«Basterà una scintilla, un corteo in cui alcuni manifestanti vengano uccisi o feriti dalla polizia. L’onda di malcontento si propagherà nelle capitali europee e sarà l’inizio di anni bui per il continente». Non sono versi di un’apocalisse apocrifa, ma il pensiero coinciso e critico di Arnold Karskens. Giornalista olandese, reporter di guerra da oltre trent’anni, un uomo con pochi peli sulla lingua. Karskens non ha dubbi e a Linkiesta ammette: «Il 2016 sarà l’anno della Primavera Europea».
Dal rafforzarsi ovunque in Europa dei populismi, all’incapacità di trovare una soluzione alla crisi migratoria. Le possibili cause di un’ondata di proteste violente nei 28 Stati membri sono già sotto gli occhi di tutti. «Dopo 35 anni passati nei teatri di guerra, posso assicurarvi che l’Europa è a un passo dall’irreparabile» spiega Karskens «Il mio dovere è avvisare le persone, metterle a conoscenza di quanto appreso sul campo. Ogni guerra, ogni conflitto civile, ogni rivoluzione ha alcuni elementi che si ripetono».
Per prima cosa serve un controllo centrale, una leadership che dia avvio e al contempo incarnazione alle ragioni del malcontento» prosegue Karskens «Ogni Paese europeo, da questo punto di vista, sembra essere pronto. In quasi tutti e 28 gli Stati membri i movimenti di estrema destra, legali o illegali che siano, potenziano ogni giorno il loro ruolo, la loro immagine. Dalla Francia di Marine Le Pen, alla Germania di movimenti come Pegida, senza dimenticare anche l’Est, la Scandinavia e poi la Grecia. A questo si aggiungono le motivazioni: da un lato la permanente insoddisfazione delle condizioni economiche della popolazione. Il numero dei disoccupati greci resta altissimo e non scenderà nei prossimi mesi, come dimostra lo stato generale della congiuntura economica. A questo si deve aggiungere la questione migratoria».
Come in Medio Oriente e in Maghreb, la primavera europea coinvolgerà tutti i Paesi e sarà l’inizio di un lungo inverno
La mancata soluzione europea alla crisi dei rifugiati e dei migranti, in corso ormai dal 2014 potrebbe riuscire laddove la Troika ha fallito: far implodere il continente e potenzialmente disintegrare l’Unione europea. «Con l’aumento delle temperature in primavera riprenderanno gli sbarchi, in Italia come in Grecia. Il numero degli arrivi in Paesi come la Macedonia, ma anche la Croazia tornerà a superare i tremila giornalieri. Con questi ritmi è impensabile che la popolazione mantenga la calma. Ci saranno manifestazioni e ci saranno gruppi di cittadini che si organizzeranno per fermare i migranti in arrivo, per respingerli oltre i confini nazionali. I Paesi europei torneranno a sospendere Schengen e non è impossibile ipotizzare il crearsi di fratture interne alla società europea. Per la comunità musulmana di alcuni Paesi europei il pugno duro contro i rifugiati e i migranti sarà letto come un attacco contro di loro. Ne nascerà una concatenazione di eventi nefasta per il Continente. Come in Medio Oriente e in Maghreb, la primavera europea coinvolgerà tutti i Paesi e sarà l’inizio di un lungo inverno».
Ma se tutto sembra così prevedibile è anche possibile prevenire uno scenario così catastrofico? «Certo» ammette Karskens «Però per riuscirci dovremmo licenziare da domattina persone come Jean Claude Juncker e Frans Timmermans. Questo a livello comunitario. Poi si dovrebbe agire a livello nazionale. Angela Merkel ha sbagliato. L’estate scorsa aprendo il Paese a migliaia di immigrati ha diffuso un messaggio errato. Non dico che i rifugiati non abbiano ragione a lasciare i loro Paesi, così come non si può non comprendere chi vivendo in situazioni disagiate cerchi una vita migliore. Il problema è vendere a queste persone delle illusioni. Come ha fatto Angela Merkel.
Quando queste si accorgeranno che l’Europa non è in grado di offrirgli quello che gli è stato promesso, come reagiranno? È su questa base che acquistano potere i movimenti di estrema destra. Ed è qui che sbagliano le élite europee. A livello nazionale siamo guidati ovunque da politiche di corto respiro, si è smesso di guardare al lungo termine. L’errore peggiore che possiamo fare è pensare che tutto resterà com’è, che niente e nessuno potrà cambiare lo status quo. Non è così».