Cos’è La Corrispondenza se non un’investigazione privata sulla più potente e misteriosa delle forze planetarie, “l’amor che move il sole e l’altre stelle”? Giuseppe Tornatore esplora la galassia dei significati del termine “corrispondenza”: dagli amorosi sensi allo scambio di comunicazione (qui soprattutto elettronica), fino al rapporto di analogia. E soprattutto non si sottrae al gusto della complessità entrando senza timidezze in un campo ostico come l’astrofisica, che aggiunge ulteriori elementi di fascino alla storia, tutta giocata sul misterioso rapporto tra un uomo e una donna. Sono amanti, lui scienziato di fama lei studentessa che per campare fa la controfigura in pericolose scene d’azione (siamo dalle parti di Drive). Lui d’improvviso scompare, forse è morto, ma continua a mantenere un rapporto con lei attraverso email, sms, clip salvate su cd rom… Ed è qui che parte l’indagine di lei.
Il viaggio terrestre e celeste di Giuseppe Tornatore è intimamente connesso con un discorso non banale sull’immagine e sul cinema. Lungi dal considerare la stella bidimensionale del cinematografo una pura apparenza di luce, il regista rilancia invece il documento del cinema come un’occasione di stupore e conoscenza perché nulla si conosce meglio di quello che ci fa stare bene, anche se questo significa un dialogo con le ombre o, sulla distanza degli anni-luce, con il bagliore di una stella morta. Ma è morto per davvero ciò che splende e fa luce nel buio? Più s’avanza nel corpo del film e più aumenta la porzione inquadrata di cielo e quel cielo è infine un pacifico candelaio di lucine, aperto su qualcosa dentro e oltre il cosmo sconfinato di galassie e supernova.
IL TRAILER DE “LA CORRISPONDENZA”
Tenendosi a distanza dal segno arido e laccato delle sue opere meno riuscite (specie quelle siciliane), Tornatore trova nelle luci grigiazzurre del Nord – quelle da gelo urbano di Edimburgo, quelle da vetta alpina del Trentino, quelle d’acqua mossa del lago d’Orta – il corrispettivo, la “corrispondenza”, di un amore ferito dalla distanza e dalla sparizione. A questo controllo emotivo dei sentimenti, che avrebbe potuto in più occasioni scivolare nel melodrammore, Tornatore assoggetta anche il portato divistico dei suoi interpreti: Jeremy Irons lo vediamo in massima parte compresso su un piccolo schermo da pc, decomposto da pixel imperfetti quando non sfigurato da una cattiva lettura ottica di un cd oltraggiato dal fuoco. È una presenza volutamente distante e disattesa nella piacioneria, pur segnando profondamente il film. Lo stesso accade con la bellissima diva ucraina Olga Kurylenko, agile e malinconica, poco concessa nella sua bellezza che pure tracima, un angelo dell’immagine, sospesa tra i due mondi dei vivi e dei morti, che valica il trapasso guardando entrambi (e questo sguardo multiplo e fermo del personaggio è reso sul finale con una bella soluzione plastica, affidata a una scultura).
Con La Corrispondenza Tornatore ha trovato un’equilibratissima misura. Un aggiornamento della sua identità autoriale, con un esito davvero convincente. Non melenso come a volte gli capita, né puramente metafisico come già esperito in Una pura formalità. Non meccanico come il golem da strapazzo della Migliore offerta testimoniava, ma piuttosto generoso e preciso a misurarsi con l’agguato dei sentimenti e le suggestioni della scienza (con la difficoltà di dati e parole e concetti non semplici da raccontare: un po’ come, su altri tasti e ritmi, la gran commedia finanziaria La grande scommessa). C’è poi un accorto senso di costruzione di un cinema italiano internazionale, fatto con lingua e personaggi e grandi interpreti non italiani, ma italiano nel suo sentire.
Non c’è dubbio: Tornatore raggiunge un sorprendente risultato. Vi concorrono in modo determinante il lavoro sulla fotografia di Fabio Zamarion e le musiche di Ennio Morricone, in pieno rilancio internazionale col Golden Globe vinto e la nomination dell’Academy Awards per la colonna sonora per il film di Tarantino. Tornatore, peraltro, ha girato su Ennio Morricone un documentario di prossima uscita, The Glance of Music, che dal primo trailer, pubblicato sulla pagina Facebook del compositore, si annuncia come un monumentale atto d’amore verso il cinema.
IL TRAILER DI “THE GLANCE OF MUSIC”