Un vero nazionalista oggi dovrebbe scendere in piazza e difendere Schengen. Soprattutto in Paesi come l’Italia. Il nostro confinare per tre lati con il mare rappresenta oggi più incognite che possibile ricchezze e occasioni. La battaglia della Germania, di Palazzo Chigi e anche della Commissione europea a favore del futuro dello Spazio Schengen dovrebbe essere supportata da tutti i cittadini.
Firmato nel 1985, il Trattato di Schengen ha di fatto trasformato il territorio europeo in uno spazio privo di frontiere interne, che è corrisposta alla creazione e definizione delle cosiddette frontiere esterne dell’Unione europea. Frontiere che noi italiani abbiamo in casa, insieme ai greci, gli spagnoli, polacchi, finlandesi, e così via. Per gli Stati frontiera, la fine di Schengen significherebbe l’essere lasciati per sempre a noi stessi.
L’instabilità libica e tunisina, il perdurare della crisi siriana, il riprendere delle ostilità tra il governo di Ankara e i curdi, la povertà e la miseria di tantissimi Paesi africani e ora anche gli effetti dei cambiamenti climatici, lasciano pensare che il flusso di arrivi dei migranti e dei rifugiati segnerà un altro record ancora nel 2016. Chiudere le frontiere interne dell’Unione europea, come evocato a più riprese in Italia come altrove, segnerebbe per sempre il destino di Paesi come l’Italia.
In uno scenario di sospensione generale degli accordi di Schengen, Roma non potrebbe contare più sul supporto economico, militare, tecnico e di equipaggiamento europeo. Il Mezzogiorno si troverebbe in piena emergenza arrivi, il numero delle morti in mare tornerebbe ai livelli del 2014 e non ci sarebbe nessuna possibilità di effettuare controlli, con la possibilità concreta a questo punto di veder sbarcare sul nostro territorio anche possibili terroristi e o criminali comuni.
Inefficace a contrastare l’emergenza migratoria e a garantire un’adeguata prevenzione alla minaccia terroristica, la fine dell’area Schengen avrebbe invece immediate conseguenze sulla vita degli oltre mezzo miliardo di cittadini europei. I veri destinatari del Trattato. In base a quanto firmato nella cittadina lussemburghese nel 1985, infatti, tutti i cittadini europei hanno la possibilità di muoversi liberamente all’interno delle frontiere interne europee. Principio che ha cambiato il nostro modo di percepire la nostra quotidianità. Basti pensare alla facilità degli spostamenti, alla comparsa delle compagnie aeree low cost, all’accorciarsi delle distanze, alla possibilità di studiare e lavorare in altri Paesi europei.
La fine di Schengen implicherebbe, inoltre, il venir meno di quegli accordi sulla possibilità per un cittadino europeo di risiedere in un altro Stato e tentare la via della riuscita professionale
Archiviato Schengen non soltanto dovremmo abituarci alle lunghissime code in aeroporto e in stazione al momento dell’imbarco, ma alla fine dei week end mordi e fuggi oltre frontiera. In una spirale negativa che potrebbe portare le compagnie low cost a giudicare non più produttivo il mercato europeo e quindi magari chiudere. Andrebbe peggio a chi decidesse di voler tentare la strada di un semestre all’estero in un’altra università. Gli incartamenti amministrativi diventerebbero tali da far desistere anche i più tenaci. Una diminuzione di studenti in partenza potrebbe portare alla sostanziale riduzione dei fondi a sostegno di programmi come l’Erasmus e a una sua potenziale lenta scomparsa.
La fine di Schengen implicherebbe, inoltre, il venir meno di quegli accordi sulla possibilità per un cittadino europeo di risiedere in un altro Stato e tentare la via della riuscita professionale. Detto in altri termini degli oltre 101, 297 cittadini ad aver lasciato l’Italia nel 2014 per altri Paesi membri, solo in poche decine potrebbero farcela. Con la chiusura delle frontiere e lo stop alla libera circolazione verrebbe meno uno dei principi fondamentali dell’Unione europea, come ha giustamente ribadito la Commissione europea, e nulla impedirebbe che dopo questi cadano via via tutti gli altri. Moneta e mercato unico. Se gli euroscettici esultano su questo punto, non dovremmo rallegrarci troppo. Se l’euro è nato sbagliato, la gran parte dei giovani adulti europei è nato dentro il mercato unico o non ricorda quasi più com’era la vita prima.
La verità è che senza Schengen, diventeremmo tutti extra comunitari, con gli effetti che tutti noi conosciamo bene su chi oggi prova a entrare nelle nostre frontiere.