La Lega cerca il “Salvini Factor”, ma intanto lascia a casa i giornalisti

Salvini cerca collaboratori "bravi a scrivere" con gli annunci sui social, mentre i giornalisti della Padania restano in cassa integrazione. E intanto spuntano dei tweet imbarazzanti. Se ci fossero professionisti seri a gestire la comunicazione, magari certi episodi non capiterebbero

AAA cercasi collaboratore. Così sembra, almeno da quanto viene proposto su Facebook sulla bacheca ufficiale del segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, che lancia il “Salvini-Factor”. “Sai scrivere ‘bene’ e vuoi collaborare con Matteo Salvini? Questa è la tua occasione”. “Vai subito a questo sito compila il modulo, allegando almeno un tuo pezzo e vedremo se hai il Salvini Factor”. Poche parole dirette e lanciate in un mondo come quello della comunicazione e dell’editoria dove non sempre le collaborazioni sono retribuite. Ma di che si tratta di preciso? Chi è il regista dell’operazione? Si sa ancora molto poco: Alessandro Madron, sul Fatto Quotidiano, presume sia Luca Morisi, giovane addetto alla comunicazione web del politico leghista, che sulla sua bacheca personale posta la notizia, raccogliendo i consensi di alcuni utenti.

Di sicuro non l’ha presa bene chi ha lavorato per anni per l’organo ufficiale del Carroccio, cioè i giornalisti de La Padania, chiuso dal novembre 2014 dopo aver lasciato a casa i redattori: «Ci sono 15 giornalisti ex La Padania in cassa integrazione, 15 famiglie in difficoltà. Non so se hanno il “Salvini-factor”, di certo hanno il “Lega Nord per L’Indipendenza della Padania-factor”, mi piace presumere che sia la stessa cosa. Sarebbe bello se si potesse ridare una speranza a loro», posta su Facebook un utente leghista.

Non sono poi mancate voci “ufficiali” – ma non dal partito, che fin’ora non ha proferito parola – di ex personalità di spicco del quotidiano nordista, come quella dell’ex direttrice Stefania Piazzo, che su L’Indipendenza Nuova, da lei diretto, si chiede: «Occasione? Gratuita? Simbolicamente retribuita? Uno stage? Giornalisti? No, basta saper scrivere“‘bene”. Dove quel “bene’” è già una virgola, anzi due, troppo fuori posto. Perché oggi è questo il requisito per stare sul mercato, saper leggere, ma non saper far di conto per non dover costare troppo e non avere Ordini professionali o sindacati a discutere sui diritti di chi esercita una professione».

Dai vertici di via Bellerio non trapela alcuna notizia. Intanto, però, il comitato editoriale del giornale pubblica un comunicato dove viene ribadito che la Lega ha quindici giornalisti professionisti in cassa integrazione. Tra i primi a rispondere al post del segretario leghista c’è Giovanni Polli, ex caposervizio della redazione cultura e conduttore di Radio Padania Libera. Ci spiega che La Padania, è stato chiusa non per la mancanza di professionalità dei suoi giornalisti ma per l’incapacità gestionale dei vertici che hanno creato un buco finanziario insostenibile. La vicenda, per Polli, si inserirebbe nel contesto “della tragedia dell’informazione, e serve per andare oltre alla classica struttura giornalistica, ‘grillizzando’ le notizie con la creazione di qualcosa che assomiglierebbe sempre di più ad un blog”.

La vicenda del tweet violento lanciato da chi cura l’account di Salvini: «La difesa è sempre legittima. Giudici comunisti di merda. Spariamo a loro prima», subito smentita da una nota del numero uno del Carroccio, dimostra che nella comunicazione, specie se di tipo politico, servono eccome giornalisti dotati di professionalità

Chi non verrebbe affatto garantito da questa operazione ‘editoriale’, sarebbero sia i giornalisti, ma anche il lettore, vista sia l’assenza di deontologia professionale e visto il proliferare di siti internet che diffondono bufale e forti imprecisioni. Il giornalista spiega inoltre che il partito arriverebbe a bypassare gli obblighi presi coi colleghi tramite l’Editoriale Nord, la casa editrice di partito dal 1996 presieduta da Stefano Stefani: infatti, nel Verbale di accordo per la cassa integrazione dei giornalisti della Padania, l’Editoriale Nord sottoscriveva l’impegno a «segnalare i profili professionali dei giornalisti sospesi in CIGS (…) qualora si verificassero in capo alle società collegate al partito politico di riferimento del giornale, esigenze di natura comunicativa”. E invece i giornalisti non sono mai stati interpellati, “nemmeno per lavorare gratis». «L’Editoriale Nord – continua Polli –, prima della chiusura avvenuta in estate diceva che il sito del giornale aveva 500.000 contatti mensili. Se non vuoi salvare almeno la parte online, significa che non hai fatto i tuoi conti».

I giornalisti hanno chiesto un incontro col segretario federale del partito per far luce sull’annuncio. Non si sa quindi se la “nuova” Lega Nord di Matteo Salvini voglia lanciare un nuovo prodotto editoriale che sostituisca la defunta Padania, ma se volesse farlo, se teniamo presente le clausole editoriali sopra citate, dovrebbe coinvolgere almeno chi ora è senza lavoro, e poi, sucessivamente aggiungere nuovi, magari provvisti di “Salvini Factor”. Inoltre, la recentissima vicenda del tweet violento lanciato da chi cura l’account di Salvini: «La difesa è sempre legittima. Giudici comunisti di merda. Spariamo a loro prima», subito smentita da una nota del numero uno del Carroccio, dove si precisa che «Si tratta di un tweet delirante rilanciato per errore dallo staff dai cui contenuti prendo e prendiamo le distanze», dimostra che nella comunicazione, specie se di tipo politico, servono eccome dei giornalisti dotati di professionalità. Senza nulla togliere al “Salvini Factor”.

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