Non esisteva paese, città e centro abitato che non ne avesse una. Ce ne erano anche lungo le strade, vicino ai campi, sui pozzi. Erano segno della presenza di una cultura, di un potere. O anche solo del suo passaggio: se ne trovano anche in zone lontane dall’Europa, in fondo alla penisola arabica, nel pieno del Kazakistan. Sono le iscrizioni romane.
Cippi, targhe, pietre che documentano i confini dell’antico impero, la sua vitalità, le vie di comunicazione e asseriscono la presenza dell’autorità imperiale (ma quanto forti fossero, in realtà, i suoi effetti nella vita delle persone, è cosa che varia nei secoli e a seconda delle aree). In ogni caso, coscienziosi archeologi ed epigrafisti come Anna Kolb si danno da molto tempo un gran daffare per individuarle, catalogarle e raccoglierle. E ora ne è stata fatta anche una mappatura. Questa:
L’enorme groviglio di puntini rossi che sovrasta l’Europa è indicativo. A parte Roma, dove è ovvio trovarne più o meno in ogni strada, se ne incontrano, sparute e isolate, fino in Ucraina, in Algeria, in India, in Yemen. È il segno, tangibile ancora oggi e vivo, di ciò che fu un (non piccolo) mondo antico.