Avviso ai naviganti. Di seguito si parlerà di dildo, anelli vibranti, palline geisha, plug anali da cinque chili e molto altro. Roba disgustosa, o roba che vi è familiare, a seconda delle abitudini. Il fatto è che le abitudini stanno cambiando e quella che poco tempo fa poteva essere una walk on the wild side oggi è più spesso una passeggiata verso il comodino di camera da letto. Partiamo da lontano: non dalla Roma di Satyricon o dai secoli bui del Medioevo, che pure molto avrebbero da dire sul tema. Anni Ottanta: la rivoluzione sessuale è cominciata una dozzina di anni prima e tra le altre cose si sono diffusi i sexy shop. Ma sono posti per prostitute o per chi cerca Vhs pornografici. Ci sono anche i giocattoli sessuali, ma nessuno li chiama così. Si chiamano vibratori e falli di gomma. Non hanno quelle forme da design danese che hanno oggi. Sono oggetti che circolano nell’ambiente gay o che qualche marito porta a casa alla moglie, o molto più spesso all’amante, perché i tabù sono difficili da rompere. Salto di trent’anni, 2016: un sito dai colori pastello, con ciprie, paperelle, libri senza figure, certificato di garanzia esibito in alto e in basso scritte attizzanti come “area socio-pedagogica” e “le nostre consulenti”. È questo il regno delle nuove vendite di sex toys: mirati alle donne, che cercano e trovano un ambiente non opprimente e senza traccia di sottomissione, ma che le inviti a usare la fantasia e a coinvolgere il partner in piaceri nuovi. È a partire da questo salto culturale che bisogna partire per capire perché, d’un tratto, in potenzialmente in ogni casa possiamo trovare un giocattolo sessuale.
Un sito dai colori pastello, con ciprie, paperelle, libri senza figure, certificato di garanzia esibito in alto e in basso scritte attizzanti come “area socio-pedagogica” e “le nostre consulenti”. È questo il regno delle nuove vendite di sex toys, con siti mirati alle donne, lontani anni luce dai sexy shop anni Ottanta
Se di boom parlando in tanti, di dati non ce ne sono troppi, almeno per l’Italia. Mancano fonti come Gfk, Nielsen, Rapporto Coop e i vari Osservatori del Politecnico di Milano. MySecretCase, uno dei portali di nuova generazione, rivolti proprio alle donne, dà però delle stime sulle tendenze globali. Il mercato mondiale dovrebbe valere più di 15 miliardi di euro, con tasso di crescita a doppia cifra, mentre quello europeo circa 2 miliardi di euro, con un incremento ancora maggiore. Il motivo: in America i sex toys sono già molto diffusi, tanto che addirittura il 40% delle donne ne possiederebbe uno, con il 20% delle euoropee. In Italia la cifra è più ridotta (così precisa una nota della Durex a una precisa domanda), ma la tendenza è in espansione. Per capire quanto, ci affidiamo all’occhio clinico di un professionista, Fabrizio Quattrini, psicoterapeuta e sessuologo, professore all’università dell’Aquila, fondatore dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica e noto al pubblico per essere stato uno dei protagonisti del programma Sex Therapy, andato in onda su Cielo. «C’è stato un boom. E questo si deve senz’altro all’online», racconta. «Sono nati negozi online intriganti, dove si crea un’atmosfera diversa dai sexy shop della vecchia guardia, che erano posti squallidi, legati a un eros maschile e a una trasgressione che non aveva chiarezza tra le persone». Portali come La Valigia Rossa e Rosso Limone invece vogliono spiegare, mettono assieme alla vendita un condimento di educazione al piacere e una consulenza sessuale. E ovviamente sono siti dove si naviga senza l’ansia di essere giudicati, riconosciuti, additati. Per questo anche Amazon è in prima linea, con uno stock che qualcuno stima in 60mila referenze.
Ma la distribuzione (placement in inglese) è solo una delle classiche quattro P del marketing. Le altre sono il prezzo (tutto sommato accessibile, un mini-vibratore discreto costa sui 12 euro), il prodotto (ci arriveremo) e la pubblicità. Ecco. Toglietevi di mente gli spot notturni per 50enni sfigati sulle tv locali. La pubblicità vera per i sex toys è arrivata attraverso la letteratura. Oddio, diciamo attraverso Cinquanta sfumature di grigio. Dove Sex and the City aveva aperto un varco, Cinquanta sfumature si è infilato come un treno. O, se ce lo lasciate passare, come uno degli oggetti che più quel romanzo ha fatto spopolare, le palline vaginali (o geisha) di metallo. «L’effetto si è sentito tantissimo, abbiamo venduto un numero improponibile di oggetti dopo l’uscita del film», dice al telefono Norma Rossetti, co-fondatrice di MySecretCase, sito anch’esso dedicato prevalentemente al pubblico femminile. È come chiedere all’oste se il vino si è venduto, ma l’oste in questo caso mostra un lato umano, o femminile. «Quello che mi dispiace è che ordinavano tutte quelle palline d’acciaio. Facciamo corsi sull’intimità femminile in cui spieghiamo come stimolare il piacere sessuale, ma anche come tutelare la salute. Be’, quelle palline pesano tantissimo e se hai più di 35 anni e non hai un pavimento pelvico robusto rischi di rovinarti».
