C’è chi ha paura dei ragni e chi ha il terrore di certi colori. Alcune persone sono a disagio davanti agli specchi, ad altre basta vedere un oggetto appuntito per avere una crisi di panico. Molti di più soffrono davanti a spazi angusti o troppo aperti. Ma cos’è la fobia? «Potremmo definirla come la paura irrazionale di qualcosa che in realtà non dovrebbe mettere paura» racconta lo psichiatra Antonio Tundo, direttore dell’Istituto di Psicopatologia di Roma. Quasi sempre si tratta di disturbi poco rilevanti, non invalidanti. Fenomeni che interessano gran parte degli individui. «Le fobie più semplici sono molto diffuse» spiega Tundo, psicoterapeuta cognitivo comportamentale.
Sono spesso paure che vengono da lontano. «Timori irrazionali di natura ancestrale: i nostri antenati avevano questi stimoli correlati a pericoli che oggi non corriamo più». In un certo senso, è il retaggio di un arcaico senso di sopravvivenza. «La paura è un’emozione bistrattata» ammette la psicologa e psicoterapeuta Magda Morrone. «È una tra le emozioni più somatiche: fa aumentare il battito cardiaco, tende i muscoli, spinge allo svuotamento gastrico. Ma nasce proprio per la nostra protezione».
Di cosa abbiamo paura? I fenomeni più diffusi riguardano agorafobia e claustrofobia, rispettivamente la paura degli spazi aperti e di quelli chiusi. In generale soffrono o hanno sofferto di un disturbo di panico da 750mila a 2 milioni e mezzo di italiani
E di cosa hanno paura gli italiani? I fenomeni più diffusi riguardano agorafobia e claustrofobia, rispettivamente la paura degli spazi aperti e di quelli chiusi. Timori spesso collegati a disturbi di panico. «Per chi ne soffre si tratta di disturbi importanti, anche molto invalidanti» racconta Tundo. Ci si inizia a sentire male all’improvviso: giramenti di testa, senso di soffocamento, sensazione di svenire. Uno stato di grande allarme che spesso obbliga a una visita al pronto soccorso. «I medici dicono che non abbiamo nulla, magari ci danno un ansiolitico… Ma il giorno dopo gli episodi si ripetono. E così iniziamo a preoccuparci in maniera preventiva». Gli esperti parlano di “ansia anticipatoria”, la paura di avere paura. «E così si arriva al terzo step – continua Tundo – Si evita di fare viaggi, di prendere la metropolitana, a volte di andare al cinema o al ristorante. Nella forma più avanzata del disturbo, ci si blocca. Si esce solo se accompagnati da qualcuno di cui ci si fida». Un incubo. «A questo disturbo si collega anche la paura delle malattie, l’ipocondria».
La prima certezza è la diffusione. Stando alle stime scientifiche, la popolazione interessata va dal 2 al 5 per cento. Da 750mila a 2 milioni e mezzo di italiani soffrono o hanno sofferto di questo disturbo. Sono soprattutto donne, quasi il doppio rispetto agli uomini. Molti giovani: il fenomeno compare in media tra i 15 e i 30 anni. Difficile trovare cause scatenanti, anche se è dimostrato che il disturbo emerge più facilmente se si assumono bevande stimolanti come caffè ed energy drink. Ma certo non si tratta di un problema moderno. «La prima descrizione di un disturbo di panico risale al II secolo dopo Cristo» racconta il professor Tundo. È la storia di uno stimato falegname ateniese preso da svenimenti ogni volta che si avvicinava all’agorà. «E iniziava a sentirsi meglio solo dopo che i suoi allievi lo avevano riportato nella sua bottega». Insomma, nulla di nuovo. «Forse, però, prima questi fenomeni non emergevano con la stessa evidenza. La nostra società fa venire a galla il disturbo nelle persone che tendono a soffrirne».
La lista delle fobie è quasi infinita: ci sono persone che hanno paura dei numeri, del sonno, delle bambole, delle sedie. Tra i casi più frequenti che creano grande sofferenza bisogna citare l’ereutofobia, la paura di arrossire. E la paura di sudare
La lista delle fobie è quasi infinita: ci sono persone che hanno paura dei numeri, del sonno, delle bambole, delle sedie. «Ma queste classificazioni spesso sono solo un esercizio di stile» taglia corto Tundo. Tra le fobie meno rare che creano grande sofferenza bisogna citare l’ereutofobia, la paura di arrossire. E simile è la paura di sudare. Sono fobie invalidanti, collegate al timore del giudizio altrui. «Rientrano in una più generica ansia sociale, ne soffrono diverse persone». Disturbi che finiscono con il modificare profondamente la vita di ognuno, limitando incontri, conoscenze e relazioni interpersonali. «Ci sono paure che comportano un grande spreco di energia – racconta la psicologa e psicoterapeuta Barbara Corte – E costringono a organizzare la vita in funzione delle proprie ansie. È il caso di chi, per timore dei ragni, deve controllare ogni giorno tutti gli angoli della casa». Di cos’altro abbiamo paura? «Nella mia attività clinica – racconta Magda Morrone – è molto diffusa l’aviofobia: la paura degli aerei. Non si tratta di una vera e propria fobia. Spesso nasconde il timore verso qualcosa che non si controlla. Ma il discorso è molto diverso se il disturbo nasce da un evento traumatico». Ci sono anche situazioni limite. Tundo si è occupato di una persona che aveva il terrore dei volatili. «Doveva sposarsi e trasferirsi in una casa con un grande giardino, ma per paura di venire a contatto con questi animali continuava a rimandare il matrimonio». La dottoressa Corte ricorda casi di fobia delle piume. «Ma ho conosciuto anche una persona che aveva la fobia dei tubi. Passare davanti alla caldaia era un incubo».
In ogni caso, la cura esiste. «I disturbi di panico si curano bene. Di solito basta un mese per sentirsi meglio» spiega Tundo. Si interviene con farmaci che agiscono sulla serotonina. E contestualmente con una terapia cognitivo comportamentale. «Si tratta di sedute di psicoterapia, una alla settimana per un breve periodo, in cui si cerca di affrontare e vincere le proprie fobie». Strano a dirsi, ma non bisogna farsi prendere dal panico. Anche di fronte alla paura più irrazionale, esiste una risposta.