«Non si può giudicare l’Egitto col metro dell’Italia. Sarebbe molto interessante se i giornalisti dicessero: in termini statistici, che è l’unica cosa che conta, il mondo non è mai stato così sicuro e l’Egitto è un Paese statisticamente sicuro. Se però vogliamo la sicurezza assoluta non la avremo da nessuna parte; avremmo dovuto sospendere per esempio i viaggi in autobus perché a Barcellona sette ragazze italiane sono morte».
Va dritto al sodo Ernesto Preatoni quando gli chiediamo di commentare il caso di Giulio Regeni – il giovane ricercatore rapito, torturato e ucciso al Cairo lo scorso gennaio – in relazione al calo del turismo in quella regione. «Questa storia del Regeni – mi dispiace per questo povero ragazzo sia chiaro – mi pare usata ad arte per spaventare la gente. Ne vedremo gli effetti negativi. Perché scusi, cosa vogliamo? Esportare la democrazia anche in Egitto? Abbiamo visto Condoleeza Rice e Bush quello che hanno combinato».
Preatoni, imprenditore da una vita, è conosciuto in Italia come “l’inventore di Sharm el Sheikh”. Negli anni 90 infatti iniziò la sua avventura nel deserto fino alla creazione del più grande resort del Medio Oriente, il Domina Coral Bay di Sharm el Sheikh nella penisola del Sinai. Fu la sua grande intuizione che incoraggiò l’esplosione turistica in quella località.
«Ma le pare possibile che se cade un aereo nei cieli del Sinai si devono sospendere tutti i voli? Mi riferisco all’aereo russo abbattuto nel Sinai qualche mese fa, partito da Sharm e diretto a San Pietroburgo – spiega. Secondo me i russi fanno così perché vogliono riempire Sochi e la Crimea…».
«Ma le pare possibile che se cade un aereo nei cieli del Sinai si devono sospendere tutti i voli? Secondo me i russi fanno così perché vogliono riempire Sochi e la Crimea…»
Preatoni, di ritorno da uno dei suoi viaggi all’estero, dice a Linkiesta.it che è in atto una strategia perché la gente rimanga in Italia a fare le vacanze: «I nostri alberghi della Penisola ricevono prenotazioni in continuazione perché i concorrenti internazionali come l’Egitto e la Turchia sono giudicati a rischio grazie ai giornalisti» e continua, ancora con i numeri, «quest’anno sono morti più turisti in montagna per le slavine, gli incidenti ecc. di quanti non ne siano mai morti a Sharm el Sheikh. Ma nonostante questo la gente continua ad andare a sciare. Io non sono vittima di questa strategia». Preatoni, da imprenditore del turismo, ha investito in tutto il mondo negli anni ma l’Egitto è un paese a cui è molto legato e che ha fatto la sua fortuna.
«Sharm el Sheikh è stata una grande scoperta, veniva gente di tutte le nazionalità, di livello superiore. Poi l’immagine di Sharm è decaduta e il turismo di élite si è indirizzato verso altre parti». Per lanciare l’investimento Preatoni allora si presentò ai giornalisti con Omar Sharif e Alba Parietti come testimonial. Erano all’apice della carriera e questo aiutò a vendere le ville esclusive sulla barriera corallina quando Sharm non era ancora Sharm e non c’erano i pacchetti low cost tutto compreso. In Italia erano gli anni di Mani Pulite e della discesa in campo di Silvio Berlusconi e gli italiani scoprirono il Mar Rosso, esotico ma vicino a casa.
Ora viviamo gli anni del turismo di massa, dei viaggi a buon mercato, per tutte le fasce d’età, oggi prende l’aereo la classe media dei paesi emergenti. «In Italia invece ormai non c’è più una via di mezzo, la classe media ormai si sta liquefacendo come neve al sole, c’è solo l’altissimo livello oppure il basso livello. L’italiano medio ormai è destinato a scomparire, anzi è rimasto un’illusione» spiega Preatoni.
