Di questa 88esima edizione resterà il bellissimo “Fuck yeah” di Micheal Keaton all’annuncio della vittoria di Spotlight, un Di Caprio lucidissimo e pronto a ricordare a tutti che non dobbiamo dare per scontata la Natura, come lui non dava per scontato l’Oscar e un Inarritu capace di vincere due Oscar uno di fila all’altro, 65 anni dopo Mankiewicz. Resterà anche l’Oscar all’87enne Morricone per la colonna sonora di Hateful Eight, il primo sul campo dopo tanti capolavori ingiustamente ignorati e un Oscar riparatore alla carriera nel 2007.
E il resto? Il resto è Mad Max. Migliori costumi. Migliore scenografia. Miglior trucco e acconciatura. Miglior montaggio video. Miglior montaggio sonoro. Miglior missaggio sonoro. Il film di George Miller si è portato a casa 6 statuette. Un record, certamente, ma il premio Oscar non è un campionato di calcio, dove chi vince più partite si porta a casa il trofeo. E purtroppo per Miller, quelle 6 statuette non sono una gran vittoria. Sei statuette su dieci nomination sono tante, certamente, ma sono tutte — come si dice — tecniche.
Contentini? No, certo che no. Sono riconoscimenti importanti a grandi professionisti del cinema, ad artigiani della scena, a donne e uomini di cui spesso i nomi passano inosservati, ma che sono il cuore della scena. Eppure, al netto delle soddisfazioni per un Di Caprio fin qui ignorato dall’Academy e per un gran — doppio — riconoscimento a Spotlight, c’è qualcosa che lascia un po’ l’amaro in bocca.
La storia ricorda i miglior film, non i miglior costumisti, montatori, scenografi o truccatori. E la mancata assegnazione di un riconoscimento così importante come il premio al Miglior film e alla miglior regia a George Miller — uno che nei 71 anni della sua vita ha saputo inventarsi la visionaria saga di Mad Max, ma anche la macchina da soldi che è stata Babe il maialino coraggioso — ha il sapore dell’occasione persa. Perché Mad Max, proprio per quel lavoro straordinario che è valso le 6 statuette “tecniche”, meritava di veder premiato il direttore d’orchestra, George Miller, capace di costruire un film totale, un’opera d’arte per gli occhi.
Insomma, il messaggio in filigrana di questi Oscar rischia di essere che quel che sta fuori dallo schermo è più importante di quello che ci sta dentro, che la realtà batte il cinema, che il rumore delle armi è più importante degli specchi dal cui fondo proviene.
Tutti i vincitori, categoria per categoria:
Miglior film
Il caso Spotlight (Spotlight), regia di Tom McCarthy
Miglior regia
Alejandro González Iñárritu- Revenant – Redivivo (The Revenant)
Miglior attore protagonista
Leonardo DiCaprio – Revenant – Redivivo (The Revenant)
Miglior attrice protagonista
Brie Larson – Room
Miglior attore non protagonista
Mark Rylance – Il ponte delle spie (Bridge of Spies)
Miglior attrice non protagonista
Alicia Vikander – The Danish Girl
Migliore sceneggiatura originale
Tom McCarthy e Josh Singer – Il caso Spotlight (Spotlight)
Migliore sceneggiatura non originale
Charles Randolph e Adam McKay – La grande scommessa (The Big Short)
Miglior film straniero
Il figlio di Saul, regia di László Nemes (Ungheria)
Miglior film d’animazione
Inside Out, regia di Pete Docter e Ronnie del Carmen
Miglior fotografia
Emmanuel Lubezki – Revenant – Redivivo (The Revenant)
Miglior scenografia
Colin Gibson e Lisa Thompson – Mad Max: Fury Road
Miglior montaggio
Margaret Sixel – Mad Max: Fury Road
Miglior colonna sonora
Ennio Morricone – The Hateful Eight
Miglior canzone
Writing’s on the Wall (Jimmy Napes e Sam Smith) – Spectre
Migliori effetti speciali
Mark Williams Ardington, Sara Bennett, Paul Norris e Andrew Whitehurst – Ex Machina
Miglior sonoro
Chris Jenkins, Gregg Rudloff e Ben Osmo – Mad Max: Fury Road
Miglior montaggio sonoro
Mark Mangini e David White – Mad Max: Fury Road
Migliori costumi
Jenny Beavan – Mad Max: Fury Road
Miglior trucco e acconciatura
Lesley Vanderwalt, Elka Wardega e Damian Martin – Mad Max: Fury Road
Miglior documentario
Amy, regia di Asif Kapadia
Miglior cortometraggio documentario
A Girl In The River: The Price Of Forgiveness – regia di Sharmeen Obaid-Chinoy
Miglior cortometraggio
Stutterer, regia di Benjamin Cleary e Serena Armitage
Miglior cortometraggio d’animazione
Bear Story, regia di Gabriel Osorio Vargas