Per la vulgata giornalistica Gianroberto Casaleggio è stato l’ideologo del Movimento Cinquestelle, ma è una definizione impropria. Un ideologo, tradizionalmente, proviene da una formazione politica o di filosofia politica: perfino la Lega è nata con Gianfranco Miglio, e qualsiasi nuovo movimento per prima cosa si cerca degli intellettuali più o meno organici di riferimento, con delle competenze precise.
Nulla di più lontano dal profilo di Casaleggio, che del leader politico “classico” aveva certo alcune caratteristiche: il grande carisma personale, la capacità organizzativa e decisionale, il mito della “purezza” (non a caso Beppe Grillo l’ha definito l’elemento più puro del M5S), vero o teatrale che fosse, perfettamente in linea con la dimensione “rivoluzionaria” del M5S. Ma Casaleggio non era un politico. Era un esperto di Marketing e comunicazione. Che un uomo con questa formazione possa diventare il “guru” di un movimento che dura da anni è per alcuni un triste segno della decadenza del politico, per altri (i grillini appunto) una ventata di freschezza rispetto ai codici del partitismo e della politica professionale.
“Guru” forse? Pifferaio di elettori non si sa bene quanto provveduti politicamente? Osho dei cyber-risentimenti anticasta?
Quindi politico no di certo. “Guru” forse? Pifferaio di elettori non si sa bene quanto provveduti politicamente? Osho dei cyber-risentimenti anticasta? Anche qui, alcune caratteristiche fanno pensare a questa figura, e in una luce che sconfina nel fantasy (come lo Zeitgeist ipermoderno richiede). Per esempio il mito arturiano della tavola rotonda che pare gli piacesse al punto da farci sedere attorno i collaboratori più stretti. Il castello di Belgioioso, vicino Pavia, dove organizzava incontri. La leggenda di Camelot a cui si ispirava. La sua casa nelle valli del canavese vicino a Ivrea, dove possedeva anche un bosco “come quello della favola della bella addormentata”.
E poi l’elemento cybermessianico, vale a dire la proiezione dell’elemento fantasy in un futuro numinoso. L’idea di un conflitto che avrà nel 2018 tra un Occidente con la democrazia diretta e un’unione di paesi cattivi (Cina, Russia, paesi musulmani) e dopo una guerra mondiale finalmente la palingenesi verso un governo mondiale. Roba da lettori di Asimov: sarebbe interessante chiedere agli elettori del M5S quanto credono alla mitologia del “guru” di riferimento.
Oggi, nel 2016, possiamo dire (non troppo tranquillamente) che la rete come luogo di libertà è un mito da anni Zero, oggi in crisi profondissima. I casi Snowden, Assange, Manning, i tentativi (molto più riusciti di quanto sembra) egemonici da parte dei giganti del 2.0 e del 3.0 configurano internet come un luogo di battaglie di potere come tanti altri. La specificità del mezzo-internet, in quanto mezzo, non è la libertà.Oggi, nel 2016, possiamo dire (non troppo tranquillamente) che la rete come luogo di libertà è un mito da anni Zero, oggi in crisi profondissima
E l’idea della democrazia diretta su internet oltre che un’ipotesi che ricorda lo “stato etico” di Hegel e porta con sé spaventi orwelliani, all’atto pratico si è dimostrata ben poco influente anche nella vita politica dei Cinquestelle.
Il movimento creato da Grillo e Casaleggio a dispetto del nome (“movimento” e non “partito”) quando si è mosso bene lo ha fatto seguendo i codici di un’organizzazione verticistica (come sono in fondo tutti i partiti) e quando si è mosso male ha dimostrato che il libero populismo interno genera solo confusione sul piano pratico-politico.
Stando ai fatti, a Casaleggio va riconosciuto i merito di aver messo in piedi un movimento politico fortemente post-ideologico che raccoglie varie spinte, alcune condivisibili, altre meno. Ma più che da ideologo o “guru” Casaleggio sembra essere stato un collettore “istanze” pubbliche; quello che in linguaggio sociologico si chiama “Innovatore accidentale”. Per questo il M5S a dispetto di tutto è andato avanti per anni. E per lo stesso motivo gli sopravviverà.