Dall’estero però in molti vogliono venire in vacanza in Italia: cinesi, russi, indiani, brasiliani. «I nostri alberghi in Italia stanno andando e andranno benissimo perché, avendo eliminato due concorrenti come l’Egitto e la Turchia, è ovvio che il resto del Mediterraneo ne trova giovamento, la Spagna ecc. persino la Grecia ne sta beneficiando. Poi, il nostro Paese era il primo al mondo 40 anni fa per numero di visitatori, adesso ha perso posizioni e ne perderà ancora perché l’Italia è un Paese decadente e le strutture non funzionano più, non esiste ormai una ricetta per il turismo qui, cioè se la ricetta fosse semplice sarebbe già stata attuata – dice. Mentre gli italiani sono ancora convinti che arriverà uno… si chiamerà Renzi, si chiamerà Berlusconi e li salverà».
«In Italia invece ormai non c’è più una via di mezzo, la classe media ormai si sta liquefacendo come neve al sole, c’è solo l’altissimo livello oppure il basso livello. L’italiano medio ormai è destinato a scomparire, anzi è rimasto un’illusione»
I numeri parlano però di una crescita del turismo nel nostro Paese, ma, argomenta Preatoni, «L’Italia non è capace di fare sistema sul turismo, per cui i turisti possono arrivare da tutte le parti ma saranno sempre meno di quelli che andranno altrove. Certo, dovremmo puntare sui mercati emergenti perché se ho la pancia piena è chiaro che poi vorrò andare a vedere i posti che ho imparato a conoscere sui libri di scuola. Facciamo un esempio: noi in Italia abbiamo un mercato molto interessante che sarebbe quello russo, ma secondo lei noi stiamo facendo qualcosa per farli venire i russi o per mandarli via? Anzi noi non solo non facciamo nulla per attirarli ma facciamo di tutto per mandarli via: abbiamo aderito alle sanzioni, che sono molto negative per noi, abbiamo un sistema di visti per venire in Italia estremamente complicato per cui i russi sono orientati ad andare verso paesi dove è più facile andare, mi sembra normale – continua. Quindi quando lei mi chiede cosa si potrebbe fare… potremmo anche non fare niente e sarebbe meglio, tutto è diretto a dare della Russia un’immagine estremamente negativa».
Ernesto Preatoni, dopo l’Egitto, a metà anni 90 ha scommesso sui Paesi baltici con progetti di sviluppo edilizio a Riga, Vilnius e Tallinn. In seguito ha sviluppato anche i suoi investimenti nel campo degli hotel e dell’edilizia residenziale in Russia e Siberia. Oggi però tutti gli operatori parlano dell’apertura di Cuba e del Myanmar. Chissà, potrebbero essere le prossime scommesse vincenti. «Io sto arrivando alla conclusione che il mondo non gira più come girava una volta, ma se c’è un Paese che mi potrebbe interessare sul piano turistico è Cuba. Sono stato a Cuba tre volte e sono tornato con l’impressione che non è vero che l’isola si stia aprendo come dicono i giornali. Si apre, certo, ma non ci dobbiamo dimenticare gli oltre 50 anni di cosiddetto socialismo. Io a Cuba non farò nulla. Poi vediamo se ho indovinato io o avranno indovinato gli altri».
«È un Paese che deve trovare una strada diversa da quella del socialismo e che non ha il coraggio di chiamarla capitalismo. Quindi cosa faranno? Un socialismo più avanzato. Ho fatto loro una domanda: “ma se vengo qui, apro un’attività e creo 10mila posti di lavoro, i dipendenti li posso scegliere io?” La risposta è stata “no: li sceglie lo Stato”», chiude secco. Il Myanmar invece? «Non so cosa farò in Myanmar. Ora come ora non credo troppo che convenga, in generale, fare investimenti nel mondo. Forse è arrivato il momento di tirare i remi in barca».