In questi giorni, si festeggia il secondo compleanno del Governo Renzi e, volendo tirare le somme, emerge un quadro variegato per quel che riguarda l’azione in campo economico. Se sul fronte lavoro sembrano emergere segni incoraggianti per la validità delle riforme intraprese, sul fronte più generale della crescita economica e del bilancio pubblico la delusione è forte.
Del dato di PIL si è parlato parecchio nei giorni scorsi. Ci limiteremo quindi solo ad illustrare le cifre, in attesa del dato definitivo dell’ISTAT. La tabella sottostante serve d’altro canto per calcolare il rapporto deficit/PIL, dove, come anticipato inizialmente, il risultato finale del 215 potrebbe aprire un altro fronte di polemica con la Commissione, in vista del difficile confronto per il budget 2016 e 2017.
Secondo la definizione per cassa, usata da Banca d’Italia (vedi qui), nel 2015 il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche è stato pari a 49,3 miliardi, poco più del 3% del PIL. In realtà, il deficit quest’anno ha beneficiato del contributo positivo della restituzione di prestiti erogati negli anni addietro come sostegno a favore dei paesi UE. Non essendo stati conteggiati (in negativo) nel deficit quando furono erogati, non dovrebbero essere conteggiati (in positivo) nemmeno quando sono restituiti. Considerando anche questa voce, il deficit arriverebbe al 3,3% circa.
Oltre quindi il 3% e di quasi lo 0,8% sopra l’obiettivo del 2,6% contenuto nel DEF e concordato pochi mesi fa con l’Europa. Se può consolare, l’Italia non ha mai rispettato “per cassa” il vincolo del 3% negli ultimi anni Normalmente, il dato per cassa (calcolato da Banca d’Italia) e quello per competenza (calcolato da ISTAT e valido ai fini europei) non dovrebbero differire di molto. E le differenze dovrebbero compensarsi da un anno all’altro. Invece, è da qualche anno che il deficit per competenza rispetta il limite del 3% di Maastricht, mentre quello per cassa sfora.
Il deficit quest’anno ha beneficiato del contributo positivo della restituzione di prestiti erogati negli anni addietro come sostegno a favore dei paesi UE
Nel 2013 e nel 2014 la spiegazione è semplice. Grazie alla flessibilità contabile concessa all’Italia, nel 2013 e nel 2014, il pagamento dei debiti commerciali pregressi della PA non sono stati conteggiati nel deficit per competenza e, quindi, parecchi punti percentuali di spesa corrente sono passati direttamente al livello dello stato patrimoniale, cioè il debito pubblico, senza transitare per il conto economico, cioè il deficit.
Questo ci ha consentito di non rientrare nella procedura per deficit eccessivo, nonostante il debito pubblico stesse aumentando a ritmi ben superiori.Se è vero che tra il bilancio per competenza e quello per cassa c’è differenza, l’atteggiamento benevolo della Commissione Europea potrebbe essere venuto meno
Banca d’Italia ha invece sempre registrato il pagamento dei debiti commerciali nel deficit dell’anno in cui sono stati liquidati. Per il 2015 è difficile fare previsioni su dove si collocherà il deficit per competenza. Lo stock di debiti commerciali pregressi della P.A. dovrebbe essersi esaurito e, quindi, dovrebbe essere più difficile conseguire un risultato “per competenza” molto diverso da quello “per cassa”. Ma vedremo tra poco tempo se anche quest’anno riusciremo a centrare perfettamente l’obiettivo. Intanto, per chi ama in numeri, nella tabella sottostante i nostri calcoli sul deficit per cassa e quello per competenza.
C’è da preoccuparsi per l’esame di primavera a cui la Commissione UE sottoporrà i nostri conti pubblici? A differenza degli altri anni, un po’ sì.
Perché, se è vero che tra il bilancio per competenza e quello per cassa c’è differenza, l’atteggiamento benevolo della Commissione Europea potrebbe essere venuto meno. Non volendo passare per i soliti gufacci, chiudiamo con una nota di ottimismo: anche quest’anno saremo in buona e numerosa compagnia!Fonte: Banca d’Italia, Supplementi al Bollettino Statistico- Finanza pubblica, fabbisogno e debito; Anno XXVI – 15 Febbraio 2016