George Pell, è amico dell’Opus Dei, mentre un membro della Prelatura, il cileno Mauricio Larrain (gruppo Santander), fa parte del board dello Ior. Esiste una spaccatura all’interno della Prelatura rispetto al pontificato di Francesco?
Infine appare evidente una cosa: se il papa vuole ridurre ruolo e peso della ‘corte’ pontificia, questo lavoro dovrà avere avere un suo inevitabile prolungamento nei palazzi nobiliari esterni alla città del Vaticano, in quell’intricato intreccio di antichi ordini, titoli onorifici roboanti, poteri economici, finanziari e mediatici (molti dei quali italiani), in quelle serate di gala e beneficenza in cui il prelato di turno sfoggia l’abito migliore. E non sarà impresa semplice.