Antonio Distefano: «Basta etichette, io scrivo d’amore»

Dal primo libro autoprodotto al secondo romanzo (Primo o poi ci abbracceremo) con Mondadori, una storia di riscatto, social e integrazione

A 23 anni Mario Balotelli era a cavallo fra Manchester City e Milan, deciso a tornare in italia per riscattare un talento esploso presto ma mai maturato. Alla stessa età, Antonio Dikele Distefano è arrivato al secondo libro dopo il successo ottenuto col primo romanzo Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti? distribuito prima su Internet o ora in libreria per Mondadori. «Per chi come me è nato in Italia da genitori stranieri – afferma Distefano – Balotelli ha rappresentato un vero e proprio paradigma. Tutti i bambini e i ragazzi cresciuti nella sua stessa condizione sociale si sono appassionati alla sua storia. Volente o nolente, Balotelli rappresenta un pezzo d’Italia».

Nato a Busto Arsizio da genitori angolani, Distefano ha vissuto a Ravenna prima di trasferirsi a Milano. Nel suo libro d’esordio racconta la storia d’amore (autobiografica e finita male) fra un ragazzo nero e una ragazza bianca, fra stralci di messaggi inviati su Whatsapp o salvati in bozza e titoli di canzoni che fanno la loro comparsa come un’ideale playlist da lettura. Tutto ambientato in un paese, l’Italia, che sui processi di integrazione va a corrente alternata. «Il problema è a livello sociale, nel modo in cui viene trattata la diversità. Che per me rimane un concetto ancora da cogliere e capire fino in fondo nei suoi effetti positivi», afferma Distefano che da un paio d’anni è uno dei protagonisti di Primavera Araba. Un progetto che, di scuola in scuola, porta la sua e altre esperienze dentro le classi, fra i banchi. «Attualmente non ho potuto partecipare quanto avrei desiderato perché sono impegnato con la promozione del secondo libro, ma finora è stata un’iniziativa positiva, di riscatto: sia per me che raccontavo la mia storia, sia per i ragazzi che entusiasti ascoltavano un racconto diverso».

«Balotelli? Per chi come me è nato in Italia da genitori stranieri ha rappresentato un vero e proprio paradigma. Tutti i bambini e i ragazzi cresciuti nella sua stessa condizione sociale si sono appassionati alla sua storia»


Antonio Dikele Distefano

Riscatto, appunto. Lo stesso che ha Distefano, nonostante la sua giovane carriera, cerca nei confronti di chi, troppo frettolosamente, gli ha appiccicato addosso l’etichetta di “scrittore nero” o “nuovo Fabio Volo”. «Ogni etichetta è limitante perché alla fine si parla solo di quella e non del tuo libro, della tua scrittura. Mi è capitato – rivela l’autore – di essere invitato a conferenze e interviste solo per parlare di migrazione solo per le mie origini. È come se chiedessero a un atleta alto di giocare solo a basket o pallavolo». Visto il successo del secondo libro, Prima o poi ci abbracceremo, l’obiettivo sembra essere a portata di mano. «Racconto di un viaggio in treno verso Milano e di due storie di coppia che scorrono parallele. Ma anche dell’età, dell’invecchiamento, del tempo che scorre e che non può diventare un fattore discriminante».

In progetto c’è poi il terzo libro dedicato all’Africa. «Ma se fosse per me ne avrei già scritto altri sette», afferma Distefano che dopo aver firmato un contratto con Mondadori ha iniziato a praticare «l’arte della pazienza». «Quando ho autoprodotto il mio primo libro avevo un contatto più diretto, meno filtrato con il mondo della scrittura e dei lettori. Ora invece c’è qualcuno che si occupa di tutti questi aspetti e io posso concentrarmi sulla scrittura. A volte ti sembra di aver scritto un capolavoro, ma non è così e solo il confronto con chi questo lavoro lo fa da tempo te lo fa capire».

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