A sdoganare i sex toys ci hanno pensato prima Sex and the City, poi Cinquanta sfumature di grigio. Dopo il film della trilogia erotica c’è stato un boom di vendite di palline geisha d’acciaio. Che dopo i 35 anni fanno disastri
Se parliamo di prodotti potenzialmente pericolosi, o comunque impressionanti, c’è solo l’imbarazzo della scelta. O l’imbarazzo e basta. Un giornalista britannico specializzato in data journalism, Jon Millward, ha fatto un giro nei magazzini in uno dei siti di e-commerce più famosi al mondo, Lovehoney.co.uk, dove si è ritrovato circondato da 5.500 prodotti, divisi in cinque aree, 40 categorie e 220 sottocategorie. Solo tra i vibratori si contano 550 modelli, tra i sex toys maschili (tipicamente finte vagine o finte bocche) 427, e così via tra dildo, butt plug, cock ring, strap-on e le varie categorie delle lingerie estreme, del bondage, dei lubrificanti e degli altri prodotti essenziali.
Millward ha però avuto accesso a un posto ben più stravagante: la banca dati del sito, che ogni anno vende qualcosa come 900mila giocattoli sessuali. Si è messo d’impegno, ha catalogato 95mila clienti (sui 100mila registrati) in base al sesso, al loro orientamento sessuale e allo status di single o accompagnato, e ha trovato di tutto. Primo: le vendite sono effettuate per una metà esatta da uomini e per l’altra da donne. Quello che comprano è diverso. In alcuni casi è abbastanza scontato: gli uomini cercano di più finte vagine mentre le donne più vibratori. In altri casi prevedibile: le donne acquistano di più la lingerie extra large (quella small è un regalo degli uomini) e gli uomini comprano più i preservativi taglia small.
Ma più la ricerca si affina più le sorprese emergono, soprattutto attorno alla categoria maschio eterosessuale. È il nuovo sesso visto attraverso i numeri. Se si prendono i butt plug (stimolatori e dilatatori anali), i maggiori acquirenti sono maschi gay, single o in coppia. Ma subito dopo seguono i maschi eterosessuali single e in coppia e solo dopo le donne lesbiche e quelle eterosessuali. Un discorso simile vale per dimensioni dei vibratori e dei dildo. Le donne acquistano di più quelli piccoli, i maschi (anche chi si dichiara eterosessuale) quelli grandi. O mostruosi, lunghi anche quanto quattro lattine messe una sopra l’altra, con diametro da cd musicale. Scelte che hanno a che fare con retaggi atavici, di quando le dimensioni maschili erano precondizione per il potere? O segno che la dicotomia eterosessuale-omosessuale va piuttosto sostituita con un continuum? Questioni che si pone Millward, lasciando le risposte aperte.
Noi invece al professor Quattrini chiediamo più semplicemente se questo presunto boom dei sex toys sia una buona notizia. «Sì. Il sex toy mi piace – risponde – . È un oggetto di conoscenza del piacere altro. Fa sperimentare giocando qualcosa che non deve essere chiuso, ma libero». Ma non è che è il primo passo verso l’Orgasmatron immaginato da Woody Allen nel Dormiglione? Non è che con Youporn che è poco meno del sito più visto al mondo non riusciamo a eccitarci in altri modi? «Se si parla di lubrificanti, dobbiamo interrogarci cosa succede al genere femminile e se la cosa sia collegata all’aspetto fisiologico o alla routine. Ma in generale sono convinto che la maggior parte delle cose che stanno accadendo sia legata alla liberazione sessuale, soprattutto femminile». Il porno non c’entra? «No, perché è un mondo maschile. O una coppia è libera e vede porno assieme, oppure un uomo prova a portare dei sex toys nella coppia. Ma il porno crea problemi di gestione nella coppia e spesso spinge gli uomini a una dipendenza e all’isolamento». Invece i sex toys aiutano la coppia? «Certamente, sono un rimedio alla routine, che come sappiamo ha come frequente alternativa il tradimento». Quindi sono giocattoli per attempati? «No, in realtà sono i giovani che più amano sperimentare, anche se non ne avrebbero bisogno. Creano le premesse per esperienze che non avrebbero sperimentato altrimenti».
«Il sex toy mi piace. È un oggetto di conoscenza del piacere altro. Fa sperimentare giocando qualcosa che non deve essere chiuso, ma libero. È un rimedio alla routine, che come sappiamo ha come frequente alternativa il tradimento»
Scusi dottore, ma non capita che un uomo si senta sminuito dall’arrivo di un vibratore nel letto? «Dipende dai sex toys. I sostitutivi, che è meglio definire dildo, possono portare l’uomo a entrare in conflitto con la propria virilità e ad avere una sorta di gelosia. Sta alla coppia introdurli senza creare situazioni negative. È più semplice con i vibratori, che sono tutti quegli oggetti che vibrano, con varie forme, e che danno sensazioni nuove anche agli uomini. Il quadro è variegato». Gli omosessuali in cosa si differenziano dagli eterosessuali rispetto ai sex toys? «Hanno molta più facilità a introdurli nella coppia, perché non hanno pruderie. Ma si differenziano perché fa molto più ricorso ai giochi: giochi da tavolo o di ruolo». Alla fine è questione di divertimento. «Sì, e di tabù. In Italia ne abbiamo molti di più di Paesi come la Germania o la Francia. Ma spesso basta parlarne, in una coppia, e si scopre che non ci sono vere resistenze».