Una macchina infernale è affidata a giudici del tempo libero non professionali e pagati poco che, nella maggior parte dei casi, faticano a comprendere le questioni poste alla loro attenzione, questioni che divengono sempre più complicate anche in virtù di una legislazione fiscale sempre più frastagliata.
Parliamo di giustizia tributaria. Un tema caldissimo, anche perché non riguarda noccioline: se consideriamo anche gli appelli, le controversie con il Fisco iniziate nell’anno 2015 valgono qualcosa come 34 miliardi di euro. E sono soldi gestiti male. Da tanti anni gli operatori del settore denunciano profonde falle del sistema e pare che ora qualcosa si stia muovendo probabilmente sulla spinta degli ultimi episodi di corruzione, a seguito dei quali i Ministeri dell’Economia e della Giustizia hanno comunicato lo scorso 6 aprile l’apertura di un tavolo tecnico.
Partiamo dai numeri. Nell’anno 2015 sono stati promossi alle Commissioni Tributarie Provinciali ben 191.244 ricorsi, per un valore complessivo monstre di quasi 22 miliardi di euro, in aumento del 6% rispetto al 2014. Tante cause e tanto lavoro per le Commissioni, ma tutto per piccoli importi e per presunte evasioni di piccola entità: il 69% delle controversie ha per oggetto valori non superiori a euro 20.000 di cui il 42% riguarda accertamenti o rimborsi di valore non superiore a 2.500 euro. Solo il 2% delle controversie riguarda l’accertamento di imposte superiori a un milione di euro. In pratica, quasi la metà delle controversie instaurate ha per oggetto somme di modestissimo valore. Altro che Panama Papers.
Quasi la metà delle controversie instaurate ha per oggetto somme di modestissimo valore. Solo il 2% riguarda l’accertamento di imposte superiori a un milione di euro. Altro che Panama Papers
Nel 2015, sono ancora pendenti circa 530mila cause, a fronte delle quasi 300mila definite. Chi ha vinto? Di fronte alle Commissioni Tributarie Provinciali e Regionali, il bilancio è quasi in pareggio. La percentuale di vittorie completamente favorevoli al Fisco è del 44%, mentre le vittorie completamente favorevoli al contribuente sono il 32%, mentre le vittorie parziali del contribuente rappresentano circa l’11% dei casi. Le cose cambiano coi ricorsi alla Corte di Cassazione: circa 30.000, nel 2015, più di un terzo dei quali riguarda – ancora – questioni di tributi. Ogni anno, se ne definiscono circa la metà. Nel 75% dei casi l’esito è completamente favorevole all’Agenzia delle Entrate. Una percentuale anomale e molto esigua, quella delle vittorie del contribuente, che induce a pensare che qualcosa non funzioni.
Questo malfunzionamento costa allo Stato qualcosa come 75,5 milioni di euro, solo per i compensi dei componenti delle commissioni. I giudici in servizio presso le commissioni tributarie sono infatti 3.253, di cui 1.053 in primo grado e 362 in appello. Per i giudici è previsto un compenso fisso che varia dai 300 ai 400 euro, cui si aggiunge, per ciascun componente del collegio giudicante, un compenso variabile pari ad euro 26 a sentenza, e di 11,50 euro per il relatore.